Titolo originale: The Argentine/Guerrilla
Anno e nazione di produzione: FRA/SPA/USA 2008
Distribuzione in Italia: BiM Distribuzione
Genere: Storico/Biografico
Durata: 130 minuti/132 minuti
Cast: Benicio Del Toro, Julia Ormond (Parte 1), Franka Potente, Armando Riesco, Catalina Sandino Moreno, Demian Bichir, Rodrigo Santoro, Santiago Cabrera (Parte 1), Edgar Ramirez, Victor Rasuk (Parte 1), Lou Diamond Phillips (Parte 2), Joaquim de Almeida (Parte 2), Jordi Mollà (Parte 2)
Regista: Steven Soderbergh
Ernesto Guevara de la Serna, meglio noto come Che Guevara (Che dall'intercalare, tipicamente argentino, che il comandante usava spesso quando parlava, corrispondente al nostro "Ehi!", e grazie al quale i suoi uomini crearono il nomignolo bonario con cui divenne famoso in tutto il mondo). Si sono dette di cotte e di crude sulla mitica figura di colui che volle, prima di tutti, cambiare per sempre la storia del Sud America, basando la sua lotta sui principi veri e puri del comunismo marxista.
Ho deciso di approfondire la storia del grande amico di Fidel Castro (riguardo il quale, probabilmente, se il Che fosse vissuto più a lungo, ne sarebbe diventato un acerrimo nemico, viste le politiche del capo di Cuba), dopo aver visto il consigliatissimo I Diari Della Motocicletta, che narra del famoso viaggio nel continente latino-americano compiuto dal giovane Ernesto nel 1952 col suo fidato amico, il biochimico Alberto Granado, un viaggio che lo cambiò per sempre in maniera profonda, dopo aver visto coi suoi occhi in che condizioni miserevoli e tragiche viveva la gran parte dei popoli del Sud America.
Spinto dalla curiosità, condivisa con un mio amico, ho dunque deciso di vedere l'epopea del Che, realizzata in due film dal regista statunitense Steven Soderbergh: Che: L'Argentino e Che: Guerriglia, usciti entrambi nel 2008, con protagonista il grande Benicio Del Toro.
Molti, leggendo questa recensione doppia, potrebbero tacciarmi di essere filo-comunista, filo-cubano o chicchessia, e ciò sarebbe potuto accadere anche se si fosse trattato di altre pellicole del genere, dato che il tema politico è una faccenda alquanto delicata perfino nel mondo della cinematografia, quindi quello che leggerete è semplicemente una mia analisi personale, realizzata nella maniera più obiettiva possibile, della figura di Guevara, di ciò che ha fatto e dei suoi ideali, portando all'attenzione dei lettori sia i suoi pregi che i suoi difetti.
Iniziamo dunque.
CHE: L'ARGENTINO
Nella prima parte, osserviamo tutte le tappe della rivoluzione cubana, organizzata da Fidel Castro, spinto dal desiderio di liberare la sua nazione dal dittatore Fulgencio Batista, appoggiato da sempre dagli Stati Uniti. Si inizia con l'incontro in Messico, durante una cena organizzata da amici comuni, tra Ernesto Guevara e il futuro Lider Maximo, che dà inizio alla loro amicizia, nata dall'amore comune per il comunismo e il marxismo. Vediamo quindi tutti gli avvenimenti storici della rivoluzione, dallo sbarco dallo yacht Granma con pochi uomini, fino agli assalti e alle guerriglie continue ed implacabili, che più volte costrinsero gli uomini a dividersi, per poi ritrovarsi nella battaglia finale, avvenuta a Santa Clara, dove il Che e i suoi uomini riuscirono a sconfiggere del tutto gli ultimi avamposti di Batista, spingendo il dittatore filo-statunitense a fuggire nella Repubblica Dominicana e permettendo a Fidel di entrare, da trionfatore e nuovo capo di Cuba, a L'Havana.
Il bello di questo primo film è l'alternanza tra i flashback e i flashforward, visto che la storia viene narrata dallo stesso Guevara ad una giornalista statunitense, durante la permanenza del comandante e ministro cubano a New York nel 1964 per lo storico incontro all'Assemblea Generale dell'ONU, dove pronunciò il suo famoso discorso contro il capitalismo e le eccessive ingerenze degli Stati Uniti nelle questioni cubane e sudamericane.
Bisogna inoltre osservare come è stata ben strutturata la psicologia dei personaggi, molto fedele agli originali, che è ciò che rende Che: L'Argentino a tratti lento ma, nonostante tutto, molto interessante.
CHE: GUERRIGLIA
Sebbene però anche Che: L'Argentino fosse lento ma, fortunatamente, compensato da aneddoti interessanti, la seconda ed ultima parte, ovvero Che: Guerriglia, che parla degli ultimi tre anni di vita di Ernesto, risulta essere, a mio parere, un po' troppo pesante. Forse, la pesantezza è il risultato del dispiacere causato dai fallimenti e dal declino finale del Che: infatti, dopo aver tentato di portare la rivoluzione in Congo, a Panama e nella Repubblica Dominicana, Ernesto tentò di rivoluzionare anche il resto del Sud America, cominciando dalla Bolivia, secondo alcuni perché, liberando i boliviani, avrebbe potuto raggiungere la sua patria, l'Argentina, e cambiare anch'essa per sempre. Ma, a differenza di Cuba, dove lui e Fidel, che più volte gli aveva sconsigliato di partire, avevano trovato situazioni favorevolissime alla rivoluzione armata, in Bolivia le cose non stanno affatto così: le intenzioni del Che, che da sempre voleva liberare il Sud America dal pensiero fallace ed artificioso dei confini nazionali, creando un continente con una sola identità comune, vengono totalmente bistrattate dai boliviani, che da una parte sono tenuti a bada dal governo dittatoriale del presidente René Barrientos, che fece spargere menzogne spaventose e terribili riguardo i guerriglieri di Guevara tra la popolazione, mentre dall'altra vennero del tutto scoraggiati dal partito comunista boliviano, da sempre filosovietico e mai a favore di Cuba. Il comandante dunque si ritrovò con un pugno di uomini e costretto sempre e solo ad azioni di semplice guerriglia nella giungla, senza mai ottenere vittorie schiaccianti, visto che, a differenza di Batista, il presidente Barrientos si avvalorò segretamente dell'appoggio della CIA che, facendo gli interessi statunitensi, non avrebbe mai permesso l'arrivo del comunismo in un'altra delle loro roccaforti sudamericane.
Quest'ultima parte crea quindi grande nostalgia ed infelicità negli spettatori che, secondo me, proprio per questa ragione, avvertono con maggiore impatto la lentezza della pellicola, proprio per via dei continui errori e delle scelte sbagliate di Guevara durante le sue ultime gesta.
Ma, nonostante ciò, ho apprezzato molto i due film, dato che così finalmente so chi era Ernesto Guevara (anche se è comunque consigliata la bibliografia dedicata a tal proposito, essendo più completa).
I miei complimenti vanno sia a Benicio Del Toro, identico sia nell'aspetto fisico che in quello psicologico al Che, che a Demian Bichir, l'interprete di Fidel Castro, bravissimo e perfetto in ogni minimo gesto (ciò naturalmente lo si può capire solamente avendo visto qualche discorso del vero Fidel, facilmente rintracciabile su YouTube).
Indipendentemente dalle mie idee politiche, che non sto qui a rimarcare, le imprese e le azioni di Che Guevara furono incredibili e lodevoli, dato che tentò, più di tutti, di mettere realmente in pratica le teorie marxiste, a differenza di ciò che fecero l'U.R.S.S. e la Cina, ree di aver storpiato totalmente a vantaggio di pochi la dottrina comunista. Allo stesso tempo, questi suoi tentativi furono la dimostrazione pratica del fatto che il comunismo è purtroppo solo un'utopia, poiché l'impatto con l'ormai irrefrenabile e radicato sistema capitalista, rappresentato dagli Stati Uniti, era più che inevitabile e pressoché impossibile da sconfiggere.
La questione più importante che ha comunque cambiato la maniera d'agire e di pensare di milioni di persone al mondo fu proprio quella che, come più volte confermato dallo stesso Che, se le cose devono cambiare in una nazione, l'unica maniera è la rivoluzione armata. Di certo, né Guevara né ancor di più Fidel erano e sono dei santi, visto che anche loro hanno ucciso molte persone, ma il cambiamento purtroppo, sia nel bene che nel male, porta con sé sempre un gran numero di vittime.
In conclusione, i miei ringraziamenti vanno sia a Walter Salles, regista de I Diari Della Motocicletta, tramite il quale ho appunto visto quanto diverso fosse il giovane Ernesto rispetto all'Ernesto rivoluzionario, e a Steven Soderbergh per queste due pellicole, poiché grazie ad essi ho imparato ad apprezzare di più quest'uomo, spinto da desideri di aiuto verso il prossimo e di amore per la propria patria, indipendentemente dai suoi ideali politici.
Buona visione!
Nella prima parte, osserviamo tutte le tappe della rivoluzione cubana, organizzata da Fidel Castro, spinto dal desiderio di liberare la sua nazione dal dittatore Fulgencio Batista, appoggiato da sempre dagli Stati Uniti. Si inizia con l'incontro in Messico, durante una cena organizzata da amici comuni, tra Ernesto Guevara e il futuro Lider Maximo, che dà inizio alla loro amicizia, nata dall'amore comune per il comunismo e il marxismo. Vediamo quindi tutti gli avvenimenti storici della rivoluzione, dallo sbarco dallo yacht Granma con pochi uomini, fino agli assalti e alle guerriglie continue ed implacabili, che più volte costrinsero gli uomini a dividersi, per poi ritrovarsi nella battaglia finale, avvenuta a Santa Clara, dove il Che e i suoi uomini riuscirono a sconfiggere del tutto gli ultimi avamposti di Batista, spingendo il dittatore filo-statunitense a fuggire nella Repubblica Dominicana e permettendo a Fidel di entrare, da trionfatore e nuovo capo di Cuba, a L'Havana.
Il bello di questo primo film è l'alternanza tra i flashback e i flashforward, visto che la storia viene narrata dallo stesso Guevara ad una giornalista statunitense, durante la permanenza del comandante e ministro cubano a New York nel 1964 per lo storico incontro all'Assemblea Generale dell'ONU, dove pronunciò il suo famoso discorso contro il capitalismo e le eccessive ingerenze degli Stati Uniti nelle questioni cubane e sudamericane.
Bisogna inoltre osservare come è stata ben strutturata la psicologia dei personaggi, molto fedele agli originali, che è ciò che rende Che: L'Argentino a tratti lento ma, nonostante tutto, molto interessante.
CHE: GUERRIGLIA
Sebbene però anche Che: L'Argentino fosse lento ma, fortunatamente, compensato da aneddoti interessanti, la seconda ed ultima parte, ovvero Che: Guerriglia, che parla degli ultimi tre anni di vita di Ernesto, risulta essere, a mio parere, un po' troppo pesante. Forse, la pesantezza è il risultato del dispiacere causato dai fallimenti e dal declino finale del Che: infatti, dopo aver tentato di portare la rivoluzione in Congo, a Panama e nella Repubblica Dominicana, Ernesto tentò di rivoluzionare anche il resto del Sud America, cominciando dalla Bolivia, secondo alcuni perché, liberando i boliviani, avrebbe potuto raggiungere la sua patria, l'Argentina, e cambiare anch'essa per sempre. Ma, a differenza di Cuba, dove lui e Fidel, che più volte gli aveva sconsigliato di partire, avevano trovato situazioni favorevolissime alla rivoluzione armata, in Bolivia le cose non stanno affatto così: le intenzioni del Che, che da sempre voleva liberare il Sud America dal pensiero fallace ed artificioso dei confini nazionali, creando un continente con una sola identità comune, vengono totalmente bistrattate dai boliviani, che da una parte sono tenuti a bada dal governo dittatoriale del presidente René Barrientos, che fece spargere menzogne spaventose e terribili riguardo i guerriglieri di Guevara tra la popolazione, mentre dall'altra vennero del tutto scoraggiati dal partito comunista boliviano, da sempre filosovietico e mai a favore di Cuba. Il comandante dunque si ritrovò con un pugno di uomini e costretto sempre e solo ad azioni di semplice guerriglia nella giungla, senza mai ottenere vittorie schiaccianti, visto che, a differenza di Batista, il presidente Barrientos si avvalorò segretamente dell'appoggio della CIA che, facendo gli interessi statunitensi, non avrebbe mai permesso l'arrivo del comunismo in un'altra delle loro roccaforti sudamericane.
Quest'ultima parte crea quindi grande nostalgia ed infelicità negli spettatori che, secondo me, proprio per questa ragione, avvertono con maggiore impatto la lentezza della pellicola, proprio per via dei continui errori e delle scelte sbagliate di Guevara durante le sue ultime gesta.
Ma, nonostante ciò, ho apprezzato molto i due film, dato che così finalmente so chi era Ernesto Guevara (anche se è comunque consigliata la bibliografia dedicata a tal proposito, essendo più completa).
I miei complimenti vanno sia a Benicio Del Toro, identico sia nell'aspetto fisico che in quello psicologico al Che, che a Demian Bichir, l'interprete di Fidel Castro, bravissimo e perfetto in ogni minimo gesto (ciò naturalmente lo si può capire solamente avendo visto qualche discorso del vero Fidel, facilmente rintracciabile su YouTube).
Indipendentemente dalle mie idee politiche, che non sto qui a rimarcare, le imprese e le azioni di Che Guevara furono incredibili e lodevoli, dato che tentò, più di tutti, di mettere realmente in pratica le teorie marxiste, a differenza di ciò che fecero l'U.R.S.S. e la Cina, ree di aver storpiato totalmente a vantaggio di pochi la dottrina comunista. Allo stesso tempo, questi suoi tentativi furono la dimostrazione pratica del fatto che il comunismo è purtroppo solo un'utopia, poiché l'impatto con l'ormai irrefrenabile e radicato sistema capitalista, rappresentato dagli Stati Uniti, era più che inevitabile e pressoché impossibile da sconfiggere.
La questione più importante che ha comunque cambiato la maniera d'agire e di pensare di milioni di persone al mondo fu proprio quella che, come più volte confermato dallo stesso Che, se le cose devono cambiare in una nazione, l'unica maniera è la rivoluzione armata. Di certo, né Guevara né ancor di più Fidel erano e sono dei santi, visto che anche loro hanno ucciso molte persone, ma il cambiamento purtroppo, sia nel bene che nel male, porta con sé sempre un gran numero di vittime.
In conclusione, i miei ringraziamenti vanno sia a Walter Salles, regista de I Diari Della Motocicletta, tramite il quale ho appunto visto quanto diverso fosse il giovane Ernesto rispetto all'Ernesto rivoluzionario, e a Steven Soderbergh per queste due pellicole, poiché grazie ad essi ho imparato ad apprezzare di più quest'uomo, spinto da desideri di aiuto verso il prossimo e di amore per la propria patria, indipendentemente dai suoi ideali politici.
Buona visione!
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