Si sa, il cinema italiano è in
difficoltà. Mancano i soldi, mancano i grandi produttori, mancano le idee. E
allora si va sul sicuro: i cinepanettoni, film storici, drammi generazionali o
nazionali. E gli attori cosa fanno? Un pò per scelta, un pò perché magari ci
sono costretti vengono ingabbiati in un genere, in una maschera fissa. Ma
l’attore è colui che si trasforma, e non colui che rimane immobile in un genere.
Facciamo degli esempi, due golden
boy del cinema di casa nostra: Silvio Muccino e Riccardo Scamarcio. Scorrendo
la loro filmografia, leggo un elenco di film impegnati, opere di registi
affermati.
Questi ragazzi sono approdati al
cinema per vera passione. E si nota fin dalle loro prime esperienze.
Silvio è fratello di Gabriele, l’enfant prodige de L’Ultimo Bacio; Silvio ha
collaborato con Gabriele, recitando e scrivendo la sceneggiatura del suo primo
film, Come te nessuno mai. Poi ha cominciato a volare da solo: prima si fa notare con Ricordati di Me, sempre diretto da Gabriele.
Poi Giovanni Veronesi lo prende con
sé, consacrandolo come attore feticcio in film di giovani alla ricerca della
loro identità. Eccolo qui: adesso è
scrittore, attore e regista. Qualcuno potrebbe dire: scrittore? Regista? Non me
ne sono accorto.
Riccardo Scamarcio parte dalla
TV: fiction su Rai Due, Compagni di Scuola, una fucina di talenti (s)conosciuti
come Laura Chiatti, Brando de Sica, Cristiana Capotondi e Camilla Filippi. Riccardo impersona un bello e dannato, a volte un po’ imbranato; si accorgono di lui.
Chi meglio di Riccardo potrebbe impersonare Step in Tre Metri Sopra il Cielo?
Ne ha dato prova, ce la può fare, è quello giusto. Ed è la consacrazione.
Ma
Riccardo non vuole essere divo delle teenagers, cambia rotta. Lavora con
registi di alto livello come Ferzan Ozpetek, Sergio Rubini, Michele Placido e
Daniele Luchetti.
E se invece Muccino e Scamarcio
avessero sbagliato “maschera”? Di entrambi, i film che più mi sono rimasti
impressi non sono film drammatici o impegnati, ma commedie.
Riccardo Scamarcio è
straordinario ne L’Uomo Perfetto di Luca Lucini: attore squattrinato e un pò
rozzo, si trasforma in “uomo perfetto” tra le mani di Francesca Inaudi. Da far
innamorare, i due si innamorano. Consueto lieto fine sì, ma con brio: gli occhi
di Scamarcio questa volta non sono al servizio di dubbi esistenziali, ma di
sguardi stralunati che strappano risate.
E’ un mio parere, ovviamente. E
confronti non se ne possono fare. Confronti con attori del passato, italiani e
non, che alternavano incursioni nel comico e nel drammatico. Ma l’attore
dovrebbe essere un istrione: cambia faccia, mette alla prova sè stesso. Quindi
rischiare potrebbe essere una buona idea. Potrebbe essere questa la strada affinché il cinema italiano riacquisti smalto, il suo posto nel mondo. E chi meglio di
due giovani attori potrebbero cambiare, con le loro scelte, il percorso in
declino del nostro cinema?
INCURSIONI CINEMANIACHE
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