Girovagando online, qualche giorno fa ho scoperto Tut,
mini-serie di tre puntate sul faraone Tutankhamon. Per una come me, che
dell’antico Egitto ne ha subito il fascino fin da piccola (vi basti sapere che
volevo diventare archeologa e trasferirmi a Il Cairo!) ed essendo anche una TV series-Addicted, potevo non vedere Tut? Certo che no!
Necessaria premessa: ovviamente, la storia narrata nella
mini-serie non gode di veridicità storica, anche perché del faraone Tutankhamon
si sa davvero poco. Le uniche notizie che ci sono giunte raccontano di un
monarca, morto a soli 19 anni, figlio del faraone eretico Akhenaton e della
sorella, Nefertiti o Tuya: l’identità della madre di Tutankhamon non è ancora
certa. A sua volta, il faraone-bambino, salito al trono in tenera età, sposò la
sorellastra, Ankhesenamon.
Dicevo: Tut è molto romanzato e non aderente alla realtà. Ne
volete subito una prova?
Questo è il Tutankhamon della serie TV: Avan Jogia. Inutile
dirvi che mi sono perdutamente e follemente innamorata di questo giovane attore
canadese di origine indiana. Bello e bravo.
Questo era il vero Tutankhamon: avete capito cosa intendo?
Certo, qualcuno dirà: è normale che gli attori siano più belli dei protagonisti
reali. E vi dò ragione. Ma le inesattezze non finiscono qui, perché il rapporto
tra Tut e la sua sposa-sorella era forte e sincero. Commovente la
poesia/lettera che Ankhesenamon scrisse allo sposo, ormai deceduto:
"Disgrazia! Disgrazia! Sono la sorella tua che hai molto amato. Ma perchè così lontano da me, tu che con me sapevi scherzare così bene e tanto amarmi. E tuttavia bello è questo giorno, perchè colui che è felice rinascerà nel corpo di Osiride".
"O misero, misero" mormora Ankhesenamon, "ora tu taci e nulla più dici. Tu che avevi tanti servi, forse sei là dove non c'è nessuno, tranne gli immensi con gli occhi ardenti. Ma bello è questo giorno, perchè ti proteggeranno l'uomo, lo sciacallo, la scimmia e il falco, che sono le quattro facce di Horus".
I due ragazzi, insieme, hanno dovuto affrontare un periodo
davvero turbolento della storia dell’antico Egitto: il padre, faraone della
diciottesima dinastia, aveva istituito il culto monoteista di Aton, spazzando
via l’intero pantheon egizio. Questa situazione fu tollerata per poco dai
sacerdoti, così il culto di Amon fu ristabilito, e alla morte di Akhenaton i
figli cambiarono nome (Tutankhaton ---> Tutankhamon), e governarono l’Egitto secondo i precedenti canoni religiosi e
politici.
Bene, dimenticatevi tutto quello che vi ho detto fino ad ora
e parliamo della serie :D
Avan Jogia è un energico Tutankhamon, ribelle e volitivo,
che sta imparando a governare la nazione più importante, ricca e potente di
quel periodo. Interessato al benessere del suo popolo, spesso Tut si confonde
nella folla della città di Tebe e osserva la vita di tutti i giorni dalla
prospettiva dei suoi sudditi. In una di queste ‘missioni segrete’ conosce
Lagus, che diventerà uno dei suoi più fedeli alleati, e Suhad, metà egiziana e
metà Mitanni, di cui il giovane faraone si innamorerà perdutamente.
Proprio la relazione con Ankhesenamon è il motore di
intrighi e gelosie: i due si vogliono bene ma non si amano. Come Tut si
innamora di Suhad, Ankhe da tempo è innamorata di Ka, amico fraterno del
faraone fin da piccolo. Costretta, però, dalla ragion di stato a sposare il
fratello, Ankhe e Ka si ameranno di nascosto e la loro storia non avrà un lieto
fine. Mi fermo qui, non voglio svelarvi di più.
Come Suhad e Tut: il faraone ama talmente tanto la
ragazza da tralasciare la sua origine Mitanni, nemici giurati dell’Egitto.
Quando Tut la porta a Tebe, la ragazza dovrà vedersela con le macchinazioni
mortali del palazzo reale.
I principali burattinai sono Ankhe, (quella gran bagascia!
Scusate il linguaggio colorito ma se vedrete o avete visto la serie sapete il
perché) e il visir Ay, interpretato dal grande Ben Kinglsey. Un visir dal
marcato accento inglese ma tant’è: sulla bravura di Kingsley non si discute, il
suo Ay ha saputo davvero inquietare a dovere. Carismatico e pericoloso come un
cobra, è il vero vincitore alla fine della serie.
Tut è stata una piacevole scoperta, certo a qualcuno
potrebbe dare fastidio che gli sceneggiatori abbiano calcato un po’ troppo la
mano con il melò, ma quando le serie TV storiche devono competere con Il trono
di Spade per attirare il pubblico, devono pur inventarsi qualcosa. Non credo
sarebbe stato lo stesso, se avessero raccontato di un faraone affetto da
molteplici malattie genetiche, bruttarello e sfigato. Più che Tut sarebbe stato
un Dottor House dell’antico Egitto! Quindi, mettiamo da parte la storia e
godetevi la versione romanzata e avvincente di questo Tutankhamon. E
chi può dirlo: forse quello vero, dal mondo dei morti, ringrazia.
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