mercoledì 31 ottobre 2012

Un comico e tenebroso Halloween!

Cosa farete oggi per Halloween? Uscirete o resterete a casa? Avete intenzione di passare una serata con gli amici o i familiari vedendo un film horror tutti insieme? Oppure pensate di uscire sul tardi e di vedere prima qualcosa di terrificante?
Allora ecco i miei consigli per questa serata magica! Tre film adatti a fasce d'età differenti, in modo che ognuno possa restare soddisfatto!
Iniziamo!

HOCUS POCUS: TRE SORELLE SCATENATE (1993)



Hocus Pocus narra la storia delle sorelle Sanderson, interpretate da Bette Midler, Sarah Jessica Parker e Kathy Najimy, tre potenti streghe malvagie condannate alla forca nel 1693 per aver ucciso numerosi bambini del villaggio di Salem, in modo da riconquistare la giovinezza. Le tre, prima di morire, scagliano una maledizione sui cittadini, dicendo che un giorno, quando un vergine avrebbe acceso la candela dalla fiamma nera, durante la notte di Halloween, le avrebbe riportate in vita. Non c'è bisogno di dire che ciò accadrà e ai giorni nostri! Grazie al giovane Max, accompagnato dalla sorellina Dani e dalla ragazza dei suoi sogni Allison, le tre sorelle tornano in vita in cerca di altri bambini per completare l'incantesimo e conquistare l'eterna giovinezza, divenendo immortali. Toccherà ai tre ragazzi dunque evitare il peggio e fermare le streghe una volta per tutte!


A chi consiglio questo film: a tutta la famiglia, dai più grandi ai più piccini! Presenta tantissime scene comiche, tipicamente disneyane. Buon divertimento e buona visione!

Ecco uno stralcio in lingua inglese del film. Le tre sorelle cantano una canzone stregata, conosciuta da tutti gli amanti del mondo Disney: I Put A Spell On You!


L'ULTIMO DEI TEMPLARI (2011)


Passiamo a qualcosa di più impegnato e già meno adatto ai bambini: L'Ultimo Dei Templari (il titolo presenta uno dei soliti orribili strafalcioni delle traduzioni cinematografiche italiane, dato che non appare nessun Templare nel film!).
Il film si svolge nel XIII secolo: un cavaliere teutonico di nome Behman, interpretato dal mitico Nicolas Cage, diserta dalle crociate insieme al suo amico, il fido Felson, interpretato dall'onnipresente Ron Perlman perché scopre gli orrori che i Cristiani stanno compiendo in Medio Oriente, uccidendo non solo soldati musulmani, ma anche persone innocenti.
Vengono in seguito catturati, dopo il ritorno in Europa, dalla Chiesa e condannati a morte se non porteranno a termine una missione: scortare un monaco di nome Debelzaq ed una fantomatica ragazza, nota come la Strega Nera, all'abbazia di Severac, dove i monaci conservano l'ultima copia del Libro di Salomone, una raccolta di tutti i rituali cristiani, tramite il quale la giovane verrà esorcizzata ponendo fine alla peste che ha scatenato. I due protagonisti, accompagnati anche dal nobile Eckhardt, dal giovane Kay e dal ladruncolo Hagamar, dubiteranno continuamente della veridicità delle voci riguardanti la ragazza, finché non vivranno avvenimenti sconcertanti e terribili lungo il tragitto. Chi avrà ragione: la Chiesa che intende condannare la potenziale strega o la giovane che cerca continuamente di dimostrare la propria innocenza agli occhi dei cavalieri?


A chi consiglio questo film: ad un pubblico adolescente ed adulto, i bambini potrebbero intimorirsi per le scene macabre presenti nella pellicola. Buona visione!

Ecco il trailer italiano del film:


WOLFMAN (2010)


Passiamo a quest'ultimo film: Wolfman è il remake del film del 1941 chiamato L'Uomo Lupo, sempre della Universal Pictures. Narra la storia di Lawrence Talbot, interpretato dal tenebroso Benicio Del Toro, famoso attore teatrale alla fine del XIX secolo che fa ritorno a Blackmoore, il suo paese natale in Inghilterra, su richiesta della sua giovane cognata Gwen, interpretata dalla bella Emily Blunt, dopo la misteriosa scomparsa del suo fratello minore. L'uomo scoprirà, grazie all'aiuto del suo vecchio padre, Sir John Talbot, interpretato dal veterano Anthony Hopkins, e alle antiche leggende gitane, che suo fratello è stato fatto a pezzi ed ucciso da una creatura malvagia, metà uomo e metà lupo, che si aggira nei dintorni della cittadina sperduta nelle campagne inglesi. Andando a caccia di questo essere, sfortunatamente Lawrence verrà morso e diverrà a sua volta quello che lui stava cacciando tanto caparbiamente: un lupo mannaro. Dovrà vedersela da una parte col detective Aberline di Scotland Yard, interpretato dal talentuoso Hugo Weaving, inviato da Londra per risolvere il caso, e dall'altra con la sua maledizione che non ha pietà degli innocenti massacrati lungo il cammino. Appoggiato solo ed esclusivamente dalla giovane Gwen, Lawrence dovrà porre rimedio allo scempio che causerà ed annientare una volta per tutte quest'orrenda maledizione millenaria. Ci riuscirà?


A chi consiglio questo film: assolutamente ad un pubblico maggiorenne. E' un film ricco di scene splatter, violente e crude e chi è troppo sensibile potrebbe restare turbato. Buona visione!

Ecco il trailer italiano:


Bene, i miei consigli per passare un comico e tenebroso Halloween sono finiti! Vi auguro una buonissima serata e buon divertimento!
Non prendetemi per un "americanista", dato che molti italiani affermano di odiare Halloween perché non è una festa appartenente alla nostra cultura o, peggio ancora, un "inno a Satana". Semplicemente vedo questa ricorrenza per ciò che è, ovvero un buon momento per stare insieme e divertirsi!
Quindi ricordate che se non reciterete questa filastrocca riceverete brutti scherzi stanotte! (Lo so, forse sono troppo grande per queste cose, ma mi piace tanto!)

"Trick or treat,
Smell my feet!
Give me something good to eat!"

Bye bye and happy Halloween!


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Dedicato a tutti quelli che stanno scappando...

La vita a volte diventa incomprensibile. Sbandiamo nei giorni. 
Non ci spieghiamo nemmeno come riusciamo a viverli quei giorni.
Poi un ricordo, un amico o semplicemente l'istinto di sopravvivenza ci dicono di correre. Fuggire da quella realtà. Perché cambiare la situazione che si sta vivendo è maledettamente più difficile. O forse non è possibile farlo.

Queste sono le idee alla base della trilogia della fuga di Gabriele Salvatores.
Sto parlando di Marrakech Express, Turnè e Mediterraneo. Questi film penso siano tre delle migliori pellicole del cinema contemporaneo italiano.
Alla base della trilogia c'è l'idea del viaggio come sinonimo di fuga da una realtà che consapevolmente o inconsapevolmente delude. Poi c'è l'amicizia, spesso motore di quel cambiamento necessario.
I cast dei tre film sono eccezionali, molti gli attori feticcio del regista napoletano, da Diego Abatantuono a Claudio Bisio, da Gigio Alberti a Giuseppe Cederna.
Ogni film contiene tante scene memorabili e molte perle di saggezza.


"Ci hai mai pensato al fatto che saremo gli ultimi che hanno i ricordi in bianco e nero?

Le foto dei nostri genitori, quelle delle vacanze, i programmi della televisione...
Ma chi se li ricorderà più? <<La Nonna del Corsaro Nero>>...<<Belfagor>>.
Siamo una tribù in via di estinzione, altro che balle."


Marrakech Express è del 1989.
Quattro amici, ultra trentenni, decidono di partire per aiutare il quinto del gruppo arrestato in Marocco per detenzione di hashish.
Sulle note de L'anno che verrà di Lucio Dalla, i quattro, tornando a casa, comprenderanno di non aver cambiato il mondo e nemmeno le loro vite. Tante scene indimenticabili, eccone alcune:

La cioccolata e l'accrocchio:


Si parte...e il fumo?



La scena più divertente del film è sicuramente quella della partita Italia - Marocco, giocata nel deserto. La scena è stata ripresa anche in Tre uomini e una gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Italia - Marocco...ce la giochiamo a calcio:


"Uno passa la vita a farsi dire che prima è troppo giovane, poi dopo diventa troppo vecchio...Ci sarà una fase centrale in cui uno deve correre, no?"

Turnè, 1990: un roadmovie in giro per l'Italia.
Due attori, amici, innamorati della stessa donna. Ironia e malinconia ben equilibrate tra di loro per il film più riflessivo della trilogia. E se una donna non sa scegliere, per fortuna c'è l'amicizia.
Mi sono innamorata di questo film dalla scena iniziale:

L'inizio del viaggio:




"Avevamo tutti, più o meno, quell'età in cui non hai ancora deciso se mettere su famiglia o perderti per il mondo..."


Mediterraneo è del 1991. Vincitore dell'Oscar come Miglior Film Straniero nel 1992.
Otto soldati italiani, durante la seconda guerra mondiale, vengono inviati in un'isoletta greca di dubbia importanza strategica. Ci rimarranno tre anni. Il mondo si dimentica di loro e loro si dimenticano del mondo. Di quel mondo in conflitto e allo sbando. Tornati a casa, in Italia, rimpiangeranno la libertà del Mediterraneo.
Secondo me, il film più bello di tutta la trilogia. Alcune scene:

Una razza una faccia:



Mi si secca il colore:


Anche in questo film troviamo una partita di calcio, ed è un po' come la fine delle vacanze.

Ti sto ipnotizzando nasino?



Gli anni trascorsi sull'isola non sono pesati ai soldati, anzi. Devono tornare a casa, la vita adulta attende di essere vissuta. C'è da fare l'Italia.

Minchia, tre anni!



Termino con due delle scene più belle del film:

Il senso della vita secondo Lorusso:


Una serata particolare:


Buona fuga!

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martedì 30 ottobre 2012

And the Oscar goes to...


Spero che questo post non risulti troppo zuccheroso, tipo l'intro del film Love Actually.
Nel caso lo diventasse...siete avvisati ;)

Ho un'insana fissazione per la notte degli Oscar, non tanto per i film o lo show in sé, ma per i discorsi degli attori nel momento della vittoria, per vedere la commozione sui loro visi e per assaporare delle emozioni genuine.
Quindi voglio fare una rapida carrellata dei discorsi più belli, divertenti o emozionanti della storia degli Oscar, secondo me. Se avete dei vostri discorsi preferiti, scrivetelo nei commenti.

So...let's start!


Penso che uno dei discorsi più emozionanti mai pronunciati durante la notte degli Oscar sia quello di Sidney Poitier in occasione del conferimento dell'Oscar alla carriera nel 2002. 


Ed ecco la traduzione:

"Sono arrivato ad Hollywood all'età di 22 anni, in un'epoca molto diversa da oggi. Un tempo in cui le probabilità che io potessi essere qui, stasera, cinquantatré anni dopo, non sarebbero state a mio favore. Allora non era stata tracciata alcuna via per dove io sperassi di andare. Nessun percorso visibile che potessi seguire. Nessuna consuetudine a cui accordarmi. Eppure sono qui stasera al termine di un viaggio che, nel 1949, sarebbe stato considerato praticamente impossibile. E, difatti, nulla si sarebbe messo in moto se non vi fosse stato un numero inestimabile di scelte coraggiose ed altruistiche intraprese da un manipolo di creatori visionari americani: registi, scrittori e produttori, ciascuno con un forte senso di responsabilità civile verso l'epoca in cui viveva. Ciascuno senza paura di consentire alla propria arte di riflettere le proprie visioni e i propri valori - etici e morali - e per di più, riconoscerli come propri. Erano consapevoli delle difficoltà che si ergevano di fronte a loro, i loro sforzi furono immani e con ogni probabilità avrebbero potuto rivelarsi troppo faticosi per farcela. Nondimeno essi perseverarono, comunicando attraverso la propria arte alla parte migliore di ciascuno di noi. E io ho beneficiato dei loro sforzi; l'industria del cinema ha beneficiato dei loro sforzi; l'America ha beneficiato dei loro sforzi; e in misura maggiore e minore anche il mondo ha beneficiato dei loro sforzi. Per cui è con rispetto che io condivido questo grande onore con Joe Mankiewicz, Richard Brooks, Ralph Nelson, Darryl Zanuck, Stanley Kramer, i fratelli Mirish, specialmente Walter, la cui amicizia si colloca nel pieno centro di questo momento. Guy Green, Norman Jewison, e tutti gli altri che hanno offerto un contributo nel modificare la sorte, per me e per altri. Senza di loro, questo momento così memorabile non avrebbe mai potuto esserci e i tanti giovani eccellenti attori che sono seguiti in maniera ammirevole avrebbero potuto non esserci, come invece ci sono, e non avrebbero potuto arricchire la tradizione del cinema americano, come invece hanno potuto. Io accetto questo premio in memoria di tutti gli attori ed attrici afroamericani che sono venuti prima di me, durante gli anni difficili. Coloro sulle cui spalle ho avuto il privilegio di sedere e vedere dove sarei potuto andare. Il mio amore e il mio ringraziamento alla mia meravigliosa, meravigliosa moglie, i miei figli, i miei nipoti, il mio agente nonché amico Martin Baum e, infine, a tutti coloro del pubblico, in tutto il mondo, che hanno riposto la loro fiducia nel mio giudizio come attore e regista. Io ringrazio ciascuno di voi per il vostro supporto durante tutti questi anni. Grazie."


Quella serata è diventata ancora più magica con la vittoria di Denzel Washington; è il secondo Oscar per l'attore e lo vince nella categoria Miglior Attore Protagonista. Nell'acceptance speech è doveroso il riferimento a Sidney Poitier; definirlo commovente è poco.


"Quarant'anni per ottenere questo premio in questa città, e anche a lui hanno affibbiato questo problema! Ti darò sempre la caccia e seguirò sempre i tuoi passi Sidney perché non potrei fare niente di meglio...Dio ti benedica."


Le due "esibizioni" più divertenti sono sicuramente quelle di Whoopi Goldberg e Cuba Gooding Jr.
Whoopi ammette candidamente di aver sempre desiderato l'Oscar e che non vedeva l'ora di riceverlo!


"Sin da quando ero una bambina volevo questa statuetta...voi non lo sapete. Mio fratello non mi sopportava più e mi ha detto: puoi farcela questa volta, insieme a mia madre e a qualcun altro che mi sta guardando adesso."

Cuba Gooding Jr. invece è l'unico che ha continuato il suo discorso anche quando l'antipatica orchestra ha iniziato a suonare per segnalargli che il tempo a sua disposizione era finito. E il simpatico Cuba non solo ha continuato a parlare ma si è davvero scatenato sul palco ringraziando tutti, da Dio a Tom Cruise. Per la sua folle gioia oltre all'Oscar si è guadagnato una standing ovation!


Per la sezione orgoglio latino non possono mancare ovviamente Javier Bardem e Penelope Cruz.
Javier è molto veloce nel suo discorso...vediamolo:

Vince l'Oscar per il film Non è un paese per vecchi e ringrazia i registi, i fratelli Coen, per avergli fatto indossare la parrucca più brutta della storia! E poi si lascia andare alla dedica dell'Oscar, ovviamente in spagnolo. E secondo voi a chi dedica la statuetta? Alla mamma e alla Spagna.
E i due attori iberici non a caso ora formano una coppia. Il discorso di Penelope Cruz è quasi identico: anche lei, dopo aver ringraziato i registi che hanno creduto in lei sin dall'inizio come Pedro Almodovàr, ad un certo punto parla in spagnolo; dedica l'Oscar alla sua famiglia e ricorda la sua infanzia trascorsa nella città di Alcobendas, dove sognare era un lusso. Ma la futura attrice rimaneva sveglia fino a notte fonda per seguire la notte degli Oscar in TV. Aggiunge anche che l'arte è un linguaggio universale e bisogna fare di tutto per proteggerlo.


Sono a tutta famiglia i discorsi di Reese Whiterspoon e Kate Winslet.
Reese vince l'Oscar per Walk the line - Quando l'amore brucia l'anima, dove interpreta accanto a Joaquin Phoenix la coppia Johnny Cash - June Carter.


Entusiasta del personaggio che ha interpretato, "Ringrazio T. Bone Burnett per avermi felicemente aiutato a realizzare uno dei sogni della mia vita: diventare una cantante country!" Ringrazia poi il suo co-partner nel film, e passa alla famiglia. I genitori che l'hanno sempre supportata e il marito (ora ex...) e i figli "che dovrebbero essere a letto". I valori che la nonna le ha trasmesso li ha ritrovati impersonando June Carter che diceva: "Sto solo cercando di fare la differenza".
L'attrice inglese, invece, riceve l'Oscar per la magnifica interpretazione in The Reader.


"Ho scritto la prima versione di questo discorso quando avevo probabilmente otto anni, davanti allo specchio del bagno e questa (indicando la statuetta) era una bottiglia di shampoo. Ma non è una bottiglia di shampoo adesso!"

I ringraziamenti alla famiglia sono divertenti: non riuscendo ad individuare i genitori in platea, l'attrice chiede al padre di fischiare! Li individua e parte l'applauso divertito del pubblico.

La più dolce, commossa, sorpresa e senza parole è senz'altro l'adorabile Marion Cotillard.


L'attrice francese non aveva rivali: la sua Edith Piaf è stata extraordinaire ! Ringrazia il regista del film: "Olivier cosa mi hai fatto? Maestro Olivier Dahan you rock my life!" Non sapendo cosa dire ringrazia la vita, l'amore e dice che è vero che ci sono gli angeli in quella città, riferendosi a Los Angeles.
Più esuberante è stato sicuramente Jean Dujardin.


L'attore premiato per il film muto The Artist, con un delizioso accento francese dice "Amo il vostro paese!" E dopo un breve excursus sulla prima notte degli Oscar nel 1929 che durò 15 minuti, dice di essersi ispirato per il ruolo al divo del muto Douglas Fairbanks e primo presidente dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences. E citando il regista italo-americano Joseph Valentine, in francese esclama "Wow! Che vittoria geniale!"

Il più commovente è sicuramente quello di Adrien Brody, che riceve l'Oscar per Il pianista di Roman Polanski.


Tutti in platea si alzano, contenti della sua vittoria.
Dopo un bacio a sorpresa con Halle Berry che l'ha premiato, l'attore dice che non aveva compreso che fosse stato nominato il suo nome.

"Non ho preparato un discorso, perché ogni volta che lo preparavo non vincevo! Ci sono momenti nella vita nei quali sembra che ogni cosa abbia un senso. Questo non è uno di quelli!"

Si commuove quando ringrazia la madre. Quando ringrazia il regista e poi quando  l'orchestra comincia a suonare, la ferma. E per fortuna, perché Adrien ha qualcosa di importante da dire: ricorda i terribili anni del secondo conflitto mondiale, durante i quali è ambientato il film, e si ricollega ai tempi moderni sperando nella pace.

Come dimenticare la mitica Meryl Streep? Quest'anno ha vinto il suo terzo Oscar su 17 nominations ricevute nell'arco della sua carriera. Insomma detiene il record di più nominations ricevute da un attore nella storia del premio.
Divertentissimo il suo discorso:


"Oh mio Dio! Ma dai! Grazie mille! Grazie! Grazie! Quando ho sentito il mio nome ho immaginato l'America che diceva <<Oh no! Ma dai! Perchè? Lei? Ancora?>> Ma, vabbè!"

E dopo continua dicendo di voler ringraziare per primo il marito perché altrimenti alla fine partirebbe la musica! Insomma, sempre la malefica orchestra.


Ed infine un po' di orgoglio italiano: Federico Fellini e Roberto Benigni.



Ad accoglierlo un pubblico che non vuole smettere di applaudire. 
Il discorso del maestro Fellini, con un inglese dall'accento romagnolo, è famoso per il grazie Marcellino che sei venuto fin qui! rivolto a Mastroianni, che insieme a Sofia Loren gli consegna l'Oscar alla carriera, e lo Stop crying! rivolto a Giulietta Masina, la sua carissima moglie e attrice in tanti suoi film.

Cosa dire di Roberto Benigni?



Come sempre Benigni diverte, sorprende e smuove l'ingessata cerimonia degli Oscar.


Tutti entusiasti della sua vittoria, l'onnipresente Sofia Loren commossa fino alle lacrime. Ringrazia la mamma e il babbo per avergli donato la povertà. Dedica la statuetta a chi gli ha ispirato il film, a coloro che hanno dato la vita e non ci sono più.
E citando Dante, l'amor che muove il sole e l'altre stelle, dedica il premio anche alla moglie Nicoletta Braschi.

Hollywood è dove i sogni si avverano...o si vedono in TV.

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Primo complemese...grazie a tutti!




Oggi Incursioni Cinemaniache compie un mese!



Ringraziamo tutti per averci letto in questo primo mese di avventura nel mondo del cinema e della televisione, sperando vorrete rimanere ancora in nostra compagnia =)


Grazie!


The Conoscitore Brothers


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lunedì 29 ottobre 2012

Il futuro dei Wachowski si chiama "Jupiter Ascending"

Venerdì scorso è uscito in America il loro ultimo film, Cloud Atlas; non si sanno ancora esattamente i dati del botteghino che i due registi già sono proiettati verso il futuro. Sto parlando di Andy e Lana Wachowski, un tempo noti sotto lo pseudonimo di Fratelli Wachowski, mentre ora, dopo la fine della transizione sessuale di Larry in Lana, il loro nuovo nome di battaglia è Nave Spaziale Wachowski (in inglese Wachowski Starship).


Dopo la presentazione di Cloud Atlas, co-scritto e co-diretto col regista tedesco Tom Tykwer, al Toronto Film Festival dove hanno ricevuto una standing ovation di dieci minuti e della proiezione a sorpresa del film al Fantastic Fest di Austin in Texas, il duo di Chicago si è già messo all'opera per realizzare una serie TV, chiamata momentaneamente Sense8, già giudicata in maniera positiva dai produttori, e pensano al loro nuovo film, la cui uscita nelle sale cinematografiche è prevista per il 2014, chiamato Jupiter Ascending.
Del cast si sa per ora che i due protagonisti scritturati sono il possente Channing Tatum (famoso per film come Step UpThe Eagle) e la stupenda Mila Kunis (nota per Il Cigno Nero, Amici Di Letto e Ted). Joseph Gordon-Levitt è stato invece contattato a maggio 2012 per una parte nel film.



La trama intanto è ancora avvolta nel mistero, salvo alcuni particolari che sono trapelati ultimamente in rete e che però non sono stati ancora confermati: pare che Mila Kunis interpreterà una giovane che vive sulla Terra e che fa un lavoro da miserabile per tirare avanti, inconsapevole del fatto che lei è l'unico essere nel cosmo ad avere le stesse, identiche caratteristiche genetiche della Regina dell'Universo che fino a quel momento regnava incontrastata. Sarà proprio quest'ultima ad ingaggiare un cacciatore di taglie stellare, interpretato da Channing Tatum, per uccidere la sua potenziale rivale, ma dovrà fare i conti con i sentimenti del cacciatore che si innamorerà della giovane terrestre e dovrà proteggerla dalle grinfie della malvagia sovrana. In pratica, dovrebbe essere una rivisitazione in chiave post-moderna di Biancaneve e il Cacciatore.
Inoltre, al Fantastic Fest, Lana ha parlato di una sua idea iper-tecnologica per il film, definita come l'evoluzione del famoso bullet-time utilizzato nella trilogia di Matrix. Nulla si sa a riguardo, se non il fatto che il duo di registi è in dubbio sulla possibilità di mettere in pratica questa loro idea per via degli alti costi di questa nuova tecnica. Staremo quindi a vedere se ci sarà questo nuovo balzo high-tech che è sempre stato uno dei marchi di fabbrica dei "terribili" fratelli cinematografici.



La realizzazione di questo nuovo film, che secondo i piani dei Wachowski dovrebbe segnare l'inizio di una nuova trilogia, è ora tutta nelle mani dei risultati al botteghino di Cloud Atlas, per cui i due registi e Tom Tykwer, che è stato soprannominato da loro come "il terzo fratello, perduto ed ora ritrovato", hanno speso gran parte del loro patrimonio scommettendo su questo ambizioso progetto, il che significa che la loro carriera dipende dal successo o dal fallimento del film basato sull'omonimo romanzo dello scrittore irlandese David Mitchell.
Che dire quindi, incrociamo le dita, attendiamo che Cloud Atlas giunga anche in Italia a gennaio per poterlo giudicare e in bocca al lupo ai miei due registi preferiti!

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Recensione Flash: Un marito di troppo


Titolo originale: The accidental husband


Anno e nazione di produzione: USA, Irlanda 2008


Genere: Commedia


Distribuzione in Italia: Eagle Pictures


Durata: 90 minuti


Cast: Uma Thurman, Colin Firth, Jeffrey Dean Morgan, Isabella Rossellini, Sam Shepard


Regista: Griffin Dunne



Emma Lloyd è una psicologa di successo: la sua trasmissione in radio va alla grande, sta per pubblicare un libro, e manca poco alle nozze con l'uomo della sua vita. Ma le capita Patrick Sullivan, e tutto cambia. Le sue certezze vengono infrante dall'accidental husband che, per vendicarsi della sua relazione naufragata a causa della suddetta dottoressa, chiede ad un suo amichetto nerd di intrufolarsi sul sito del comune di New York e modificare lo stato civile della rovina coppie. Risultato? E' facile immaginarlo.
Come commedia sentimentale fa acqua da tutte le parti...ehi, d'altronde uno dei protagonisti è un vigile del fuoco.
Uma Thurman nei panni dell'eroina romantica non c'entra nulla; non adoro Tarantino e i suoi film, ma la preferisco aggressiva e ambigua con la sua tutina gialla, piuttosto che scoordinata donzella in balia di una vita piatta. I due protagonisti maschili per fortuna risollevano un po' le sorti di questo film dimenticabile: Colin Firth non delude mai, elegante e in parte. Jeffrey Dean Morgan movimenta non solo la vita di Emma, ma anche quella delle spettatrici a rischio narcolessia.
Poteva mancare la festa a sfondo etnico? Ma no! Un bar mitzvah indiano messo lì a casaccio per riempire i 90 minuti di pellicola...sprecata. E il piccolo ruolo recitato da Isabella Rossellini? Altro fumo negli occhi.
Film da vedere? Armatevi di caffè e affrontate questa prova di coraggio.


Il trailer:

Consigliato: No


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sabato 27 ottobre 2012

Have you ever watched that? La Saga Dei Nibelunghi


Come oramai avrete capito, sono un grande fan e cultore del genere fantasy, ma ancor di più lo sono se oltre al fantasy mi vengono proposte ambientazioni e sottogeneri tipici del filone mitologico greco-romano, celtico e norreno.
Ecco, è proprio di quest'ultimo filone che voglio parlarvi oggi, proponendovi la visione del film La Saga Dei Nibelunghi (titolo originale The Ring And The Dragon), del regista tedesco Uli Edel.


Il film del 2004, con un cast di tutto rispetto (Benno Furmann interpreta il protagonista Eric/Sigfrido, Kristanna Loken è la sua fedele compagna Brunilde, Max Von Sydow è Eyvind, il padre adottivo del protagonista, Alicia Witt interpreta la principessa Crimilde, Samuel West è il re Gunther, mentre un giovane ed allora poco conosciuto Robert Pattinson interpreta il principe Giselher), doveva essere trasposto a livello cinematografico, ma per alcuni problemi il regista optò per l'adattamento sul piccolo schermo e in edizione DVD direct-to-video, avendo abbastanza fortuna come già avvenne per altre sue opere televisive (Rasputin: Il Demone Nero, Le Nebbie Di Avalon, ecc.). L'unica eccezione fu fatta per il Regno Unito dove venne proiettato nelle sale cinematografiche.


La storia, basata in parte sull'antico Canto Dei Nibelunghi e in parte sulla tetralogia de L'Anello Del Nibelungo di Richard Wagner, narra di Eric, un giovane fabbro ferraio dalle origini misteriose che riesce ad uccidere il malvagio drago Fafnir, entrando in possesso dell'immenso tesoro dei Nibelunghi, popolo di nani immortali, e diventando l'uomo più potente delle terre allora conosciute, grazie anche alla sua reale identità (il suo nome è infatti Sigfrido, ultimo erede della dinastia decaduta dei regnanti di Xanten). Amerà anche Brunilde, regina d'Islanda, da cui verrà ricambiato fedelmente, ma ogni cosa ha il suo prezzo e la maledizione scagliata sul tesoro molti secoli prima inizierà a fare effetto, causando invidie e dissapori e portando Sigfrido e chi gli sta attorno verso la tragedia.


Il film, diviso in due parti nell'adattamento televisivo, è abbastanza fedele al mito nordico ed alle opere di Wagner, sebbene ci siano ovviamente dei cambiamenti e, nonostante la mancanza di un buon budget per la realizzazione del film, gli effetti speciali e le riprese sono stupendi. Ma d'altronde da Uli Edel, che fu il creatore degli effetti visivi di Indipendence Day, non potevamo aspettarci altrimenti.
Sono pochi i film che mi emozionano e che a lungo andare non mi stanco mai di vedere e rivedere e questo è uno dei fortunati. Anche se molte persone hanno grandi pregiudizi verso i film TV ("non sono affatto paragonabili ai film del cinema!" E' una delle prime critiche che vengono sempre mosse a riguardo), a mio parere questa miniserie se la cava molto egregiamente e vi consiglio quindi di vederla, perché ne vale davvero la pena.
Certo, se non c'è la passione per i miti e le leggende, difficilmente questo tipo di fantasy vi potrà piacere, ma se non altro provate a vederlo per la struggente ed incredibile storia d'amore tra Sigfrido e Brunilde, per le numerose scene comiche e per gli epici momenti d'azione nel combattimento contro Fafnir e gli altri nemici. Non resterete delusi!


Il trailer:


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Recensione Flash Bollywoodiana: Il mio nome è Khan


Titolo originale: My name is Khan

Anno e nazione di produzione: India 2010

Distribuzione in Italia: 20th Century Fox

Genere: Drammatico

Durata: 165 minuti

Cast: Shahrukh Khan, Kajol, Katie A. Keane, Kenton Duty, Benny Nieves

Regista: Karan Johar



Rizwan Khan è indiano, musulmano e ha la sindrome di Asperger. Insomma è un diverso. E' quanto di più diverso si possa incontrare nell'America post 11 settembre.
La madre lo ha educato e protetto dal mondo che troppo spesso calpesta le libertà individuali altrui, che riguardino la religione o particolarità fisiche o psichiche. Cresciuto in India, alla morte della madre si trasferisce a San Francisco, dove il fratello vive da tempo; prima di morire le promette di vivere una vita felice. E Rizwan la prende alla lettera: la sindrome da cui è affetto, che è una forma non grave di autismo che non pregiudica le facoltà cognitive dell'individuo ma rende difficile il rapportarsi con gli altri, e causa disturbi del linguaggio e della comprensione, gli dona anche caparbietà e tenacia: trova un lavoro, conquista il cuore di Mandira e la sposa, nonostante lei sia hindu (le unioni tra musulmani e hindu sono un sacrilegio per l'Islam) e ne adotta il figlio a cui si affeziona molto. Ma soprattutto, lui che ha difficoltà nel comprendere gli altri e il mondo che lo circonda, dopo l'11 settembre vuole aiutare la gente a capire che un nome o una religione non contraddistinguono l'individuo.


E' il film più hollywoodiano girato a Bollywood. Molti nel personaggio di Rizwan Khan c'hanno visto il Raymond Babbit di Rain Man o Forrest Gump. Ma oltre a cambiare le vite degli altri, Rizwan vuole guarire il mondo dalla paura.
Il film tocca vari aspetti del mondo nuovo, che si è svegliato in un'epoca dove l'Islam è associato sempre al terrorismo. Chiunque nell'America ferita può essere un terrorista, anche un ragazzino.
Molto buona l'interpretazione di Shahrukh Khan, superba quella di Kajol; non a caso i due attori, delle certezze del cinema indiano, sono stati scelti per un esperimento su scala mondiale. Il regista Karan Johar sa destreggiarsi bene anche al di fuori delle sale cinematografiche indiane, trasformando le quasi tre ore di film (è la durata media di un film hindi) nel viaggio appassionante in una mente illuminata dalla tolleranza.

Il trailer:


Consigliato: Sì 

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giovedì 25 ottobre 2012

Recensione Flash: Nessuno mi può giudicare


Anno e nazione di produzione: Italia 2011

Genere: Commedia

Durata: 95 minuti

Cast: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Lucia Ocone, Caterina Guzzanti

Regista: Massimiliano Bruno


C’era una volta Alice, una signora per bene che viveva col marito e il figlio in una grande villa, in una delle zone più lussuose di Roma, servita da tre domestici extracomunitari che disprezzava e criticava, quasi sempre senza motivo. Un brutto giorno il marito muore in un incidente, lasciandola sola, piena di debiti e con un figlio a cui pensare.
Inizia come una favola, magari un po’ burina, ma la storia prosegue nella realtà, questa a sua volta un po’ troppo edulcorata dalle difficoltà della vita vera, e piena di buffi personaggi e principi azzurri.
L’esordio alla regia di Massimiliano Bruno, attore e sceneggiatore, non poteva andare meglio: boom di incassi, vincitore del Nastro d’Argento 2011 per la Miglior Commedia, sbaragliando film come Benvenuti al Sud e Che bella giornata.
Il neo regista ha mescolato comicità romanesca e ingredienti presi dalla realtà, spolverando tutto con un po’ di buonismo e sano ottimismo capitolino. Aggiungeteci anche il cast, tutti amici del regista affiatatissimi tra di loro, che rende godibilissimo il film con risate e sorrisi perennemente stampati sulla bocca dello spettatore.
Paola Cortellesi conferma ancora una volta il suo talento istrionico, premiato anche ai David di Donatello 2011; Raoul Bova si trasforma in un ragazzotto di periferia di sani principi che accompagna la protagonista nel suo percorso di crescita e avvicinamento agli abitanti multietnici del suo nuovo quartiere, che con sua grande sorpresa, sono capaci di aiutare e non solo di prendere ordini. Straordinario Rocco Papaleo, razzista fondamentalista che riassume il suo pensiero parodiando il Nanni Moretti del film Ecce Bombo. In ultimo la bravissima Anna Foglietta, la prof. di “escortaggine”, cinica in superficie e tenera dentro.
Tra un salto al sexy shop e una festa al Quarticciolo, il film scivola via velocemente, e lo spettatore perdona al regista il taglio magari troppo semplicistico della storia raccontata...nessuno può giudicarlo.

Il trailer:


Consigliato: Nì


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mercoledì 24 ottobre 2012

Cinema dal Mondo...Alla scoperta di Bollywood

Questa settimana il cinema indiano ha perso un pezzo importante della sua storia, il regista Yash Chopra...questo post è dedicato a lui





La cinematografia indiana è una delle più importanti e grandi al mondo; per film in uscita e pubblico batte il cugino hollywoodiano.
A proposito di biglietti, in India ogni giorno ne vengono venduti tra i 19 e i 23 milioni. Nel 2010, in tutto il mondo, sono stati venduti 4 miliardi di biglietti per film in hindi.

Quest'anno ricorre il centenario della nascita del cinema indiano, e per una Bollywood addicted come me era doveroso scrivere un post su una delle cinematografie più interessanti al mondo.

La settima arte arriva in India nel 1896, e il primo film realizzato è del 1913. Mentre il primo lungometraggio sonoro è del 1931.
Il cinema indiano è affezionato a dati generi, come quello mitologico, storico o sentimentale. Ma ultimamente le influenze delle altre cinematografie mondiali, soprattutto quella americana, si sono fatte sentire così troviamo film indiani  d'azione, commedie o d'attualità.
Non crediate che Bollywood sia un universo circoscritto al subcontinente indiano, perché il nuovo cinema hindi si è fatto notare a livello mondiale con vari film e validi professionisti. Tra i film che hanno avuto risonanza mondiale ci sono stati My Name Is Khan con Shah Rukh Khan e Kajol, e Jodhaa Akbar con Aishwarya Rai e Hritik Roshan.
Nella cinquina finalista per il Miglior film straniero agli Oscar 2002 troviamo Lagaan del regista Ashutosh Gowariker con Aamir Khan. E come non ricordare il geniale compositore A.R. Rahman, premio Oscar come Miglior Colonna Sonora e Miglior Brano nel 2009 per The Millionaire di Danny Boyle. Ha composto anche le colonne sonore del già citato Jodhaa Akbar e di Guru: stupende.
Ecco il video di Tere Bina di A.R. Rahman dal film Guru con Abhishek Bachchan e Aishwarya Rai:


Tante sono anche le rassegne dedicate al cinema hindi in tutto il mondo; in Italia per esempio c'è il River to River Florence Indian Festival a Firenze. All'edizione di quest'anno parteciperà Big B, il mito vivente del cinema indiano, l'angry young man dei film degli anni '70, Amitabh Bachchan.
Gli anni Sessanta e Settanta per il cinema hindi sono stati elettrizzanti: molti registi hanno sperimentato e dato vita a nuovi generi e personaggi. I film parlavano anche della situazione difficile che l'India, come paese, stava affrontando in quel periodo pieno di incertezze. Quindi quei film erano pieni di luci e ombre, eroi e bad boy. Tra gli attori più famosi di quel periodo ci sono Amitabh Bachchan, Rishi Kapoor, Dharmendra, Jaya Bachchan, Rekha, Sharmila Tagore e Rajesh Khanna.

Amitabh Bachchan e Rekha

Oggi il cinema bollywoodiano è cambiato rispetto a quegli anni, si è adattato ai ritmi del mondo globale e ha adeguato i suoi scripts ai nuovi stili di vita degli NRI (Non Resident Indians). Sono stati edificati tanti studios, come il Ramoji Film Studios ad Hydebarad (entrato nei Guinness dei Primati come studios più grande al mondo) e i Big ND Studios a Karjat dove troviamo le spettacolari scenografie di Jodhaa Akbar.



La caratteristica principale dei film bollywoodiani è la commistione di parti recitate con canzoni e balli, che ne fanno quasi dei musical, o masala (una mistura di spezie e sapori della cucina tradizionale indiana). A differenza delle colonne sonore e delle danze dei film degli anni precedenti, quelli dei film contemporanei sono orecchiabili e ballabili anche per i non indiani, nonostante ovviamente la comprensione dei testi non sia affatto facile. Ma come ho già accennato prima, i film in lingua hindi hanno raccolto fans in tutto il mondo e le traduzioni o i film sottotitolati non sono così difficili da trovare. E per i balli sono tanti i corsi organizzati, anche in Italia, per imparare a danzare come una provetta stella di Bollywood.
Il genere più amato è indubbiamente quello delle commedie sentimentali, ma per gli occidentali forse questi film sembreranno "strani". Perché? Sarà raro vedere baci o addirittura scene di sesso in un film indiano. Sono momenti privati, e mostrare al cinema quelle scene sarebbe disdicevole e osceno. Ciò non vuol dire che la sensualità non sia presente nei film indiani, ma è accennata e molto più struggente della ormai banale scena di sesso "occidentale".
Inoltre i set di Bollywood sono sparsi un po' in tutto il mondo; ormai non si gira più solo in India ma anche in Gran Bretagna, America e Italia. Nel nostro paese soprattutto la Puglia ha fatto da scenario a dei film indiani tra cui Housefull, uno dei maggiori incassi di sempre del cinema bollywoodiano. Il film è ambientato in parte tra Londra e il Gargano.

Parliamo un po' delle stelle della Bollywood contemporanea.
Gli attori che popolano i set indiani sono tanti, ma i volti a cui il pubblico è affezionato sono in realtà pochi. Più che divi, i grandi attori bollywoodiani sono delle divinità. Ecco un aneddoto di un giornalista italiano sul King of Bollywood, Shah Rukh Khan: "Ho visto mamme con bambini di pochi mesi in braccio sotto al sole, attendere per ore l’arrivo dell'attore, lanciare in aria le loro creature affinché Shah Rukh Khan potesse toccargli la fronte con le sacre dita in segno di benedizione: proprio come un Papa." 




Amitabh Bachchan non ha mai lasciato del tutto le scene, tranne per un periodo, negli anni Ottanta, quando a causa di un incidente sul set si prese un periodo di stop e si dedicò alla politica, accanto al suo grande amico e Primo Ministro Sanjiv Gandhi. Big B ha da poco compiuto 70 anni, ha preso parte all'ultimo film di Baz Luhrmann, Il grande Gatsby. L'affetto per lui è sempre immutato. Lui è Bollywood.

Ed è proprio negli anni Ottanta che appare per la prima volta sulle scene Shah Rukh Khan.




Ha costruito un impero intorno alla sua immagine, ambizioso e sicuro di sé, l'attore indiano è molto versatile: spazia dalle commedie sentimentali ai film d'azione o d'attualità. La sua più bella interpretazione è sicuramente quella in My Name Is Khan. Ed in più è uno scopritore di talenti, attrici come Deepika Padukone o Anushka Sharma hanno debuttato al cinema grazie a lui. Ma non pensate male. Shah Rukh è tutto set e famiglia.
Oltre che re di Bollywood, Mr. Khan è anche il re dei capricci: sul set può fare attendere il suo arrivo anche per ore e tutte le sue esigenze devono essere soddisfatte. Ma lui è il re e quindi gli si perdona tutto.

Altri divi dell'industria cinematografica indiana sono Abhishek Bachchan, Saif Ali Khan, Amir Khan, Shahid Kapoor, Hritik Roshan, Salman Khan, Aishwarya Rai, Rani Mukherjee, Kajol, Preyti Zinta, Vidya Balan, Kareena Kapoor, Priyanka Chopra.
Molti di quelli che ho nominato li potrete trovare in questo video, tratto dal film Om Shanti Om:

Deewangi Deewangi:



Bollywood, con tutte le sue particolarità e meccanismi, è una realtà complessa da comprendere, come l'India stessa. Ma ad amarla ci si mette poco.
I colori, le musiche, i balli conquistano e divertono. E' un modo diverso di fare cinema. Ed è un mondo diverso da scoprire, che non riuscirete più a lasciare.


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