"Il piano: percorrere 8000 km in 4 mesi. Metodo: l'improvvisazione. Obiettivo: esplorare il continente latino-americano fino ad ora conosciuto solo attraverso i libri. Veicolo: la Poderosa; una Norton 500 del '39 che cade a pezzi. Pilota: Alberto Granado; il mio Alberto, Mial, amico di generosa corporatura, 29 anni, biochimico, autoproclamatosi "scienziato errante". Sogno del pilota: concludere il viaggio il giorno del suo 30esimo compleanno. Co-pilota: il sottoscritto. Ernesto Guevara De La Serna, El Fuser. 23 anni, laureando in medicina, studi sulla lebbra, patito di rugby e occasionalmente asmatico. L'itinerario: prima verso Sud, da Buenos Aires alla Patagonia, e poi il Cile. Quindi a Nord, lungo le Ande, la colonna vertebrale del continente, fino a Macchu Picchu, e da lì al Lebbrosario di San Pablo. Destinazione finale: la penisola di Guajira, in Venezuela. Cose che ci accomunano: inquietudine, grandi ideali, e un insaziabile amore per i viaggi."
Due giovani uomini decidono di partire per conoscere il continente latino-americano. Concepito come un viaggio goliardico, all'insegna del divertimento, ben presto i due comprenderanno che il loro sarà un cammino di crescita.
Con i chilometri che si accumulano in sella alla Poderosa, capiscono di essere pronti a trasformare sé stessi e il mondo, alla ricerca di qualcosa che sovverti le loro esistenze urbane. Al caldo del Rio delle Amazzoni o al freddo delle Ande, Ernesto ed Alberto rileggeranno le loro vite, prima della partenza semplici e anonime: il cambiamento avvertito da loro come bisogno primario è in realtà un'esigenza impellente dell'intero continente Sudamericano.
"Cara mamma, Buenos Aires è già lontana, almeno quanto la porca vita...i libri, gli esami, l'università e le sue noiosissime lezioni. Davanti a noi si estende l'America Latina"
Non si celebra nessun condottiero, ma si racconta la storia di un ragazzo e un momento decisivo della sua esistenza. Era questo l'intento del regista Walter Salles.
Un film che è quasi un tuffarsi nel vero viaggio compiuto da Ernesto Guevara e Alberto Granado, perché il regista ha cercato di ambientare il film negli stessi luoghi, e se ciò non era possibile, nelle vicinanze, per lasciare intatte le impressioni e le emozioni, probabilmente quelle provate dai due uomini nel 1952.
Se all'inizio del viaggio, a guidarli, c'erano l'idealismo e l'entusiasmo giovanili, quando si scontrano con la vita, quando si immergono nella miseria, quando si confondono tra la gente, comprendono che fino ad allora non avevano vissuto.
Dall'Argentina al Cile, in Perù fino alla fredda Patagonia, attraverso le Ande e il deserto di Atacama, navigando sul Rio delle Amazzoni, tra i lebbrosi di San Pablo, le loro certezze si frantumano e se ne costruiscono di nuove. Più forti e potenti.
Due ragazzi che diventano uomini: lasciano per la prima volta l'Argentina e nelle sconfinate terre latinoamericane trovano sé stessi e il loro cammino di vita.
Straordinari i due protagonisti e magnifico il lavoro di Walter Salles. Splendide la colonna sonora e la fotografia.
Due curiosità: alla fine del film compare il vero Mial, e l'attore che interpreta Alberto Granado è parente di Ernesto Che Guevara de La Serna.
Un film che rimane nel cuore, anzi che te lo strappa. Anche gli spettatori intraprendono un viaggio, alla fine del quale scopriranno che dietro un leader c'era un ragazzo, con i suoi sogni e le sue speranze. Sogni e speranze grandi e sconfinati come il Sudamerica.
Gustavo Santaolalla - Da Usuahia a la Quiaca:
Con i chilometri che si accumulano in sella alla Poderosa, capiscono di essere pronti a trasformare sé stessi e il mondo, alla ricerca di qualcosa che sovverti le loro esistenze urbane. Al caldo del Rio delle Amazzoni o al freddo delle Ande, Ernesto ed Alberto rileggeranno le loro vite, prima della partenza semplici e anonime: il cambiamento avvertito da loro come bisogno primario è in realtà un'esigenza impellente dell'intero continente Sudamericano.
Non si celebra nessun condottiero, ma si racconta la storia di un ragazzo e un momento decisivo della sua esistenza. Era questo l'intento del regista Walter Salles.
Un film che è quasi un tuffarsi nel vero viaggio compiuto da Ernesto Guevara e Alberto Granado, perché il regista ha cercato di ambientare il film negli stessi luoghi, e se ciò non era possibile, nelle vicinanze, per lasciare intatte le impressioni e le emozioni, probabilmente quelle provate dai due uomini nel 1952.
Dall'Argentina al Cile, in Perù fino alla fredda Patagonia, attraverso le Ande e il deserto di Atacama, navigando sul Rio delle Amazzoni, tra i lebbrosi di San Pablo, le loro certezze si frantumano e se ne costruiscono di nuove. Più forti e potenti.
Due ragazzi che diventano uomini: lasciano per la prima volta l'Argentina e nelle sconfinate terre latinoamericane trovano sé stessi e il loro cammino di vita.
Il vero Alberto Granado con Gael Garcia Bernal e Rodrigo de La Serna |
Due curiosità: alla fine del film compare il vero Mial, e l'attore che interpreta Alberto Granado è parente di Ernesto Che Guevara de La Serna.
Un film che rimane nel cuore, anzi che te lo strappa. Anche gli spettatori intraprendono un viaggio, alla fine del quale scopriranno che dietro un leader c'era un ragazzo, con i suoi sogni e le sue speranze. Sogni e speranze grandi e sconfinati come il Sudamerica.
Gustavo Santaolalla - Da Usuahia a la Quiaca:
INCURSIONI CINEMANIACHE
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