Titolo originale: Rachel getting married
Anno e nazione di produzione: USA 2008
Genere: Drammatico
Durata: 114 minuti
Distribuzione in Italia: Sony Pictures
Cast: Anne Hathaway, Rosemarie DeWitt, Mather Zickel, Bill Irwin
Regista: Jonathan Demme
Kym è una ragazza interrotta. Ex tossica.
La sorella Rachel sta per sposarsi, per il week end quindi torna a casa. In famiglia. Il centro di riabilitazione per lei è una gabbia, ha bisogno di un pò di affetto familiare e di libertà. Si sbaglia.
I preparativi del matrimonio hanno trasformato la casa in un circo; facce sconosciute affollano ogni stanza e l'accoglienza che pensava di ricevere dai suoi familiari non si rivela così calorosa. La macchina da presa è sostituita in molte scene da una più intima handycam che filma il riemergere di dolori mai sopiti e rancori mai dimenticati. Kym è sempre la pecora nera, per gli altri è rimasta la stessa. Compreso questo, la ragazza riprende a sconvolgere e a far mettere i capelli bianchi al padre, il solo ad essere veramente contento di riaverla a casa.
Così tra una seduta al gruppo di recupero e una scazzottata con la madre, Kym partecipa al matrimonio della sorella. E comprende che casa sua non è più quella.
Una Anne Hathaway così stravolta non l'avevamo mai vista. La ex Pretty Princess abbandona i ruoli disneyani e gli uccellini cinguettanti per immergersi nella vita di una ragazza incasinata. Gli occhioni di Anne riescono ad esprimere lo smarrimento di Kym in modo impeccabile.
Scene da un matrimonio hippie, ancora più banale di quelli "normali". Tutti cercano di dimenticare il passato, almeno per un po'. C'è un matrimonio. Tutti cercano di dimenticare i guai di Kym. Ora è in riabilitazione.
Kym invece non dimentica, anzi vuole ricordare. Cercare di capire dove ha sbagliato. Ma i suoi tentativi vengono scambiati per smanie di protagonismo. Passato il matrimonio, per la gioia di tutti, la ragazza decide di tornare in comunità.
Luce in sala, e sull'ipocrisia di una famiglia per bene.
Luce in sala, e sull'ipocrisia di una famiglia per bene.
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Consigliato: Nì
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