Molte dinastie di reali sono divenute famose nella storia dell'umanità per vari aspetti, ma nessuna di esse ha mai eguagliato la più grande casata che ha dominato sull'Inghilterra per oltre un secolo, ovvero i Tudors, a cui il canale televisivo Showtime ha dedicato una serie TV, ideata dal grande Michael Hirst (lo stesso di Vikings) e composta da quattro stagioni, andando in onda dal 2007 al 2010.
I Tudors è incentrato principalmente sulla vita del grande, dispotico ed intelligentissimo re Enrico VIII, interpretato da Jonathan Rhys-Meyers.
Da sinistra verso destra: la crescita di Enrico VIII dalla prima alla quarta stagione |
Nell'arco della sua lunga vita e delle quattro seasons, osserviamo come il giovane re ha cambiato per sempre le sorti del Regno Unito, decidendo di sfidare il Vaticano con la scelta di ripudiare la sua prima moglie, Caterina d'Aragona, interpretata da Maria Doyle Kennedy, per potersi risposare con Anna Bolena, interpretata da Natalie Dormer, causando quindi una scissione dalla chiesa romana.
Già a partire da questa grande mossa epocale, non devono quindi colpire gli atteggiamenti spocchiosi ed imperiosi di Enrico nel decidere con fin troppa superficialità delle sorti di una o più persone nel corso della sua vita, e devo dire che, sorvolando l'aspetto fisico, del tutto differente dall'originale, Jonathan Rhys-Meyers ha dato dimostrazione, con questo ruolo molto difficile e complesso, di una bravura innata nella recitazione, che l'ha consacrato nell'ottenimento di ruoli maggiori. Davvero complimenti e peccato per la sua vita personale travagliata, a causa della sua dipendenza dall'alcol e droghe, perché potrebbe davvero offrire di più al mondo del piccolo e del grande schermo.
Ma parlando proprio di Caterina ed Anna, non possiamo affatto sorvolare sulle famose sei mogli del re.
Da sinistra a destra: Caterina d'Aragona, Anna Bolena, Jane Seymour, Anna di Clèves, Catherine Howard e Catherine Parr |
Per Caterina d'Aragona, come già detto interpretata da Maria Doyle Kennedy, se conoscete un po' la sua storia e avete visto o vedrete la serie TV, saprete di sicuro che la sua vita fu molto travagliata, proprio a causa delle scelte di Enrico. Di fatto, la sua interprete è riuscita a mostrare davvero bene la sua infelicità, la sua grande delusione, nonché la disperazione nell'aver perso ogni certezza nella vita e, soprattutto, di non poter più riabbracciare Maria, la figlia avuta da Enrico, poiché ormai allontanata dalla corte.
Su Anna Bolena invece se ne sono sempre dette di cotte e di crude, ed infatti la scelta di una, all'epoca, giovanissima Natalie Dormer è stata alquanto azzeccata (non a caso, è stata scelta per interpretare anche la regina Margaery in Game Of Thrones. Evidentemente è adattissima nell'interpretare le sovrane dissolute!). La bravura dell'attrice nel mostrare tutta la spigliatezza e l'ambizione sfrenata della seconda moglie di Enrico VIII si vedono sin da subito, così come è chiaro già a molti che, come dice il famoso detto, chi troppo vuole nulla stringe, specie con un marito del genere, cosa che appunto imparerà lei a carissimo prezzo. Almeno, uno dei suoi pochi meriti è stato quello di generare la mitica Elisabetta.
La terza moglie, futura madre dello sfortunato Edoardo VI d'Inghilterra, ovvero Jane Seymour, interpretata da Anita Briem nella seconda stagione e da Annabelle Wallis nella terza, è stata l'unica a capire realmente Enrico e a far nascere in lui un sentimento d'amore genuino, cosa che non è avvenuta prima del loro incontro e non avverrà mai più dopo la sua scomparsa. E proprio a tal proposito, si può ben dire che lei è e sarà l'unica, oltre ad Anna di Clèves e a Catherine Parr, a morire per cause naturali; un record, avendo a che fare con un despota come Enrico!
Già, Anna di Clèves, ovvero l'unica delle mogli di Enrico imposta per ragioni politiche e prontamente ripudiata alla prima occasione valida. La regina teutonica, interpretata da Joss Stone, all'epoca attiva anche come attrice (ricordiamo infatti il suo piccolo ruolo nell'orripilante Eragon), nonostante tutti i suoi tentativi, non riesce a fare breccia nel cuore dell'amareggiato e depresso re d'Inghilterra, ancora memore delle gioie avute con Jane. La cosa più buffa è che il re proverà un minimo di attrazione nei suoi confronti solo svariati anni dopo averla ripudiata, ovvero quando ormai l'ex sovrana si dedica alle proprie passioni e all'indottrinamento di Elisabetta verso il credo protestante, un aspetto questo che si rivelerà cruciale per il regno della Regina Vergine.
Ma, tra tutte le mogli, la più irruenta, sfrenata e maggiormente simile ad Anna Bolena è la giovanissima Catherine Howard, interpretata da Tazmin Merchant, nella quale Enrico vede solo un riflesso delle sue ormai scomparse giovinezza, giovialità e vigore, e per mezzo della quale tornerà nuovamente a soffrire amaramente.
Sarà solo con la sesta ed ultima moglie, ovvero Catherine Parr, interpretata da Joely Richardson, che il re troverà la pace, essendo ella una donna equilibrata e pura, sebbene molto scomoda dal punto di vista religioso, dato che crede fermamente nel protestantesimo, a differenza del sovrano, che creò la chiesa anglicana solo per puro opportunismo, rivelandosi infatti essere un cattolico a tutti gli effetti.
E si può ben dire che questo suo amore per il cattolicesimo sia stato da sempre fomentato anche da colui che fu l'unico, vero amico di Enrico VIII, ovvero Charles Brandon, il I Duca di Suffolk.
Sarà solo con la sesta ed ultima moglie, ovvero Catherine Parr, interpretata da Joely Richardson, che il re troverà la pace, essendo ella una donna equilibrata e pura, sebbene molto scomoda dal punto di vista religioso, dato che crede fermamente nel protestantesimo, a differenza del sovrano, che creò la chiesa anglicana solo per puro opportunismo, rivelandosi infatti essere un cattolico a tutti gli effetti.
E si può ben dire che questo suo amore per il cattolicesimo sia stato da sempre fomentato anche da colui che fu l'unico, vero amico di Enrico VIII, ovvero Charles Brandon, il I Duca di Suffolk.
Da sinistra verso destra: la crescita di Charles Brandon dalla prima alla quarta stagione |
Infatti, se da giovane, il Duca, interpretato da Henry "Superman" Cavill, era sfrenato, passionale e pieno di amanti, come d'altronde lo era anche il suo amico Enrico, col passare degli anni Charles inizierà a mutare e a credere nei veri valori di un tempo, gli stessi valori che lo forgeranno e lo renderanno forse l'unica persona in grado di capire, accettare e sopportare il temperamento fin troppo difficile e lunatico del re. Di fatto, non avendolo mai visto all'opera in una serie TV, ho imparato ad apprezzare tantissimo Henry Cavill, per la sua enorme bravura nel mostrare la profonda e lunga metamorfosi del suo personaggio col passare degli anni, ed è per questo che vanno anche a lui i miei complimenti.
Ma, alla fin fine, che cos'è un re se non una marionetta nelle mani dei suoi burocrati?
Ed ecco quindi i quattro grandi burattinai di Enrico, che hanno tentato di plasmare il sovrano per i loro scopi personali e, sempre per via del carattere del re, hanno fallito.
Il primo manovratore, durante la giovinezza di Enrico, è stato il cardinale Thomas Wolsey, interpretato dal mitico Sam Neill. Il prelato, noto per essere da sempre l'eminenza grigia della corte inglese, avrà per molto tempo il suo momento di gloria, finché colui che lo succederà non troverà buone motivazioni per farlo cadere. In questa interpretazione, Sam ha solamente confermato la sua immensa bravura recitativa e, di fatto, davvero struggente, sebbene meritata, è la caduta in disgrazia di Wolsey.
Stesso dicasi per Tommaso Moro, grande amico del re e fervente cattolico, interpretato da Jeremy Northam, che crollerà quando il sovrano si inimicherà il Vaticano. Ciononostante, la caduta di Moro causerà uno dei dispiaceri più grandi per lo scostante Enrico.
Il terzo, ma non meno importante, è il celebre Thomas Cromwell, interpretato dall'ormai onnipresente (almeno nelle serie TV britanniche ed americane) James Frain, che succederà appunto il suo vecchio mentore Wolsey, facendo da leva principale per il re, poiché è proprio grazie a lui che si deve la nascita dell'anglicanesimo e sempre l'anglicanesimo sarà la ragione della sua fine, sebbene sarà uno dei consiglieri più longevi del monarca e l'ennesima persona di cui Enrico sentirà la mancanza, proprio perché manovrato e costretto a fare determinate scelte imposte da altri.
Solo l'ultimo cancelliere del re dalle molte mogli sarà colui che avrà la meglio (ma solo perché sopravvivrà al re): sto parlando di Edward Seymour, il fratello di Jane, interpretato da Max Brown. Grazie alla sua grande astuzia in politica, il più delle volte accompagnata dai saggi consigli di Charles Brandon, Edward arriverà ai livelli più alti della corte inglese e diverrà il reggente del giovane Edoardo alla morte di Enrico, godendo di numerosissimi privilegi, nonostante, tra tutti i consiglieri del re, lui si rivelerà essere il meno degno di nota ed il meno amato.
Parlando appunto della prole del re, tolto il piccolo Edoardo che siederà sul trono solo per sei anni, a causa della sua salute molto cagionevole, le uniche due degne di nota, poiché fautrici del glorioso futuro della dinastia Tudor e, al tempo stesso, della sua fine, sono solo Maria ed Elisabetta.
La primogenita di Enrico, avuta da Caterina di Aragona ed interpretata da piccola da Blathnaid McKeown e da adolescente e adulta da Sarah Bolger, si rivelerà essere la copia sputata della madre: fervente cattolica, acerrima nemica dei protestanti e grande sognatrice. E saranno proprio questi sogni a causare la sua rovina, poiché le scelte che il padre imporrà a lei le faranno perdere svariate occasioni di ottimi matrimoni, rendendo la giovane, dalla fanciulla dolce, gentile e fragile di un tempo, una donna frustrata e bigotta che diverrà poi famosa come la terribile Maria la Sanguinaria, poiché dopo la morte del fratellastro Edoardo, salirà al trono e farà giustiziare centinaia di protestanti.
Sarà solo con la morte di Maria, la fine del cattolicesimo in Inghilterra e l'ascesa al trono della dolce ma risoluta Elisabetta, tutto l'opposto della madre Anna e convinta anglicana, che il Regno Unito conoscerà un lunghissimo periodo di prosperità, noto come l'Epoca d'Oro. La giovane, grazie agli insegnamenti sulla religione da parte di Anna di Clèves e alla sua grande scelta di non sposarsi mai, visto ciò che è avvenuto alle sei mogli del padre, si rivelerà essere la più grande sovrana della storia britannica.
Ora, con I Tudors ho compiuto l'ennesimo salto nel passato della TV, dopo Streghe, Buffy, Xena, Hercules e Roma, e posso dire di non aver mai visto una serie del genere
Le quattro stagioni peccano in alcuni aspetti, per via della poca fedeltà alla storia reale, ma questa ovviamente è una cosa più che naturale, viste le grandi difficoltà nel trasporre determinati avvenimenti in una pellicola o in una serie con dei tempi limitati. Il tocco di classe di Michael Hirst c'è e si sente, ma naturalmente non dovete aspettarvi assolutamente un ritmo simile a quello movimentato, avventuroso ed imprevedibile di Vikings, poiché la serie è molto lenta, per via della sua grande attenzione agli intrighi di corte, un aspetto che è contemporaneamente il punto di forza e il punto debole de I Tudors.
Infatti ho apprezzato tantissimo questa serie, poiché ho finalmente conosciuto la storia di Enrico VIII e delle sue tante consorti, ma suggerisco di vederla in fasce orarie pomeridiane o in prima serata, proprio perché la lentezza degli eventi narrati può essere letale nelle ore più tarde, come ho sperimentato io stesso.
In conclusione, consiglio I Tudors a tutti gli amanti di storia e, nello specifico, della storia inglese, e stavolta vi lascio non con un video tributo, bensì con la famosissima scena finale dell'ultimissima puntata, una scena struggente, malinconica ed incredibile che, in pochi attimi, mostra tutti gli eventi salienti della vita di Enrico, ormai prossimo alla morte.
Buona visione!
La scena finale:
Ma, alla fin fine, che cos'è un re se non una marionetta nelle mani dei suoi burocrati?
Ed ecco quindi i quattro grandi burattinai di Enrico, che hanno tentato di plasmare il sovrano per i loro scopi personali e, sempre per via del carattere del re, hanno fallito.
Da sinistra verso destra: Thomas Wolsey, Tommaso Moro, Thomas Cromwell ed Edward Seymour |
Stesso dicasi per Tommaso Moro, grande amico del re e fervente cattolico, interpretato da Jeremy Northam, che crollerà quando il sovrano si inimicherà il Vaticano. Ciononostante, la caduta di Moro causerà uno dei dispiaceri più grandi per lo scostante Enrico.
Il terzo, ma non meno importante, è il celebre Thomas Cromwell, interpretato dall'ormai onnipresente (almeno nelle serie TV britanniche ed americane) James Frain, che succederà appunto il suo vecchio mentore Wolsey, facendo da leva principale per il re, poiché è proprio grazie a lui che si deve la nascita dell'anglicanesimo e sempre l'anglicanesimo sarà la ragione della sua fine, sebbene sarà uno dei consiglieri più longevi del monarca e l'ennesima persona di cui Enrico sentirà la mancanza, proprio perché manovrato e costretto a fare determinate scelte imposte da altri.
Solo l'ultimo cancelliere del re dalle molte mogli sarà colui che avrà la meglio (ma solo perché sopravvivrà al re): sto parlando di Edward Seymour, il fratello di Jane, interpretato da Max Brown. Grazie alla sua grande astuzia in politica, il più delle volte accompagnata dai saggi consigli di Charles Brandon, Edward arriverà ai livelli più alti della corte inglese e diverrà il reggente del giovane Edoardo alla morte di Enrico, godendo di numerosissimi privilegi, nonostante, tra tutti i consiglieri del re, lui si rivelerà essere il meno degno di nota ed il meno amato.
Parlando appunto della prole del re, tolto il piccolo Edoardo che siederà sul trono solo per sei anni, a causa della sua salute molto cagionevole, le uniche due degne di nota, poiché fautrici del glorioso futuro della dinastia Tudor e, al tempo stesso, della sua fine, sono solo Maria ed Elisabetta.
Da sinistra verso destra: Maria ed Elisabetta |
Sarà solo con la morte di Maria, la fine del cattolicesimo in Inghilterra e l'ascesa al trono della dolce ma risoluta Elisabetta, tutto l'opposto della madre Anna e convinta anglicana, che il Regno Unito conoscerà un lunghissimo periodo di prosperità, noto come l'Epoca d'Oro. La giovane, grazie agli insegnamenti sulla religione da parte di Anna di Clèves e alla sua grande scelta di non sposarsi mai, visto ciò che è avvenuto alle sei mogli del padre, si rivelerà essere la più grande sovrana della storia britannica.
Ora, con I Tudors ho compiuto l'ennesimo salto nel passato della TV, dopo Streghe, Buffy, Xena, Hercules e Roma, e posso dire di non aver mai visto una serie del genere
Le quattro stagioni peccano in alcuni aspetti, per via della poca fedeltà alla storia reale, ma questa ovviamente è una cosa più che naturale, viste le grandi difficoltà nel trasporre determinati avvenimenti in una pellicola o in una serie con dei tempi limitati. Il tocco di classe di Michael Hirst c'è e si sente, ma naturalmente non dovete aspettarvi assolutamente un ritmo simile a quello movimentato, avventuroso ed imprevedibile di Vikings, poiché la serie è molto lenta, per via della sua grande attenzione agli intrighi di corte, un aspetto che è contemporaneamente il punto di forza e il punto debole de I Tudors.
Infatti ho apprezzato tantissimo questa serie, poiché ho finalmente conosciuto la storia di Enrico VIII e delle sue tante consorti, ma suggerisco di vederla in fasce orarie pomeridiane o in prima serata, proprio perché la lentezza degli eventi narrati può essere letale nelle ore più tarde, come ho sperimentato io stesso.
In conclusione, consiglio I Tudors a tutti gli amanti di storia e, nello specifico, della storia inglese, e stavolta vi lascio non con un video tributo, bensì con la famosissima scena finale dell'ultimissima puntata, una scena struggente, malinconica ed incredibile che, in pochi attimi, mostra tutti gli eventi salienti della vita di Enrico, ormai prossimo alla morte.
Buona visione!
La scena finale:
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