mercoledì 24 ottobre 2012

Cinema dal Mondo...Alla scoperta di Bollywood

Questa settimana il cinema indiano ha perso un pezzo importante della sua storia, il regista Yash Chopra...questo post è dedicato a lui





La cinematografia indiana è una delle più importanti e grandi al mondo; per film in uscita e pubblico batte il cugino hollywoodiano.
A proposito di biglietti, in India ogni giorno ne vengono venduti tra i 19 e i 23 milioni. Nel 2010, in tutto il mondo, sono stati venduti 4 miliardi di biglietti per film in hindi.

Quest'anno ricorre il centenario della nascita del cinema indiano, e per una Bollywood addicted come me era doveroso scrivere un post su una delle cinematografie più interessanti al mondo.

La settima arte arriva in India nel 1896, e il primo film realizzato è del 1913. Mentre il primo lungometraggio sonoro è del 1931.
Il cinema indiano è affezionato a dati generi, come quello mitologico, storico o sentimentale. Ma ultimamente le influenze delle altre cinematografie mondiali, soprattutto quella americana, si sono fatte sentire così troviamo film indiani  d'azione, commedie o d'attualità.
Non crediate che Bollywood sia un universo circoscritto al subcontinente indiano, perché il nuovo cinema hindi si è fatto notare a livello mondiale con vari film e validi professionisti. Tra i film che hanno avuto risonanza mondiale ci sono stati My Name Is Khan con Shah Rukh Khan e Kajol, e Jodhaa Akbar con Aishwarya Rai e Hritik Roshan.
Nella cinquina finalista per il Miglior film straniero agli Oscar 2002 troviamo Lagaan del regista Ashutosh Gowariker con Aamir Khan. E come non ricordare il geniale compositore A.R. Rahman, premio Oscar come Miglior Colonna Sonora e Miglior Brano nel 2009 per The Millionaire di Danny Boyle. Ha composto anche le colonne sonore del già citato Jodhaa Akbar e di Guru: stupende.
Ecco il video di Tere Bina di A.R. Rahman dal film Guru con Abhishek Bachchan e Aishwarya Rai:


Tante sono anche le rassegne dedicate al cinema hindi in tutto il mondo; in Italia per esempio c'è il River to River Florence Indian Festival a Firenze. All'edizione di quest'anno parteciperà Big B, il mito vivente del cinema indiano, l'angry young man dei film degli anni '70, Amitabh Bachchan.
Gli anni Sessanta e Settanta per il cinema hindi sono stati elettrizzanti: molti registi hanno sperimentato e dato vita a nuovi generi e personaggi. I film parlavano anche della situazione difficile che l'India, come paese, stava affrontando in quel periodo pieno di incertezze. Quindi quei film erano pieni di luci e ombre, eroi e bad boy. Tra gli attori più famosi di quel periodo ci sono Amitabh Bachchan, Rishi Kapoor, Dharmendra, Jaya Bachchan, Rekha, Sharmila Tagore e Rajesh Khanna.

Amitabh Bachchan e Rekha

Oggi il cinema bollywoodiano è cambiato rispetto a quegli anni, si è adattato ai ritmi del mondo globale e ha adeguato i suoi scripts ai nuovi stili di vita degli NRI (Non Resident Indians). Sono stati edificati tanti studios, come il Ramoji Film Studios ad Hydebarad (entrato nei Guinness dei Primati come studios più grande al mondo) e i Big ND Studios a Karjat dove troviamo le spettacolari scenografie di Jodhaa Akbar.



La caratteristica principale dei film bollywoodiani è la commistione di parti recitate con canzoni e balli, che ne fanno quasi dei musical, o masala (una mistura di spezie e sapori della cucina tradizionale indiana). A differenza delle colonne sonore e delle danze dei film degli anni precedenti, quelli dei film contemporanei sono orecchiabili e ballabili anche per i non indiani, nonostante ovviamente la comprensione dei testi non sia affatto facile. Ma come ho già accennato prima, i film in lingua hindi hanno raccolto fans in tutto il mondo e le traduzioni o i film sottotitolati non sono così difficili da trovare. E per i balli sono tanti i corsi organizzati, anche in Italia, per imparare a danzare come una provetta stella di Bollywood.
Il genere più amato è indubbiamente quello delle commedie sentimentali, ma per gli occidentali forse questi film sembreranno "strani". Perché? Sarà raro vedere baci o addirittura scene di sesso in un film indiano. Sono momenti privati, e mostrare al cinema quelle scene sarebbe disdicevole e osceno. Ciò non vuol dire che la sensualità non sia presente nei film indiani, ma è accennata e molto più struggente della ormai banale scena di sesso "occidentale".
Inoltre i set di Bollywood sono sparsi un po' in tutto il mondo; ormai non si gira più solo in India ma anche in Gran Bretagna, America e Italia. Nel nostro paese soprattutto la Puglia ha fatto da scenario a dei film indiani tra cui Housefull, uno dei maggiori incassi di sempre del cinema bollywoodiano. Il film è ambientato in parte tra Londra e il Gargano.

Parliamo un po' delle stelle della Bollywood contemporanea.
Gli attori che popolano i set indiani sono tanti, ma i volti a cui il pubblico è affezionato sono in realtà pochi. Più che divi, i grandi attori bollywoodiani sono delle divinità. Ecco un aneddoto di un giornalista italiano sul King of Bollywood, Shah Rukh Khan: "Ho visto mamme con bambini di pochi mesi in braccio sotto al sole, attendere per ore l’arrivo dell'attore, lanciare in aria le loro creature affinché Shah Rukh Khan potesse toccargli la fronte con le sacre dita in segno di benedizione: proprio come un Papa." 




Amitabh Bachchan non ha mai lasciato del tutto le scene, tranne per un periodo, negli anni Ottanta, quando a causa di un incidente sul set si prese un periodo di stop e si dedicò alla politica, accanto al suo grande amico e Primo Ministro Sanjiv Gandhi. Big B ha da poco compiuto 70 anni, ha preso parte all'ultimo film di Baz Luhrmann, Il grande Gatsby. L'affetto per lui è sempre immutato. Lui è Bollywood.

Ed è proprio negli anni Ottanta che appare per la prima volta sulle scene Shah Rukh Khan.




Ha costruito un impero intorno alla sua immagine, ambizioso e sicuro di sé, l'attore indiano è molto versatile: spazia dalle commedie sentimentali ai film d'azione o d'attualità. La sua più bella interpretazione è sicuramente quella in My Name Is Khan. Ed in più è uno scopritore di talenti, attrici come Deepika Padukone o Anushka Sharma hanno debuttato al cinema grazie a lui. Ma non pensate male. Shah Rukh è tutto set e famiglia.
Oltre che re di Bollywood, Mr. Khan è anche il re dei capricci: sul set può fare attendere il suo arrivo anche per ore e tutte le sue esigenze devono essere soddisfatte. Ma lui è il re e quindi gli si perdona tutto.

Altri divi dell'industria cinematografica indiana sono Abhishek Bachchan, Saif Ali Khan, Amir Khan, Shahid Kapoor, Hritik Roshan, Salman Khan, Aishwarya Rai, Rani Mukherjee, Kajol, Preyti Zinta, Vidya Balan, Kareena Kapoor, Priyanka Chopra.
Molti di quelli che ho nominato li potrete trovare in questo video, tratto dal film Om Shanti Om:

Deewangi Deewangi:



Bollywood, con tutte le sue particolarità e meccanismi, è una realtà complessa da comprendere, come l'India stessa. Ma ad amarla ci si mette poco.
I colori, le musiche, i balli conquistano e divertono. E' un modo diverso di fare cinema. Ed è un mondo diverso da scoprire, che non riuscirete più a lasciare.


INCURSIONI CINEMANIACHE

Fan Page Ufficiale Facebook:

Profilo Ufficiale Twitter:

martedì 23 ottobre 2012

Recensione Flash: Nicholas Nickleby


Anno e nazione di produzione: USA/UK 2002

Genere: Drammatico

Durata: 132 minuti

Cast: Charlie Hunnam, Romola Garai, Christopher Plummer, Jamie Bell, Anne Hathaway, Jim Broadbent, Nathan Lane

Regista: Douglas McGrath

Il mondo del cinema britannico ed americano ha sempre amato l'adattamento di film tratti dai romanzi e racconti di Charles Dickens. Basti pensare alle varie trasposizioni cinematografiche di Canto Di Natale, ultima tra tutte quella del 2009 ad opera di Robert Zemeckis.
Ma il film di cui sto per parlare e il suo rispettivo romanzo non hanno mai goduto di molta celebrità. Forse perché sembra una storia già vista, tipicamente dickensiana, ma sta di fatto che Nicholas Nickleby, questo è il titolo del romanzo, non ha secondo me, assolutamente nulla da invidiare alle altre opere del celebre scrittore inglese.
Narra la storia di Nicholas, figlio di un piccolo proprietario terriero dell'800 che, dopo la morte del padre, diviene capofamiglia, dovendo badare a sua madre e a sua sorella. Nicholas viene improvvisamente catapultato nel mondo reale, rappresentato dalla città di Londra, corrotta e piena di vili banchieri ed imprenditori, tra cui spicca suo zio, il malvagio e ricchissimo Ralph Nickleby. Col passare del tempo Nicholas imparerà, grazie alla sua grandissima nobiltà d'animo e alla sua genuinità, a fronteggiare le angherie di suo zio e dei suoi falsi amici moralisti, uscendone vittorioso.
Questa versione del romanzo, uscita nel 2002, presenta alcuni punti leggermente morti e lenti, mentre altri si allontanano leggermente dalla trama originaria del libro, ma si sa, è impossibile adattare parola per parola un libro in film. Tutto viene però immediatamente recuperato grazie alle tantissime scene comiche e drammatiche di stampo tipicamente british ed alla presenza di attori famosi come i veterani Christopher Plummer e Jim Broadbent, dal giovanissimo Charlie Hunnam, protagonista del film, e dagli allora semi-sconosciuti Jamie Bell, appena finito sotto le luci della ribalta due anni prima grazie al bellissimo Billy Elliot (la sua interpretazione del povero Smike è davvero struggente e commovente) e di Anne Hathaway (vedendola in questo film vi verrebbe da pensare:"Come diavolo si è ritrovata ad interpretare Catwoman in Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno con quel suo visino candido ed innocente?!").
Il mio consiglio quindi è di vedere questo film che, secondo me, forse è anche migliore di David Copperfield !

Trailer:


Consigliato: Sì

INCURSIONI CINEMANIACHE

Fan Page Ufficiale Facebook:

Profilo Ufficiale Twitter:

domenica 21 ottobre 2012

Tutti per Gabriele



Ogni tanto mi piglia la malinconia delle belle serie TV di qualche anno fa, così in questi giorni sto rivedendo Stiamo bene insieme: andata in onda su Rai 2 nel 2002, è la storia di sei studenti che condividono casa a Roma, tra speranze per il futuro e problemi nel presente. Ad interpretare uno dei protagonisti c'è un attore che all'inizio io pensavo fosse realmente calabrese, come il suo personaggio. E invece no, perché Gabriele Mainetti è romano de Roma, e quello che io avevo scambiato per il suo accento natio, altro non è che bravura.



Gabriele è laureato in Storia e critica del cinema, ha studiato recitazione a Roma con Francesca de Sapio, ha frequentato corsi di regia e direzione della fotografia a New York, e tanto altro ancora...insomma, mica cotica! Eppure vederlo in TV è difficile. Ma lui, pieno di entusiasmo e interessi, si butta a capofitto in tanti progetti. Ha diretto molti cortometraggi, tra cui Basette con Valerio Mastrandrea, Luisa Ranieri e Marco Giallini, e l'ultimo, Tiger Boy nel 2012. Entrambe i corti hanno ricevuto premi importanti: Basette, liberamente ispirato al manga e anime Lupin III, ha vinto il premio come Miglior corto al Sardinia Film Festival e al Festival del Corto di LA7; Tiger Boy che già dal nome fa riferimento al cartone animato giapponese L'uomo tigre, racconta la storia di un bambino di nove anni e della sua richiesta d'aiuto. Quest'ultimo corto di Gabriele è stato selezionato nella cinquina finale ai David di Donatello 2012, ha vinto il premio come Miglior Regia al Roma Creative Contest 2012, e al Giffoni Film Festival 2012 ha avuto un ottimo riscontro, posizionandosi al secondo posto e ricevendo il Premio del Comune di Giffoni Valle Piana.
Ecco l'intervista a Gabriele al Giffoni: Tiger Boy al Giffoni Film Festival 2012.
In TV oltre che in Stiamo bene insieme, l'attore ha recitato in Un medico in famiglia 2, Crimini nell'episodio Rapidamente diretto dai Manetti Bros. insieme a Gabriella Pession, La nuova squadra e in una delle rare serie guardabili di Mediaset, Tutti per Bruno.



Gabriele nei suoi ultimi lavori mi è piaciuto tantissimo: era già bravo ma con gli anni ha acquistato sicurezza e migliorato le sue capacità recitative. Tutti per Bruno ha avuto un discreto successo di pubblico (mio parere: finalmente una serie TV senza Gabriel Garko), ma non di critica, che ha accusato la nuova serie di essere un soggetto già visto e recitato male. I critici non sono mai contenti, però concordano nel dire che il personaggio di Luca Corsari, interpretato da Gabriele, ha messo in ombra con la sua storyline e soprattutto con la sua ottima interpretazione, Claudio Amendola e Antonio Catania.
Gabriele ha le idee chiare su ciò che vuole diventare da "grande", in un'intervista ha detto: "Io recito solo quando ho bisogno di finanziare un corto, ma lo faccio solo quando ci sono tutte le condizioni per divertirsi". La stoffa per fare il regista ce l'ha: me li immagino tutti i premi vinti, in fila su qualche ripiano. E gli auguro, non solo di cortometraggi.
Intanto, noi spereremo sempre che lui sia alla ricerca di finanziamenti per il suo lavoro di regista, così potremo rivederlo in TV. Di attori cani ne sono pieni la TV e il cinema, ma i professionisti preparati scarseggiano.


INCURSIONI CINEMANIACHE

Fan Page Ufficiale Facebook:

Profilo Ufficiale Twitter:

sabato 20 ottobre 2012

Recensione Flash: Cime Tempestose


Titolo originale: Wuthering Heights

Anno e nazione di produzione: Gran Bretagna 2011

Genere: Drammatico

Durata: 128 minuti

Cast: Kaya Scodelario, James Howson, Solomon Glave, Shannon Beer

Regista: Andrea Arnold



Da buon cristiano, una sera Mr. Earnshaw porta con sé a casa un giovane vagabondo di colore. Non sa nulla di lui, nemmeno il nome. Così decide di chiamarlo Heathcliff e di accoglierlo come un figlio nella sua famiglia. I suoi due figli, Hindley e Catherine reagiscono diversamente all'arrivo di Heathcliff: Hindley lo maltratterà e osteggerà sempre, Catherine invece ne diventa amica. Ma più che amici, potremmo definirli due anime affini, selvagge e libere come la brughiera.




Il Premio Oscar Andrea Arnold riprende in una nuova prospettiva il romanzo di Emily Brontë; Heathcliff per la prima volta è interpretato da un attore di colore: una novità originale che ho apprezzato molto perché fa percepire maggiormente allo spettatore la lontananza irraggiungibile del personaggio.
Il film si divide in due parti temporali: Catherine e Heathcliff da adolescenti e da adulti. Straordinari i giovani attori della prima parte. Per i protagonisti adulti mi è piaciuta molto la prova recitativa di James Howson, appassionato e ruvido. La Catherine di Kaya Scodelario è una ragazza sconfitta dal suo amore per Heathcliff.
Il film è caratterizzato da pochi dialoghi. La regista lascia parlare il vento e i colori della brughiera, e la fisicità sensuale dei protagonisti. La differenza con le altre versioni del romanzo della Brontë consiste proprio nel "dipingere" sullo schermo, in maniera impeccabile, la tensione esistente tra Catherine e Heathcliff: si amano e si odiano, entrambe in modo insano. E non possono fare a meno l'uno dell'altra. E' un'ossessione che li consuma entrambi, e non c'è altro rimedio se non abbandonarsi ad essa.
Fino ad ora secondo me è la versione più fedele del romanzo. 

Il trailer:


Consigliato: Sì


INCURSIONI CINEMANIACHE

Fan Page Ufficiale Facebook:

Profilo Ufficiale Twitter:

venerdì 19 ottobre 2012

Il mondo dei Wachowski oltre "Matrix": I fratelli viaggiano verso reami in grado di distorcere ancor di più la mente

Un po' di tempo fa, essendo collaboratore del sito whatisthematrix.it, tradussi per loro il lunghissimo ed interessantissimo articolo del The New Yorker in cui il giornalista Aleksandar Hemon intervista i due fratelli discutendo della loro vita, della trilogia cinematografica di successo di Matrix,dei loro vecchi e nuovi progetti e del loro nuovo film, co-diretto col regista tedesco Tom Tykwer, Cloud Atlas, in uscita a fine ottobre negli USA e a gennaio in Italia. E dunque è con grande piacere che Incursioni Cinemaniache vi offre, dopo WhatistheMatrix, la traduzione completa dell'articolo, rimasto senza traduzione italiana per molto tempo. Buona lettura!



Sul monitor, le palpebre di Tom Hanks, in un primo piano estremo, battevano seguendo una complicata sequenza di emozioni: odio, paura, rabbia, dubbio. “Taglia!” Aveva urlato Lana Wachowski. La troupe sul palco 9 del Babelsberg Studio, vicino Berlino, dirompeva in un fracasso di efficienza professionale, preparando il prossimo ciak, mentre Hanks tornava alla sua sedia a sorseggiare caffè da una tazza della NPR (National Public Radio, ndt). Lana e suo fratello Andy, conosciuti soprattutto per aver scritto e diretto la trilogia di “Matrix”, stavano girando Cloud Atlas, un adattamento del romanzo best-seller omonimo del 2004 scritto da David Mitchell.

Il romanzo è composto da sei trame intrecciate, e i Wachowski con il loro amico stretto, il regista tedesco Tim Tykwer, con cui hanno scritto la sceneggiatura, le hanno divise. Stavano girando a Babelsberg, usando gli stessi attori che viaggiavano avanti e indietro tra i vari palchi, mentre Tim Tykwer aveva avuto una giornata libera inattesa. Infatti Halle Berry si era rotta un piede su uno dei set a Maiorca e il regista ha dovuto aspettare la sua piena guarigione per girare la scena di un inseguimento. Ed ora c’era un nuovo problema: l’attore Ralph Riach, che interpretava un ruolo breve ma cruciale in una delle trame su cui Tykwer stava lavorando, aveva contratto una malattia grave venendo ricoverato in ospedale, e le sue condizioni stavano progressivamente peggiorando. Tykwer aveva parlato al telefono con Riach e la prognosi era, nel migliore dei casi, incerta. Tykwer, con un brutto raffreddore e una grande sciarpa al collo che lo faceva sembrare ad una fascia di una macina del periodo rinascimentale, aveva bloccato il set dei Wachowski per discutere della situazione.

I registi si erano accalcati vicino il monitor e, in basso, voci preoccupate discutevano sulla scelta di aspettare la guarigione di Riach o di trovare alla svelta un rimpiazzo e rigirare le scene in cui era già apparso lui. La decisione: lo avrebbero aspettato, anche se questo significava dover prolungare i tempi delle riprese:”Lo shuttle sta andando in pezzi.” Aveva detto in seguito Lana, scuotendo la testa:”Siamo seduti in questa capsula, non possiamo uscire, e dobbiamo cercare di riuscirci fino in fondo con un solo reattore funzionante.”.



Nei lavori dei Wachowski, le forze del male sono spesso straordinariamente potenti, infliggendo sofferenze agli umani, che continuano a sperare fino a quando non vengono salvati da un inatteso miracolo. La storia della realizzazione di Cloud Atlas rispecchia quasi del tutto questa traiettoria narrativa.

Nella primavera del 2005, Lana ed Andy Wachowski si trovavano a Babelsberg per dirigere la seconda unità di V Per Vendetta (che avevano anche scritto e co-prodotto), film diretto da James McTeague. Tra le varie scene, Lana (che è transgender e, fino al 2002, si chiamava Larry) aveva notato che l’attrice Natalie Portman era completamente presa da una copia di L’Atlante Delle Nuvole. La Portman commentava entusiasticamente il libro, e quindi anche Lana cominciò a leggerlo. Lei ed Andy, che è di due anni e mezzo più giovane, sin dall’infanzia avevano l’abitudine di dividersi i libri, e presto entrambi furono ossessivamente presi dall'analizzare il libro e dal chiamare gli amici insistendo a farglielo leggere.



Il libro di Mitchell non è una lettura semplice, con le sue storie intrecciate ed una moltitudine di personaggi, distribuiti attraverso i secoli e i continenti. Ogni trama ha un personaggio centrale diverso: Adam Ewing, un giovane americano che si imbarca per tornare a casa, dopo una visita ad un’isola nel sud del Pacifico, a metà del XIX° secolo; Robert Frobisher, un inglese irresponsabile ma di talento, che diventa un amanuense per un geniale compositore nelle Fiandre, negli anni ’30; Luisa Rey, una giornalista per un giornaletto di gossip che setaccia attentamente il sudiciume dell’energia industriale nella California degli anni ’70; Timothy Cavendish, un editore di un’editoria a pagamento che si ritrova imprigionato in una casa di riposo nell’Inghilterra dei giorni nostri; Sonmi~451, una clone geneticamente modificata che ottiene la sua libertà in una futuristica Corea, devastata dal consumismo; e Zachry, un abitante di un’isola del Pacifico che lotta per sopravvivere in un futuro ancora più lontano, dopo “la Caduta”, che sembra aver danneggiato il pianeta ed estirpato gran parte del genere umano. Questi personaggi sono connessi da un’intricata rete di leitmotiv (ad esempio, spesso salta fuori un neo congenito a forma di cometa che li accomuna) e dalla loro capacità di sfuggire in qualche modo al destino che è stato creato per loro. I frastornanti colpi di scena della trama del libro vengono instillati con una rigogliosa immaginazione linguistica. Per le parti di Zachry, Mitchell ha infatti creato delle mutazioni post-apocalittiche della lingua inglese, che effettivamente costringono i lettori a tradurle mentre scorrono con la lettura.

“Mentre scrivevo L’Atlante Delle Nuvole, pensavo che fosse un peccato che questo libro non potesse essere trasposto a livello cinematografico.” Mi disse Mitchell. Ma i Wachowski si ritrovarono istantaneamente e profondamente attratti dall’idea di portare il libro sul grande schermo. Erano presi dall’ampiezza delle sue idee, dalla mancanza di cinismo e dalle drammatiche possibilità inerenti ai momenti di speranza, ricorrenti nel libro. Desideravano anche lavorare su qualcosa con Tykwer, di cui hanno amato il film del 1998, Lola Corre (titolo originale tedesco Lola rennt; titolo inglese Run Lola Run, ndt); Lana lo chiamò:“Il nostro fratello a lungo perduto”, e Cloud Atlas è sembrato il progetto giusto per unire le loro sensibilità cinematografiche.

Nel 2006, su suggerimento dei Wachowski, Tykwer portò con se la versione tedesca di “L’Atlante Delle Nuvole” in vacanza, nel sud della Francia:”E’ stato un errore.” Mi disse, ridendo. Si sedette in spiaggia leggendo per giorni e giorni, “stressato ed ispirato” dal libro; quando sua moglie finalmente lo convinse ad andare a fare un’escursione di un giorno, lui le fece accostare l’auto, così che potesse finire un capitolo. Nel momento in cui ebbe terminato di leggere il romanzo, chiamò Lana a San Francisco, dov’era ancora notte fonda, proclamando affannosamente la sua dedizione al progetto.



Lui e i Wachowski, che si trovavano nel bel mezzo di altri progetti, dovettero aspettare un paio di anni prima di dedicarsi a Cloud Atlas. Ma finalmente, nel febbraio del 2009, si incontrarono in Costa Rica, dove avevano affittato una casa appartata vicino l’oceano. Prima che iniziassero a lavorare sulla sceneggiatura, ammisero che trasporre L’Atlante Delle Nuvole a livello cinematografico si sarebbe potuto rivelare impossibile, e che non sarebbero potuti riuscire a lavorare insieme:”La scrittura è il processo più intimo e profondo dello sviluppo artistico.” Affermò Tykwer, e non c’era bisogno di anticipare come sarebbero andate le cose. Infine cominciarono: bodyboard di mattina, lavorare il resto della giornata ed infine preparare la cena insieme. Il pollo arrosto di Andy, famoso a livello mondiale, accompagnato da una lattina di birra, era spesso la portata principale del menù:”Era simile ad un campeggio per bambini.” Dichiarò Lana.

La sfida principale è stata la struttura contorta del romanzo: i capitoli sono in ordine cronologico fino a metà libro, da dove poi la sequenza si inverte: di conseguenza il libro inizia e finisce nel XIX° secolo. Quest’ordine non è adatto ad un film:”Introdurre una nuova trama novanta minuti dopo sarebbe impossibile.” Affermò Lana. L’idea iniziale dei registi era quella di instaurare una connessione tra il Dottor Goose, un medico ambiguo che avrebbe potuto avvelenare Ewing, e Zachry, da cui dipende il futuro della civiltà, basato sulle sue scelte morali, dopo la Caduta. Non avevano però idea di come organizzare le altre trame e gli altri personaggi. Divisero il libro in centinaia di scene, le copiarono su delle schede colorate, le sparsero sul pavimento, con ogni colore che rappresentava un personaggio o un periodo differenti. La casa sembrava “un giardino Zen di schede”, disse Lana. A fine giornata, avrebbero raccolto le schede in un ordine che, speravano, sarebbe stato adatto per l’arco narrativo del film. Leggendo le schede, Lana avrebbe poi narrato e riarrangiato la storia. Il giorno seguente l’avrebbero fatto di nuovo.

Il giorno prima di andare via dalla Costa Rica, avvenne la svolta: avrebbero potuto trasmettere l’idea dell’eterna ricorrenza, che era molto centrale all’interno del romanzo, facendo apparire gli stessi attori in più trame, “interpretando le anime, non i personaggi”, secondo le parole di Tykwer. Questo avrebbe permesso di fondere e di separare allo stesso tempo le correnti narrative del libro. Sul volo per tornare a casa, Lana ed Andy si portarono la pila di schede, legate da un elastico, che avrebbero presto convertito in una prima bozza della sceneggiatura e che in seguito inviarono a Tykwer. Il tira e molla tra i tre registi continuò e la fattibilità della loro collaborazione non era ancora pienamente confermata.

A partire da agosto, il trio aveva una bozza completa da inviare a Mitchell. I Wachowski avevano avuto un’esperienza difficile adattando “V Per Vendetta”, dal fumetto dell’autore Alan Moore, che ripugnava proprio l’idea di una trasposizione hollywoodiana e rimproverava pubblicamente il progetto:”In Costa Rica abbiamo deciso che, se redigere la sceneggiatura fosse stato troppo lungo e duro e se non fosse piaciuto a David, avremmo bocciato il progetto”, disse Lana.

Mitchell, che abita nell’Irlanda sudoccidentale, accettò di incontrare i registi a Cork. In “un hotel sulla spiaggia poco fuori Fawlty Towers”, come descritto da Lana, esposero all’autore lo scrupoloso processo di smontaggio del romanzo e del suo rimontaggio nella sceneggiatura che lui aveva letto:”Il fatto che conoscessero il mio libro molto più intimamente di me era diventato quasi una barzelletta.” Mi scrisse Mitchell. Spiegarono il loro piano di unificare le trame utilizzando gli stessi attori che interpretavano anime trasmigranti:”Questo poterebbe essere uno di quei film che sono migliori del libro!” Esclamò Mitchell alla fine del discorso. Il patto fu siglato con pinte di birra stout Murphy in un pub locale.



Nel giugno del 2011, i Wachowski e Tykwer si trovavano a Berlino a lavorare sulla pre-produzione di Cloud Atlas. Nel soggiorno dell’appartamento di Lana su Unter den Linden (un famoso viale di Berlino, ndt), dove una copia del romanzo Le 120 Giornate di Sodoma del Marchese de Sade veniva usato come fermaporta, i tre registi discutevano della loro passione per il film. Andy, che aveva quarantatre anni, indossava una T-shirt stinta ed un paio di Crocs con la bandiera sudcoreana disegnata su di esse, che si sposavano perfettamente con il sudiciume da mezz’età del suo cranio rasato. Lana, che stava per compiere quarantasei anni, aveva la testa piena di treccine rasta rosa. Tykwer invece, quarantaseienne, era snello ed energico, con degli impressionanti occhi verdi. I tre sembravano membri di un’ex alternative rock band, i Cinemaniacs, in ritardo per un reunion tour.

Cloud Atlas è un romanzo del ventunesimo secolo”, dichiarò Lana:”Rappresenta la via di mezzo tra l’idea futura che tutto è frammentato e l’idea passata che c’è un inizio, un centro ed una fine.”. Mentre parlava, avvitava e svitava due metà di qualcosa di immaginario, il suo futuro ed il suo presente, nelle sue mani. Se il film dovesse funzionare, ha continuato, permetterebbe ai registi di “ricongiungersi a quel sentimento che provavamo quando eravamo più giovani, quando vedevamo quei film complessi, misteriosi ed ambigui. Non sapevi tutto istantaneamente.”.

Andy era d’accordo:”Cloud Atlas è il nostro ritorno allo spettacolo degli anni ’60 e ’70, dei film divenuti delle pietre di paragone nella cinematografia.” Disse, massaggiandosi la testa calva come una lampada magica.
Il modello per la loro visione, spiegarono, è stato 2001: Odissea Nello Spazio di Stanley Kubrick, che i Wachowski videro per la prima volta quando Lana, a quel tempo Larry, ed Andy avevano rispettivamente dieci e sette anni.

I fratelli crebbero in una famiglia unita di Beverly, un quartiere borghese nella zona meridionale di Chicago. I loro genitori, Ron, un uomo d’affari e Lynne, un’infermiera, erano degli appassionati di film. Portavano a vedere con loro Larry, Andy e le loro due sorelle qualsiasi film ritenessero interessante, ignorando le classificazioni di avvertenze ai genitori:”Facemmo delle orge cinematografiche: due film, tre film, drive-in.” Ricordò Andy:”Ero così giovane che non conoscevo il significato della parola orgia, ma sapevo che, qualunque cosa fosse, mi piaceva.”.

Inizialmente Lana odiava 2001, ed era perplessa dalla misteriosa presenza del monolito nero:”E’ un simbolo.” Le spiegava Ron. Lana mi disse:”Quella semplice frase mi entrò nel cervello e risistemò le cose in una maniera così incredibile che non penso di essere stata più la stessa da allora. Qualcosa scattò dentro di me. 2001 è uno dei motivi per cui ora sono una regista.”.
Forse non a caso la consapevolezza del vero sesso di Lana cominciò ad emergere nello stesso periodo. In terza elementare, Larry passò ad una scuola cattolica, dove i bambini e le bambine indossavano uniformi diverse e stavano in file separate prima della lezione:”Avevo la mente formata in maniera tale che, attraversando la fila delle bambine, esitavo, sapendo che i miei vestiti non andavano bene.” Mi disse Lana:”Ma andando avanti, sentii di non appartenere all’altra fila, e quindi mi fermai in mezzo ad entrambe. Rimasi lì a lungo, con tutti che mi fissavano, compresa la suora. Mi disse di andare in fila. Ero bloccata, non riuscivo a muovermi. Penso che qualche mia parte inconscia sapeva esattamente a quale fila appartenevo: a quella di mezzo.”. Larry fu spesso maltrattato per questa sua scelta:”Di conseguenza, lo nascosi e trovai un’enorme consolazione nella lettura, preferendo in assoluto i mondi immaginari a quello reale.” Affermò Lana.



Fu sempre nello stesso periodo in cui Larry ed Andy videro 2001 che diressero insieme qualcosa per la prima volta: su una videocassetta, lessero un’opera ispirata dai fumetti e dai programmi radiofonici di The Shadow. Presto iniziarono a scrivere e a disegnare i loro fumetti. Lana affermò che il loro processo creativo “non è mai cambiato sin da allora”. I fratelli erano inseparabili:”Larry si fece venire in mente un’idea assurda.” Ricordò Ron Wachowski:”Appendere delle corde ad un albero e fare un’altalena o un trapezio, ed Andy sarebbe stato l’addetto che doveva afferrare la corda, arrampicarsi e precipitare.”. I ragazzi passarono weekend insonni a giocare a Dungeons & Dragons in soffitta, scendendo solo per razziare il frigorifero.” “In D. & D. non c’è altro che la tua immaginazione.” Disse Lana:”Il gioco richiede a tutti i concorrenti di provare ad immaginare lo stesso spazio, la stessa immagine, cosa che copre gran parte del processo di realizzazione di un film.” I fratelli Wachowski ed alcuni amici scrissero anche, di proprio pugno, un gioco di trecento pagine, chiamato High Adventure (traduzione letterale Avventura Intensa, ndt):”Spesso ci innervosivamo per la differenziazione di genere, indipendentemente dal fatto che si parlasse di giochi o di romanzi.” Dichiarò Lana:”Nella nostra semplice ed ingenua innocenza, avevamo l’ardire di immaginare un mondo utopistico, dove tutti i generi potevano mescolarsi.”.

Durante la scuola superiore, Larry ed Andy avviarono una ditta di imbianchini per guadagnare soldi per il college. (La loro unica esperienza precedente in questo campo era stata un pantheon di supereroi che dipinsero sulla porta del garage di una loro zia). Larry contrasse un mutuo ed andò a Bard, ma si ritirò dopo un paio di anni:”Pensavo che gli insegnanti dovessero essere più intelligenti di me, così da giustificare il mutuo.” Mi disse Lana:”Ma alcuni di loro non avevano letto la metà dei libri che avevo letto io.” Si trasferì a Portland, in Oregon, a scrivere, lavorando, tra le altre cose, sull’adattamento de La Storia Fantastica di William Goldman (titolo originale The Princess Bride, ndt). Dopo aver terminato la sceneggiatura, chiamò a freddo Goldman per chiedere i diritti e Goldman gli chiuse il telefono in faccia. Dopo che Andy abbandonò l’Emerson College durante il secondo anno, i fratelli si riunirono a Chicago, dove avviarono una ditta edile, imparando la gran parte delle tecniche del settore. Una volta costruirono la tromba di un ascensore senza alcun progetto o precedenti esperienze, infondendo una fiducia indiscutibile alle persone che li avevano ingaggiati; di certo non un talento inutile nel business cinematografico.

Per tutto il tempo, i Wachowski continuarono a scrivere: nei primi anni ’90, Larry andò a New York a bussare alle porte degli editori di fumetti. Tentò di far assumere lui ed Andy dalla Marvel Comics, per scrivere la serie di Ectokid, disegnato da Steve Skroce. I fratelli lavorarono anche per conto loro alle sceneggiature. Carnivore, la loro prima sceneggiatura completa, in cui una mensa per i poveri nutre i senzatetto facendo a pezzi i ricchi e cucinandoli in uno stufato che crea dipendenza, fu inviato a dieci indirizzi, selezionati da un’agenda di un agente. Due agenti offrirono un ingaggio ai fratelli. Alla fine, accettarono di lavorare con Lawrence Mattis, che ora è il loro manager. In questi giorni, il solo menzionare “Carnivore”, mai diventato un film, fa ridere i Wachowski, ma Mattis lo ricorda come “una garanzia per i loro scritti che fece davvero il botto.”.

Il produttore di film-blockbuster Dino De Laurentiis fece valere il suo diritto di opzione su Assassins, la prossima sceneggiatura dei Wachowski, mentre loro stavano restaurando la casa dei loro genitori. De Laurentiis li intrattenne con lo champagne e con storie indecenti su attrici bellissime, ed in seguito vendette la sceneggiatura alla Warner Bros, ottenendo un pagamento cinque volte più alto di quello che aveva sborsato lui. Secondo Lana, le sostanziali revisioni fatte da uno scrittore ingaggiato successivamente, rimossero “tutto il significato sotteso, le metafore visive... L’idea che all’interno del nostro mondo vi siano universi morali tascabili che operano differentemente.” Quando il film venne terminato, nel 1995 (diretto da Richard Donner, famoso per Arma Letale, ed interpretato da Sylvester Stallone, Antonio Banderas e Julianne Moore), i Wachowski cercarono di far rimuovere i loro nomi dai titoli di coda, ma non ci riuscirono. Tuttavia, la sceneggiatura fece ottenere loro un contratto con la Warner Bros. Per questo motivo terminarono i lavori a casa dei loro genitori, abbandonarono il campo dell’edilizia e divennero registi a tempo pieno.

A partire dal 1994, i Wachowski avevano completato la prima sceneggiatura per la trilogia di Matrix. Ebbero quest’idea mentre stavano lavorando sul progetto di un fumetto. Lana ricordò che stavano pensando:”A mondi reali, a mondi all’interno di altri mondi e al problema della realtà virtuale nei film, ed infine ci balzò in mente quest’idea: e se il mondo fosse un mondo virtuale?” La trilogia è ambientata in un futuro distopico, dove le macchine sfruttano l’energia degli umani, tenendo la gente in uno stato comatoso perpetuo all’interno di capsule e placando le loro menti tramite una realtà simulata continua chiamata Matrix. Un piccolo gruppo di umani liberati, Neo, Morpheus e Trinity, contrattaccano, attraverso degli scontri con il virtuale Agente Smith, e la desolata oscurità del mondo controllato dalle macchine viene contrastata dalla debole luce della solidarietà umana:”Quando lessi per la prima volta Matrix,” mi disse Mattis:”Li chiamai tutto eccitato perché avevano scritto una sceneggiatura di Descartes.” (René Descartes, vero nome del filosofo Cartesio, ndt)



Secondo Mattis, i Wachowski erano “la fragranza bollente del mese” quando inviò la sceneggiatura di Matrix, nel 1994:”Ma poi tutti la lessero e nessuno la approvò, perché nessuno la capì.” Disse:”Ad oggi, penso che la Warner Bros. la rilevò un po’ per la relazione che aveva con loro e un po’ perché pensava che ci fosse qualcosa lì dentro.” I fratelli ci avevano messo due anni a scrivere la sceneggiatura, ed insistettero nel voler dirigere il film. Come dimostrazione, accettarono prima un piccolo progetto: Bound: Torbido Inganno (titolo originale Bound, ndt), con Gina Gershon, Jennifer Tilly e Joe Pantoliano, un thriller saffico con un lieto fine. Bound convinse la Warner Bros. I Wachowski girarono Matrix in centodiciotto giorni circa. Per realizzare il film, i fratelli e il loro staff degli effetti visivi svilupparono un gran numero di nuove tecniche, tra cui il più famoso bullet time, che permise loro di creare l’effetto del proiettile che procede nello spazio al rallentatore, usando la cinematografia virtuale per manipolare una serie di colpi immobili presi lungo la traiettoria del proiettile.



Matrix, che uscì il 31 marzo 1999, incassò all’incirca trenta milioni di dollari nel suo primo weekend. Infine ottenne circa mezzo miliardo di dollari a livello mondiale e quattro premi Oscar. Gli spettatori reagirono così al suo fantastico stile ultramoderno, tifando per i suoi eroi, il cui unico potere affidabile era la loro antiquata umanità:”I Wachowski hanno una sensibilità mitica,” Mi disse David Mitchell:”indossando storie antiche in abiti moderni, con una nuova lingua ed una nuova forma.” I fondamenti filosofici del film gli fecero ottenere un seguito da vero e proprio film di culto, senza contare poi gli innumerevoli studi accademici, con titoli come Il Neo-Materialismo e la Morte del Soggetto (titolo originale Neo-Materialism and the Death of the Subject, ndt) e Destino, Libertà e Premonizione (titolo originale Fate, Freedom and Foreknowledge, ndt). Il filosofo sloveno Slavoj Zizek ha scritto riguardo la trilogia di “Matrix”, ed ha titolato il suo libro in risposta all’11 settembre, Welcome to the Desert of the Real, una citazione dal film (Benvenuto nella tua Desertica nuova Realtà in italiano, ndt) che è, a sua volta, un’allusione ad una frase di Simulacra and Simulation di Jean Braudrillard.

I due ex lavoratori edili di Chicago divennero improvvisamente star dell’industria cinematografica mondiale. Nel contratto che firmarono con la Warner Bros., tuttavia, i Wachowski inclusero una clausola anti-conferenza stampa. Evitando i riflettori minuziosi dell’industria editrice, non hanno mai rilasciato interviste né fatto pubblicità; sono rimasti leali a Chicago, vicini alla loro famiglia:”Il mio desiderio dell’anonimato ha origine per due ragioni.” Mi disse Andy in un’e-mail:”L’avversione alla celebrità (Mi piace girare in un negozio di fumetti e nessuno mi riconosce) e il fatto che c’è qualcosa di amabilmente egualitario nell’anonimato. Sai, l’uguaglianza e cazzate varie.”

Con la mania di Matrix in pieno svolgimento, i Wachowski si trasferirono in Australia per girare la seconda e la terza parte della trilogia. Matrix: Reloaded e Matrix: Revolutions, usciti rispettivamente a maggio e novembre del 2003, incassarono più di un miliardo di dollari a livello mondiale, ma il processo produttivo fu notoriamente difficile; solo per le riprese ci vollero all’incirca trecento giorni. Oltre ai soliti stress dovuti alla realizzazione di un film (costruire un mondo dal nulla, dirigere centinaia di persone, avere a che fare con l’ego degli attori), la troupe ha dovuto far fronte a delle tragedie: due attori morirono prima di girare le loro scene; in seguito, un macchinista si suicidò. Su insistenza del suo capo, la fidanzata del macchinista andò a Bali con un amico per riprendersi, solo per assistere alla morte del suo amico nell’attacco terroristico del 2002, quando le bombe dei militanti islamici uccisero più di duecento persone.



Contemporaneamente Larry, che si era separato dalla moglie, stava avendo a che fare con la depressione ed era alle prese con la sua situazione sessuale. Durante la produzione, disse ad Andy che la ragione per cui andava a nuotare nella baia ogni mattina, anziché in piscina, era perché sperava in parte di essere falciato da una barca e in parte di essere attaccato da uno squalo:”Per anni non potevo nemmeno pronunciare le parole transgender o transessuale,” mi disse Lana:”quando cominciai ad essere consapevole della mia sessualità, sapevo che avrei dovuto infine dirlo ai miei genitori, a mio fratello e alle mie sorelle. Questa cosa m’infuse un terrore così grande che non riuscii a dormire per giorni. Sviluppai un piano che creai col mio terapista. Ci sarebbero voluti tre anni. Forse cinque. Ma un paio di settimane dopo la messa in atto del piano, mi chiamò mia madre.”.

Infatti, sentendo che c’era qualcosa che non andava, Lynne Wachowski andò in Australia il giorno seguente. La mattina dopo il suo arrivo, Larry le disse:”Sono un transessuale, sono una ragazza.” Lynne non capiva cosa gli volesse dire:”Ero lì quando sei nato.” Disse lei:”C’è una parte femminile in me.” Insistette Larry:”Ci sto ancora lavorando.” Lynne era distrutta in aereo, preoccupata di perdere suo figlio:”E invece, ho solo scoperto che c’è qualcosa in più dentro di te.” Le disse. Ron, che si recò subito lì, offrì il suo appoggio incondizionato, come fecero le sorelle di Larry ed Andy, che per un po’ ebbero dei sospetti.
Un paio di giorni dopo, la famiglia Wachowski andò a cena fuori a Sydney. Larry venne ribattezzato Lana e si vestì da donna. Un cameriere si riferì a Lana e Lynne chiamandole “signore”. Il giorno seguente, Lana si presentò a lavoro con la sua nuova identità, come se non fosse successo niente.
Ma la notizia si diffuse velocemente, e la blogosfera fu animata dai pettegolezzi. Tra le altre cose, l’elusività dei Wachowski venne, a quel tempo, interpretata come un tentativo di nascondere la vera identità sessuale di Lana. Quando Lynne e Ron ritornarono a Chicago, i reporter si erano accampati davanti la loro casa e quelli più sfacciati suonavano il campanello di tanto in tanto .
Alla fine, la stampa batté in ritirata. Lana portò a termine il suo divorzio e si incontrò, innamorandosi, della donna che divenne la sua seconda moglie, nel 2009:”Decisi di cambiare il mio aspetto esteriore per renderlo più vicino e in linea con la mia interiorità.” Mi disse:”Le mie paure più grandi erano tutte legate alla possibilità di perdere la mia famiglia. Non appena mi hanno accettato però, tutto il resto è diventato come un pezzo di torta. So che molte persone muoiono per sapere se ho una vagina costruita chirurgicamente oppure no, ma preferisco tenere quest’informazione riservata, lo sappiamo solo io e mia moglie.”.



“Ho incontrato per la prima volta i Wachowski nel dicembre 2009, mentre si trovavano nel bel mezzo della loro battaglia per trovare i finanziamenti per Cloud Atlas.” A disagio a causa dell’ozio dovuto all’attesa, stavano anche sviluppando Cobalt Neural 9, un progetto dovuto alla loro frustrazione nei confronti del governo Bush e delle guerre in Iraq e in Afghanistan. Incuriositi da come il primo ‘900 potesse essere visto in futuro, i Wachowski immaginarono un film-documentario ambientato ottant’anni nel futuro, ripensando al crollo del paese in un’auto-illusione imperiale. Al fine di scrivere una sceneggiatura per Cobalt Neural 9, i Wachowski stavano girando delle interviste con varie persone, da Arianna Huffington a Cornel West che, pensavano, potevano aiutarli a chiarire le loro preoccupazioni. Fui invitato a partecipare e mi fecero vestire come se stessi parlando nel 2090. Vestito come un Isaac Hayes bosniaco (con luci scintillanti attaccate al mio teschio, una maglietta psichedelica ed un ciondolo New Age), feci una sfuriata riguardo l’idiozia maligna del regime di Bush. Lana era seduta vicino la cinepresa, ponendo gran parte delle domande, mentre Andy si trovava da qualche parte al di là delle luci, con la sua voce che, occasionalmente, tuonava dal vuoto.

Normalmente avverto una perdita di fiducia stando in contatto con gente famosa, un’inevitabile convinzione che loro sappiano più di quanto sappia io, perché il mondo è in qualche modo più disponibile nei loro confronti. Ma sono andato splendidamente d’accordo coi Wachowski. Apparentemente non influenzati da Hollywood, non hanno mostrato segni di noia, sintomo comune della notorietà. Lana è stata una delle persone più colte che io abbia mai conosciuto; Andy aveva un sarcastico sense of humor; erano entrambi fan devoti dei Bulls. Condividevamo anche un credo militante nell’arte della narrazione ed un amore appassionato per Chicago.

Alla fine chiesi loro di darmi la possibilità di scrivere qualcosa riguardo la realizzazione di Cloud Atlas. Discussero a questo proposito e me la concessero. Da quel momento, inviarono la sceneggiatura a tutti gli studios più importanti, dopo che la Warner Bros. rifiutò di esercitare il suo diritto di opzione. Nessuno l’approvò, poiché Cloud Atlas sembrava troppo impegnativo e complesso. I Wachowski ricordarono alla Warner Bros. che anche Matrix era giudicato come troppo impegnativo, e che ci vollero all’incirca tre anni per ottenere il via libera e girarlo. Ma il meglio che lo studio poté fare per Cloud Atlas fu quello di tenere aperta la possibilità di comprare i diritti di distribuzione nordamericani, con un pagamento che avrebbe coperto una porzione del budget stimato.

Da dopo l’esperienza in Costa Rica, i Wachowski e Tykwer avevano visto la drammatica traiettoria della sceneggiatura come un’evoluzione a partire dalla cupidigia del sinistro Dottor Goose, per arrivare poi all’indispensabile civiltà di Zachry, con entrambi i personaggi che incarnano qualcosa dell’Uomo Qualunque. Tom Hanks, concordarono, “era l’ultimo Uomo Qualunque della nostra epoca”, “Il nostro Jimmy Stewart” (nome di numerosi personaggi famosi della storia americana, da qui la correlazione con l’Uomo Qualunque, ndt), come lo chiamò Lana. Inviarono la loro sceneggiatura ad Hanks, e lui accettò di incontrarli. Lungo il tragitto verso il suo ufficio a Santa Monica, i fratelli ricevettero una chiamata dal loro agente, che disse loro che la Warner Bros. aveva deciso di astenersi dallo stipulare un accordo di distribuzione. Cloud Atlas era stato sottoposto ad un processo di calcolo economico basato su dei modelli e gli incassi stimati erano troppo bassi. Secondo i Wachowski, il modello usato da loro è stato il film di Darren Aronofsky, The Fountain: L’Albero Della Vita (2006) (titolo originale The Fountain, ndt), perché era composto da tre storie differenti collocate in epoche diverse; The Fountain, che ebbe un’accoglienza variegata dalla critica, aveva perso all’incirca trenta milioni di dollari.

“Il problema del mercato della realizzazione dell’arte motivata è che i film che ottengono il via libera si basano su film del passato.” Mi disse Lana:”E dunque, così come la natura aborrisce il vuoto, alla stessa maniera il sistema aborrisce l’originalità, e l’originalità non può essere modellata a livello economico. Il modello per Matrix è stato,” come ricordano i Wachowski:”il film del 1995 Johnny Mnemonic, un flop con protagonista sempre Keanu Reeves.”.

Nel parcheggio fuori l’ufficio di Hanks, i Wachowski e Tykwer si scrollarono via di dosso le cattive notizie prima di entrare. Hanks aveva letto la sceneggiatura, ma non il libro:”La sceneggiatura non era accessibile.” Mi disse:”Le pretese che richiedeva al pubblico e a tutti gli altri e il rischio economico andavano oltre i limiti del possibile.” Ma era interessato a lavorare coi registi ed intrigato dalla sfida di interpretare sei ruoli differenti in un solo film. Hanks era nel bel mezzo della lettura di Moby Dick e, quando i registi si accomodarono, attaccò discorso con loro discutendo del capolavoro di Melville. Lana indicò il poster di 2001: Odissea Nello Spazio, che era appeso per puro caso al muro dell’ufficio di Hanks, e disse:”Moby Dick e questo, ecco ciò che vogliamo fare.” “Sono dentro.” Disse Hanks:”Quando iniziamo?” Ripensando all’incontro, Hanks mi disse che era rimasto particolarmente sorpreso dal fatto che i Wachowski “non si vergognassero affatto nel dire:<<Creiamo arte!>>”.



Con Hanks a bordo, i registi tornarono alla Warner Bros. per patrocinare la loro causa. Insistettero sul fatto che un progetto narrativamente complesso come Cloud Atlas non aveva precedenti né tantomeno un modello su cui basarsi. Presentarono la storia omnicomprensiva come una favola di redenzione, della continuità dell’essenziale bontà umana, per mezzo del quale atti individuali di gentilezza hanno imprevedibili ripercussioni. Avevano spaccato la storia in una semplice progressione:”Tom Hanks parte come una persona malvagia,” avevano affermato:”ma evolve attraverso i secoli, divenendo una persona buona.”. La Warner Bros. si fece convincere, e lo studio fu d’accordo per la distribuzione, ma con un’offerta minore rispetto a quella che i fratelli avevano sperato di ottenere.

Il budget stimato per il film si aggirava intorno ai centoventi milioni di dollari. L’unico altro denaro assicurato era stato fornito dal Fondo Generale Cinematografico Tedesco. I registi avevano cercato di ottenere degli investimenti da altre fonti europee, ma erano nuovamente sopraggiunti dei capovolgimenti quasi catastrofici:”Avevamo capito che non saremmo stati in grado di incrementare la quantità di denaro necessaria tramite i mezzi canonici, vendendo i diritti di distribuzione nei vari territori.” Mi disse Grant Hill, che aveva lavorato come produttore con i Wachowski a partire dai due sequel di Matrix:”Per questo motivo abbiamo iniziato a discutere coi distributori dell’equità nel progetto.” Alla fine, la produzione aveva arruolato un numero di investitori, inclusi quattro in Asia, i cui contributi raggiungevano la cifra totale di trentacinque milioni di dollari. Ma questa struttura di finanziamenti era per sua natura instabile. Con così tanti investitori separati, fornendo ciascuno di essi delle cifre relativamente piccole, l’intero progetto avrebbe potuto vacillare se uno di essi si fosse tirato indietro. Con una frequenza preoccupante, i registi dovevano pensare all’idea di arrendersi.”:”E’ difficile ricordarsi quante volte questo film sia morto e risorto.” Affermò Lana. Ogni volta rileggevano la sceneggiatura per vedere se valeva la pena continuare e ne uscivano più determinati, anche se dovettero revisionarlo per adattarlo al budget diminuito. Ma quello su cui non si sarebbero arresi, la portata e la complessità del progetto, era esattamente quello che preoccupava gli investitori:”Non mi sono mai fissato con qualcosa nella mia vita come con questo progetto.” Dichiarò Tykwer:”In effetti è quella cosa che ho aspettato sin da quando volevo diventare un regista.”.

Quando un’investitrice europea aveva dichiarato di voler contribuire al progetto per poi annunciare il suo ritiro tramite sms, i registi erano disperati. Ma in seguito, nell’inverno del 2010, i Wachowski inviarono la sceneggiatura a James Schamus, il direttore di Focus Features, lo studio cinematografico, divisione della Universal Pictures. Schamus li chiamò il giorno seguente e si offrì di gestire gli incassi internazionali del film. Leggendo la sceneggiatura, disse loro che avrebbe fatto ritornare alla mente dei telespettatori un’atmosfera simile a quella quando si vede 2001 per la prima volta. Schamus insegna teoria e storia cinematografica alla Columbia University. Mi disse che lì nel suo ufficio, il suo livello di eccitazione non era affatto compatibile con quello del papillon che indossava:”La vera genialità della sceneggiatura è che è esageratamente narrativa. Hanno cercato perlopiù di mantenere una situazione ricca di suspense in ogni piccolo blocco della narrazione. Hanno cercato di farti provare il genere di movimento propulsivo che ti fa venire voglia di ritornare a vederlo.”

Schamus ha escogitato un piano per pre-vendere il film durante l’edizione 2011 del Festival Internazionale di Cannes, a maggio. Lui e i registi hanno mostrato il film direttamente ad un pubblico di distributori:”Salimmo sul palco dell’Olympia Theatre di Cannes e spendemmo quarantacinque minuti discutendo in una delle più ridicole conversazioni da appassionati cinefili a cui si possa assistere.” Affermò Schamus:”Alla fine ero stordito.” Le trecento persone dell’industria cinematografica lì presenti sembrarono divertirsi anche loro, e poco dopo alcuni di loro si avvicinarono a Schamus per condividere il loro entusiasmo. Ma i numeri furono deludenti, raggiungendo a malapena i quindici milioni. La voce della mediocre prevendita si diffuse e spaventò un paio di investitori, abbastanza da spingerli ad abbandonare la produzione. Quando venne fuori la notizia delle partenze improvvise, si tirarono indietro altri investitori:”Il fatto che la gente pensi che il mondo del cinema funzioni come un mercato azionario è iper-frustrante.” Disse Andy:”Scommetti sul film che ti piace perché hai gusto. Non è come comprare il petrolio della Shell. Entri a far parte del commercio cinematografico perché ami i film, non perché ami il denaro.” Il budget stimato dovette quindi essere ridotto a circa cento milioni di dollari che, con tutti gli eventuali costi di finanziamento e le tasse, fecero calare il budget per le riprese ad ottanta milioni di dollari. Ciò però comunque ha reso Cloud Atlas uno dei più costosi film finanziati indipendenti di sempre. I Wachowski, oltre a differire le loro tasse dirette, hanno investito parte del loro stesso capitale nel progetto, scommettendo il loro sostentamento sul suo successo:”Nessun lavoro artistico può mai davvero attestare il suo grado di impossibilità.” Disse Lana. Uno dei film preferiti dei Wachowski è Tempo di divertimento (titolo originale Playtime, 1967, ndt) di Jacques Tati, per il quale Tati costruì un set raffigurante una parte di una piccola cittadina dei sobborghi di Parigi. Il progetto lo rovinò a livello finanziario e mise praticamente la parola fine alla sua carriera artistica. Tuttavia, i Wachowski non sono mai apparsi minimamente intimiditi dai rischi di Cloud Atlas:”Quando subisci una raffica di calamità, la calamità comincia a perdere il suo peso emotivo.” Affermò Andy, con un’alzata di spalle.

A partire da giugno 2011, il cast comprendeva, oltre ad Hanks, Halle Berry, Susan Sarandon, Jim Broadbent, Hugh Grant, Hugo Weaving e la star coreana Doona Bae. I Wachowski si trasferirono a Berlino per unirsi a Tykwer, con i finanziamenti ancora soggetti a frequenti mutamenti. Lana ed Andy diressero la trama del XIX° secolo e le due del futuro, mentre Tykwer diresse le trame ambientate negli anni ’30, ’70 e nel presente. Il piano era di lavorare con due troupe differenti ma, allo stesso tempo, di collaborare strettamente.



In prossimità del Giorno del Ringraziamento, visitai il set di Babelsberg e presi posto dietro i Wachowski, mentre giravano una scena della trama successiva alla Caduta, in cui Zachry, impersonato da Tom Hanks, conduce Meronima (nome originale Meronym, interpretata da Halle Berry, ndt), una degli ultimi membri di una tribù nota come i Preveggenti, popolo che ha ancora in parte accesso alla tecnologia precedente alla Caduta, ad un centro abbandonato di comunicazione via satellite, dove lei spera di inviare una richiesta di aiuto per salvare la sua gente. Vecchio Georgie (nome originale Old Georgie, interpretato da Hugo Weaving, ndt) un diavolo stralunato di cui Zachry non riesce a liberarsi, cerca insistentemente di ucciderla. (Oltre a Zachry e al malevolo Dottor Goose, Hanks impersona anche un ladro albergatore negli anni ’30, uno scienziato nucleare negli anni ’70, un teppista autobiografo nel presente ed un attore che interpreta Timothy Cavendish in un film del XXII° secolo.).



Quel giorno la Berry stava male a causa di un raffreddore, in aggiunta al piede indolenzito, e quindi i Wachowski lavorarono sui primi piani di Hanks e Weaving, sperando che lei nel frattempo si sentisse meglio, abbastanza da poter girare nel pomeriggio. Non c’era ansia sul set, all’apparenza. I Wachowski erano disinvolti e rilassati. Venne aggiunta una seconda cinepresa, e discussero riguardo la sua montatura col direttore della fotografia, John Toll, vincitore del premio Oscar nel 1995 per Vento Di Passioni (titolo originale Legends Of The Fall, ndt). Hanks era seduto sulla sua sedia, intrattenendo un membro della troupe:”Lavoro gratis e vengo pagato per aspettare.” Affermò in maniera arguta, citando Orson Welles. I Wachowski decisero di utilizzare le lenti da 50 e 100 mm., per filmare alcuni primi piani estremi e poche “angolature alla Batman” (tecnica di ripresa in primo piano, utilizzata per mettere più a fuoco le emozioni e le tensioni del personaggio in questione; chiamata così perché venne largamente usata nella serie tv Batman del 1966, ndt). Lana salì su una scala per puntare il mirino al di sopra della controfigura di Hanks. Scherzò con un assistente operatore, mentre Andy, con indosso una maglia dei Motörhead, attaccava a dare ogni suggerimento ad un membro della troupe con le parole:”Potrebbe andare davvero bene...” Quando ho chiesto come mai era sempre Lana a guardare attraverso il mirino, mentre Andy copriva le linee visuali e tutta l’architettura del set inclusa nelle riprese, rimasero sbalorditi per la domanda. Mitchell, parlando di loro, li chiama “operazione aquilone”:”Andy è ancorato a terra a maneggiare il filo, mentre Lana è lassù, a fare i giri della morte.”

Ron Wachowski ricorda quando andò a vedere i suoi figli mentre giravano una scena sul set del film Bound. Senza aver discusso di nulla tra loro, Larry ed Andy si alzarono dalle loro sedie per parlare separatamente con gli attori ed in seguito si risedettero senza dire una sola parola. L’uno sapeva già ciò che l’altro aveva detto:”Hanno la stessa immagine stampata in mente senza parlare.” Mi disse:”Vidi due corpi ed un solo cervello.” La frase “due corpi ed un solo cervello” viene spesso spiegata dalle persone che hanno lavorato coi Wachowski. Secondo James McTeague, che fu il loro aiuto regista per i film di Matrix:”C’è un po’ di mistificazione in tutto questo. L’unione della mente emerge tramite la cinematografia.” I fratelli sviluppano insieme le loro idee, giungendo ad una visione comune dopo un lungo processo di negoziazione creativa, in modo che, quando si trovano poi sul set, ogni possibile divergenza è stata appianata. Semmai, la loro relazione è migliorata da quando Larry è diventato Lana:”E’ molto più facile lavorare con lei che con Larry.” Mi disse Andy:”Comprensibilmente, Larry aveva dei problemi, ma si poteva sfogare con la gente, ovvero con me. Lana invece ha una mente molto più aperta.” “E’ il miglior matrimonio che io abbia mai visto.” Ecco come la vede Ron Wachowski.

Se i Wachowski hanno contratto una sottospecie di matrimonio, allora il loro cast e la troupe sono la loro famiglia. (Verso la fine delle riprese, Hanks arrivò addirittura a chiamarli mamma e papà.) Steve Skroce, che ha creato bozzetti per loro sin dagli inizi della trilogia di Matrix, mi disse:”Dopo il successo del primo Matrix, riuscirono ad accumulare punti al box office, coi videogame, ecc. Organizzarono una cena in questo grande ristorante italiano di Santa Monica dove vennero invitati tutti i loro collaboratori chiave. Per ogni posto a sedere c’era una busta dorata con un assegno al suo interno. Non so dirti chi ottenne cosa, ma so per certo che ciò che ricevetti andava ben oltre la somma che io avrei mai potuto immaginare o sperare di ottenere.”

Sul palco 9 di Babelsberg, su uno dei due monitor, Weaving, nei panni del diavolo Vecchio Georgie, stava ora sibilando:”Bugie... Nient’altro che bugie,” mentre il labbro inferiore di Hanks tremava. Nella sceneggiatura, molte cose dipendono dalla scelta di Zachry di obbedire o no all’ordine di Vecchio Georgie di uccidere Meronima, quindi Hanks ha attraversato una serie di riprese, esplorando il suo coinvolgimento morale. Quando Vecchio Georgie consiglia a Zachry di “tagliarle la gola”, Weaving ha gustato la succosità dei sibili, e i registi hanno riso con gioia. Il set era rudimentale: la sala di controllo del centro di comunicazione via satellite sarebbe stato completato con delle immagini generate al computer, immaginate dai Wachowski fin nei più piccoli dettagli. Nella scena nella sala di controllo, ad esempio, fa la sua apparizione un orison (traduzione letterale orazione/preghiera, ndt), una specie di telefono super-intelligente a forma d’uovo capace di riprodurre proiezioni in 3D, che Mitchell ha inventato per i capitoli avveniristici. Tuttavia i Wachowski hanno dovuto evitare di riprodurre la scomoda realtà in cui i personaggi scorrazzano con oggetti a forma d’uovo in tasca; il fatto che questo avrebbe potuto rappresentare un problema non aveva mai attraversato la mente di Mitchell:”Il dettaglio nel romanzo è come un albero morto. Un dettaglio eccessivo è tuo nemico.” Mi disse Mitchell, stringendo il nemico immaginario tra pollice ed indice:”Nel film, se vuoi mostrare qualcosa, va prima di tutto disegnato.” La soluzione dei Wachowski è stata la seguente: l’orison è piatto come un portafoglio ed acquisisce una terza dimensione solo quando viene girato. Mitchell, che è sempre stato tenuto al corrente durante il processo produttivo (tra l’altro appare anche in un cameo nel film), è rimasto infantilmente eccitato per via della “toccante precisione” dei registi:”Mi sono sentito come Augustus Gloop nella fabbrica di Willy Wonka.” Mi disse:”Ho assistito ad una lunga sequela di decisioni che io non ho mai dovuto prendere mentre scrivevo il libro. So che, intellettualmente, è un rimpiazzo, ma non lo sento affatto come una sconfitta.”

In quel momento Weaving aveva abbassato il tono di voce per raggiungere le estreme gamme sonore del sussurro, con la sua lingua minacciosamente vicina all’orecchio di Hanks:”Per quanto a lungo tu possa continuare, resta proprio qui e permetti ad uno straniero di gettare nel tanfo le tue convinzioni, su e giù, dentro e fuori!” I Wachowski si scambiarono occhiate e cenni del capo, mentre il volto di Hanks era serrato in uno sguardo risoluto, nel momento in cui usciva dall’obiettivo.



Alla fine, Ralph Riach si riprese dalla malattia e fu in grado di terminare le sue scene. La produzione sforò di un paio di giorni, e le riprese di Cloud Atlas vennero terminate a dicembre. A marzo i Wachowski e Tykwer tornarono a Los Angeles per mostrare una selezione lunga centosettanta minuti del film ai dirigenti della Warner Bros. a Burbank. Un piccolo gruppo prese parte alla proiezione mattutina, incluso Jeff Robinov, ex agente dei Wachowski ed attuale presidente della Warner Bros. Pictures Group. I registi erano nervosi, non solo perché molto dipendeva dalla reazione dei grandi capi dello studio, ma anche perché i dirigenti di Hollywood non erano il loro pubblico ideale. Se quello a cui miri è un’originalità ribelle, gli uomini in giacca e cravatta dovrebbero avere difficoltà ad amare e capire il tuo lavoro. I registi introdussero il film e poi lasciarono la sala di proiezione. Quando il film fu terminato, i dirigenti li scovarono in un ufficio accanto e scoppiarono in uno spontaneo scroscio di applausi:”Finora non era mai successo.” Affermò in seguito Lana, scuotendo incredula la testa:”Magari” aggiunse:”l’applauso si potrebbe trasformare in un’entusiastica campagna di marketing, iniziando dall’inserimento del trailer di Cloud Atlas prima de Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno, l’uscita più importante della Warner per l’estate 2012.” (Ma in realtà, non se n’è fatto nulla.)

I Wachowski mi avevano detto che uno dei momenti più orgasmici nella produzione cinematografica è mostrare un film ai loro amici e alla loro famiglia. Ho assistito a quella proiezione, sempre lo stesso giorno. Mi sono reso conto che Cloud Atlas sarebbe il film perfetto per un orgia cinematografica per la famiglia Wachowski. Mi è sembrato pronto ad accompagnare il pubblico in un’era di cinematografia basata sull’avventura fantasiosa, ben oltre lo stupido nichilismo di Transfomers o Resident Evil. Il film ha cautamente guidato lo spettatore attraverso le sue sei trame con appena una scarsa familiarità, abbastanza intrigante, mentre è riuscito, quasi miracolosamente, a creare un senso di connessione tra la miriade di personaggi, conservando l’idea di Mitchell di universalità di amore, dolore, perdita e desiderio. Doona Bae, che interpreta (tra gli altri) Sonmi~451, la clone (termine inglese fabricant, ndt) che si evolve raggiungendo la totale umanità nel 2144, è stata una rivelazione. L’audacia formale dei Wachowski, bilanciata con una commovente redenzione, è stata l’abbinamento perfetto con la regia precisa e la splendida musica di Tykwer. (Lui e i suoi partner musicali hanno composto la colonna sonora di Cloud Atlas già prima che iniziassero le riprese). Oltre agli applausi per questa proiezione, ci sono state lacrime ed abbracci trionfanti. I Wachowski e Tykwer erano visibilmente commossi. Il loro shuttle aveva raggiunto il suo porto cosmico. (Il film verrà proiettato in anteprima al Toronto Film Festival a settembre, mentre uscirà in America il 26 ottobre.)

Lo scorso autunno, la produzione di Cloud Atlas ha passato sei settimane nella location di Maiorca. I Wachowski hanno girato le scene a bordo della Profetessa, la goletta su cui è ambientata gran parte della trama del XIX° secolo. Le riprese avevano incontrato delle difficoltà: il tempo non collaborava, la nave era difficile da manovrare, girare nei suoi spazi angusti era difficile, ma nonostante tutto Lana ebbe, come disse lei:”un’autoconsapevolezza di memorie crescenti... Un senso di testimonianza”, qualcosa di straordinario. Prima più che mai, era convinta che l’esperienza di girare Cloud Atlas sarebbe stata speciale.

Un giorno, i fratelli avevano programmato delle riprese da un elicottero di una montagna lì vicino. Andy e Lana speravano di scendere in picchiata dall’alto con una macchina aerofotografica ma, mentre l’elicottero stava salendo, un ammasso di nuvole si spostò verso di loro e i Wachowski, insieme alla troupe per le riprese, si ritrovarono perduti in mezzo al biancore. Mentre aspettavano che le nuvole dense si diradassero, l’elicottero salì al di sopra di esse:”Il sole era di colore giallo butterscotch” (una caramella a base di zucchero e burro, ndt) ricordò Lana:”Ed ovunque c’era, sai, un atlante di nuvole.” Lei ed Andy osservarono il panorama celestiale finché non si aprì un buco nel banco di nuvole e l’elicottero fu in grado di inabissarsi attraverso di esso per andare in basso a scoprire il panorama lussureggiante del loro mondo immaginario.


Attendiamo con ansia Cloud Atlas ed anche il loro futuro film, in uscita nel 2014, Jupiter Ascending.


INCURSIONI CINEMANIACHE

Fan Page Ufficiale Facebook:

Profilo Ufficiale Twitter: