Il 27 gennaio 1945 è la data in cui furono abbattuti i cancelli del lager nazista di Auschwitz.
Ogni anno, nonostante le tragedie contemporanee, ricordare la shoah ebraica e la bestialità umana che l'ha provocata, non deve essere un mero esercizio retorico ma un'occasione per riflettere e migliorare. Perché sei milioni di persone non possono essere dimenticate in settant'anni. Perché il passato non è passato se le menti rimangono chiuse nel buio dell'ignoranza.
"Wladyslaw Szpilman: C’è un’ordinanza che vieta agli ebrei di sostare nei giardini.
Dorota: Stai scherzando?
Wladyslaw Szpilman: No, per niente. Ci potremmo sedere su una panchina, ma c’è un’altra ordinanza che vieta agli ebrei di sedersi sulle panchine.
Dorota: Ma è assurdo!
Wladyslaw Szpilman: Possiamo stare in piedi e parlare, non penso che ciò sia vietato."
Il Pianista è diretto da Roman Polanski, film del 2002 con protagonista uno straordinario Adrien Brody. Basato sulla storia vera e sul libro di Wladyslaw Szpilman.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, durante l'invasione della Polonia da parte della Germania nazista, gli ebrei di Varsavia vedono la loro vita stravolta e i loro averi confiscati. Rinchiusi in un ghetto, verranno a poco a poco deportati, decimati, dispersi nel vento. Della famiglia Szpilman, Wladyslav, apprezzato pianista, riesce a salvare sé stesso grazie alla sua arte, il suo pianoforte. Il suo amore per la musica e per la vita riusciranno a tenerlo lucido in un periodo in cui la follia era l'unica realtà.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, durante l'invasione della Polonia da parte della Germania nazista, gli ebrei di Varsavia vedono la loro vita stravolta e i loro averi confiscati. Rinchiusi in un ghetto, verranno a poco a poco deportati, decimati, dispersi nel vento. Della famiglia Szpilman, Wladyslav, apprezzato pianista, riesce a salvare sé stesso grazie alla sua arte, il suo pianoforte. Il suo amore per la musica e per la vita riusciranno a tenerlo lucido in un periodo in cui la follia era l'unica realtà.
Lo stesso Polanski ha vissuto la storia da lui raccontata nel film: il trasferimento nel ghetto, la separazione dai genitori, la loro morte, una vita da solo a ricordare.
Il regista non lascia spazio ad una storia romanzata ma col suo pubblico è crudele e spietato. Come la realtà che ogni giorno viveva Wladyslav, prigioniero della sua "razza".
Nulla sarà più come prima per il pianista. Nemmeno la musica. Dimenticare non servirà per mettere a tacere il dolore. Dimenticare è impossibile. Ricordare, invece, fa sentire meno soli. E più umani.
INCURSIONI CINEMANIACHE
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