Anno e Nazione di Produzione: USA 2015
Distribuzione in Italia: Universal Pictures
Genere: Biografico
Durata: 122 minuti
Cast: Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg
Regista: Danny Boyle
1984, 1988, 1998: tre anni fondamentali nella vita di Steve Jobs, fondatore della Apple, l'azienda informatica più incisiva della Silicon Valley. La presentazione del Macintosh, dopo il fallimento del Lisa; Jobs alla NeXT, sua nuova creatura dopo il benservito dalla Apple ad opera di John Sculley. E in ultimo, il 1998: il ritorno a 'casa Apple', col primo nuovo personal computer, l'iMac. Seguiamo Jobs in questi tre atti, nella storia della sua vita e di chi ne ha fatto parte. Di chi l'ha toccato, ispirato, con chi si è scontrato, chi l'ha appoggiato. Chi l'ha reso come noi lo conosciamo: un individuo fuori dagli schemi.
Aaron Sorkin ha concepito Steve Jobs, liberamente tratto dalla biografia di Walter Isaacson (che vi consiglio!), come una pièce teatrale. Ebbene sì: non ci troviamo di fronte all'ennesimo biopic nascita-vita-morte o ad una biografia pop del fondatore del colosso di Cupertino, come quella di qualche anno fa con Ashton Kutcher. L'accoppiata Boyle-Sorkin concepisce un punto di vista originale, una nuova visione di Steve Jobs, che va oltre l'agiografia a cui ci hanno abituato i media.
Tre atti, tre momenti importanti nella vita di Jobs, e che si svolgono tutti prima della presentazione di un prodotto, i famosi keynote-spettacolo del fondatore della Apple. Pochi minuti prima di andare in scena, il protagonista viene raggiunto da personaggi chiave della sua vita, personale e lavorativa, che lo mettono spalle al muro, lo fanno riflettere o chiedono semplicemente la sua attenzione. Accanto, c'è sempre Joanna a calmarlo, consigliarlo e a contenere tutta quell'esuberanza che a volte puo' essere distruttiva.
Essendo un film dal cuore teatrale, si basa sulle interpretazioni. Michael Fassbender e Kate Winslet sono assolutamente all'altezza del compito assegnato: sono l'anima del film e condividono una buona chimica. E se Fassbender, a differenza di Ashton Kutcher, non assomiglia fisicamente a Jobs, ciò non vuol dire che la sua interpretazione sia meno efficace, anzi: lo vedi Steve Jobs in lui, eccome. La sua asprezza, la sua arroganza, il suo essere controcorrente, andare contro tutto e tutti, non farsi ingabbiare da definizioni perché a crearle ci pensava lui. Il suo Steve Jobs sbaglia, colleziona insuccessi e inimicizie, è un maniaco del controllo e non è assolutamente un buon padre. Eppure piace, perché è un innovatore e di innovatori al mondo ne nascono sempre troppo pochi. La regia di Boyle accompagna gli interpreti e srotola la storia, senza interferenze, e con un buon ritmo sfilano dialoghi fulminanti, tra tutti, quelli con Jeff Daniels e Seth Rogen.
"Sono fatto male", dice Jobs alla fine del film. Non si puo' dire altrettanto del film.
Il trailer:
Tre atti, tre momenti importanti nella vita di Jobs, e che si svolgono tutti prima della presentazione di un prodotto, i famosi keynote-spettacolo del fondatore della Apple. Pochi minuti prima di andare in scena, il protagonista viene raggiunto da personaggi chiave della sua vita, personale e lavorativa, che lo mettono spalle al muro, lo fanno riflettere o chiedono semplicemente la sua attenzione. Accanto, c'è sempre Joanna a calmarlo, consigliarlo e a contenere tutta quell'esuberanza che a volte puo' essere distruttiva.
Essendo un film dal cuore teatrale, si basa sulle interpretazioni. Michael Fassbender e Kate Winslet sono assolutamente all'altezza del compito assegnato: sono l'anima del film e condividono una buona chimica. E se Fassbender, a differenza di Ashton Kutcher, non assomiglia fisicamente a Jobs, ciò non vuol dire che la sua interpretazione sia meno efficace, anzi: lo vedi Steve Jobs in lui, eccome. La sua asprezza, la sua arroganza, il suo essere controcorrente, andare contro tutto e tutti, non farsi ingabbiare da definizioni perché a crearle ci pensava lui. Il suo Steve Jobs sbaglia, colleziona insuccessi e inimicizie, è un maniaco del controllo e non è assolutamente un buon padre. Eppure piace, perché è un innovatore e di innovatori al mondo ne nascono sempre troppo pochi. La regia di Boyle accompagna gli interpreti e srotola la storia, senza interferenze, e con un buon ritmo sfilano dialoghi fulminanti, tra tutti, quelli con Jeff Daniels e Seth Rogen.
"Sono fatto male", dice Jobs alla fine del film. Non si puo' dire altrettanto del film.
Il trailer:
Consigliato: Assolutamente sì
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