mercoledì 25 febbraio 2015

Recensione Flash: Due giorni, una notte


Anno e Nazione di Produzione: Belgio 2014

Titolo originale: Deux jours, une nuit

Distribuzione in Italia: BIM

Genere: Drammatico

Durata: 95 minuti

Cast: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Simon Caudry, Catherine Salée

Registi: Luc e Jean-Pierre Dardenne  

Sandra è in procinto di tornare a lavoro. Dopo un periodo difficile, per lei e la sua famiglia, la donna guarita dalla depressione, è impaziente di ricominciare con la routine lavorativa. Non ha messo in conto la crisi. L'amica e collega Juliette le riferisce che, per problemi legati alla concorrenza asiatica più a buon mercato, la ditta di pannelli solari per la quale lavorano si è vista costretta a porre i dipendenti davanti una scelta: o un bonus da 1000 euro per ognuno di loro, o salvare il posto di Sandra. Quasi tutti scelgono il bonus. La donna è sull'orlo di un baratro. Solo la tenacia del marito Manu e la disperazione, che lascia spazio lentamente al coraggio, spingono Sandra a lottare.
I fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne tornano al cinema con una storia contemporanea, essenziale nella sua "messinscena" della realtà. Scelgono l'intensa Marion Cotillard come loro eroina, che combatte la crisi e parte in pellegrinaggio, di casa in casa, in cerca di umanità ed empatia. Le reazioni dei colleghi, alla richiesta d'aiuto della protagonista, sono varie: dalla vergogna, alla commozione fino all'animalesca rabbia per la lotta alla sopravvivenza. E' un'umanità, quella che vive la crisi economica, nella sua condizione primordiale, che a tratti i Dardenne mostrano allo spettatore. Lasciano, però, spazio alla speranza, alla forza di ricominciare, insieme o da soli.
Marion Cotillard è ipnotica, una delle sue migliori interpretazioni. La disperazione di Sandra diventa chiave di lettura per l'attrice, che costruisce l'universo della donna con sensibilità e immediatezza. Bravo anche l'attore feticcio dei registi belgi, Fabrizio Rongione: di origini italiane, il suo Manu è forte. Non smette mai di credere nella capacità di rialzarsi della moglie. I Dardenne con la loro regia asciutta, filmano la realtà senza troppi fronzoli. Escludono la musica, il sottofondo è costruito con le lacrime di Sandra, i no dei suoi colleghi e i passi sulla strada, che risuonano di dignità.

Il trailer:


Consigliato: Assolutamente sì 

INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

domenica 22 febbraio 2015

Recensione Flash: Boyhood


Anno e Nazione di Produzione: USA 2014

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Drammatico

Durata: 165 minuti

Cast: Ethan Hawke, Patricia Arquette, Ellar Coltrane, Lorelei Linklater, Steven Chester Prince

Regista: Richard Linklater

Mason ha otto anni. Vive con la madre Olivia e la sorella maggiore Samantha. I genitori si sono lasciati da qualche anno. Entrambi troppo giovani e, forse, troppo irresponsabili per crescere dei bambini. Nonostante tutto, cercano di impegnarsi e fare del loro meglio per allevarli. Il padre che vedono un week end sì e uno no, la madre che passa da una relazione sbagliata ad un'altra: la vita di Mason scorre così, fino al college. I giochi dell'infanzia, le scoperte dell'adolescenza, i perché della vita adulta. Questo è Boyhood.  
Iper candidato agli Oscar di quest'anno, iper osannato come film sperimentale del secolo e iper incensato dai critici, l'ultimo film di Richard Linklater ha stregato tutti, compreso il presidente Obama. Tutti, tranne me. Sarò una voce fuori dal coro, però oltre alla foggia sperimentale, il film è stato girato nel corso di dodici anni, non ho scorto originalità o una trama particolarmente avvincente. Per me, è un'americanata sentimentale. Una fotografia lunga dodici anni, quindi immobile e noiosa. Lo spettatore guarda il film come se il regista fosse uno di quegli amici tediosi che ti invitano a casa con la scusa di un aperitivo, e invece ti propinano il filmino delle vacanze. Gli attori, da Edward Norton a Patricia Arquette fino all'inespressivo protagonista Ellar Coltrane, non mi hanno emozionato o immerso nella storia. Aggiungo che non comprendo la nomination all'Oscar della Arquette, c'è di meglio. 

Il trailer:



Consigliato: No!


INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

venerdì 20 febbraio 2015

Recensione Flash: Whiplash


Anno e Nazione di produzione: USA 2014

Distribuzione in Italia: Warner Bros

Genere: Drammatico

Durata: 107 minuti

Cast: Miles Teller, J. K. Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser, Austin Stowell

Regista: Damien Chezelle

Andrew Neyman suona la batteria da quando era un bambino, ed è appassionato di jazz. Ha diciannove anni e frequenta il primo anno nel conservatorio più prestigioso degli Stati Uniti. Un giorno, mentre si sta esercitando, per caso lo ascolta Terence Fletcher, uno dei docenti più inflessibili dello Shaffer. L'uomo nota qualcosa in lui e gli chiede di presentarsi il mattino dopo nell'aula dove "allena" la sua pluripremiata band. Il provino va bene, Andrew sale a bordo. Nonostante il suo interesse per Nicole sia ricambiato, il ragazzo è così assorbito dal suo sogno, diventare il miglior batterista jazz della sua generazione, che decide di non frequentare più la ragazza per dedicarsi interamente alla competizione che Fletcher scatena tra lui e gli altri due batteristi della band. Dapprima intimorito dall'insegnante e dai suoi metodi poco ortodossi, il ragazzo decide di tenergli testa. Un assolo che chiuderà il film, e svelerà anche l'animo del docente.
Questo è il primo film, tra quelli agli Oscar di quest'anno, in cui non solo confermo le nomination ricevute, ma, anzi dico che ne doveva ricevere di più. Prima fra tutte, quella allo straordinario protagonista Miles Teller. Il film del trentenne Damien Chezelle, nato come un cortometraggio, è bellissimo. Non per qualche strano e oscuro motivo estetico: onore al regista e alle interpretazioni che lo rendono straordinario. E' un film vero, crudo, emozionante.

   
Le angherie a cui Fletcher sottopone i suoi allievi sono mirate a far uscire fuori il meglio di loro, e a far avverare un sogno. La maggior parte di loro non è riuscito a reggere i ritmi di Fletcher. Non riesce  a reggerli neanche Andrew. Fino a che comprende di dover lottare per il suo sogno, di abbandonare quella falsa sicurezza, spingersi oltre per raggiungere la perfezione. Che richiede fatica: per suonare lo strumento e compiacere Fletcher. Perché il rapporto fra docente e allievo è fatto di rancore e adorazione. Andrew venera il suo carnefice, perché sa che è l'unico che lo aiuterà a realizzare il suo obiettivo. Il film è interessante, per chi è appassionato di jazz ma nella pratica non sa quali sono i meccanismi alla base del genere musicale, da sempre considerato una musica da improvvisazione. Ci vuole tecnica, e il ritmo è tutto. E il ritmo lo dà la batteria. Ecco perché per Fletcher è fondamentale avere un bravo batterista. Spero che J.K. Simmons vinca anche l'Oscar, che andrà a fare compagnia agli altri premi ricevuti fino ad ora. E perché no, anche il premio come miglior film non guasterebbe

Il trailer:



Consigliato: Assolutamente sì

INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

mercoledì 18 febbraio 2015

Recensione Flash: Cinquanta sfumature di grigio


Anno e Nazione di Produzione: USA 2015

Titolo Originale: Fifty shades of grey

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Erotico

Durata: 125 minuti

Cast: Jamie Dornan, Dakota Johnson, Jennifer Ehle, Luke Grimes, Rita Ora, Marcia Gay Harden

Regista: Sam Taylor-Johnson

Anastasia Steele studia letteratura inglese, condivide casa con l'amica Kate e vive una vita tranquilla. Kate deve intervistare per il giornale studentesco il giovane miliardario Christian Grey, a capo della multinazionale Grey Enterprises. Essendosi ammalata, chiede ad Anastasia di sostituirla. All'incontro, la ragazza è colpita dalla sicurezza di Christian, tanto da imbarazzarla. L'imprenditore, invece, trova in lei quell'innocenza che lui ha perduto da tempo. Iniziano a frequentarsi, incapaci di stare lontano l'uno dall'altra. Quel rapporto, che per Anastasia è amore, per Christian è sottomissione, comando, controllo. Grey svela ad Anastasia un mondo sconosciuto: nella stanza rossa, lei perde l'innocenza e lui capisce di aver iniziato un gioco troppo pericoloso.
Sarebbe banale scrivere della qualità di regia, interpretazione degli attori, dialoghi o ritmo del film. Però devo farlo. Banale perché ne hanno già scritto in molti, ma soprattutto perché ci sono altre cose da dire su questo film, ben più importanti. Comunque, prima il dovere, poi il piacere di parlarne male. La regia è abbastanza pulita e fedele al romanzo (almeno, così dicono chi l'ha letto), Sam Taylor-Johnson ha portato al cinema la storia, ha fatto il suo "dovere" e finisce lì. Non aspettatevi virtuosismi artistici. Anche perché è il film che non permette. Ritmo del film? C'è da fare una distinzione: noioso per chi non l'ha apprezzato, per altri da applausi (veri, che ci sono stati in sala a fine proiezione). Jamie Dornan non tradisce la sua fama di modello: non per il fisico che comunque merita, ma per l'espressione. Sempre fissa, sempre la stessa. Per lui il film, evidentemente, è stato un lungo photoshoot. Le battute da recitare altro non sono che un incidente di percorso. 


Non guardare, stiamo girando una porcata
Dakota Johnson è costretta nel personaggio di Anastasia: quel continuo mordersi le labbra, quegli sguardi a metà tra "ma che ci faccio qui?" e "però mi piace". A tratti, emerge un po' di personalità, di forza espressiva che però si perdono tra una frustata e l'altra. Vogliamo parlare dei dialoghi? Meglio di no, anche perché immaginerete già la loro profondità, e poi la gente di certo non è andata al cinema per i loro discorsi. Perché la gente ha così atteso questo film per le scene di sesso? Ormai, ce le sbattono in faccia 24 ore su 24. Non fa più notizia, nemmeno se è il sadomaso soft somministrato da mr. Grey ad Anastasia. Venti minuti di film in tutto: quindi se pagate il biglietto solo per quei venti minuti, pensateci.
Ciò che mi spaventa, direi anche terrorizza, è la marea di gente che è andata, sta andando e andrà al cinema per vedere questo film, in tutto il mondo. Cosa c'è di appassionante nel vedere un uomo, con seri problemi psicologici, che si rapporta con una ragazza solo tramite la violenza e la coercizione? Dov'è la storia d'amore? Mi chiedo a che livelli di voyeurismo siamo arrivati. Inoltre, mi chiedo: questa è la visione, distorta, che la maggior parte della gente nel mondo ha dell'amore? Quando una donna mette nero su bianco le sue fantasie, malate, sul sesso e un editore prima, una major cinematografica, poi, capiscono che è quello che la gente vuole, allora è giunto il momento di rimpiangere lo strappalacrime Love Story e, addirittura, i b-movies. Almeno si piangeva per amore vero, si rideva non aspettandosi nulla dal film, e non per disperazione o per sconcerto. 

Il trailer: 


Consigliato: Assolutamente no


INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

lunedì 16 febbraio 2015

Recensione Flash... Retrò: Wargames: Giochi Di Guerra


Titolo originale: WarGames

Anno e nazione di produzione: USA 1983

Distribuzione: Metro-Goldwyn-Meyer/Chapel Distribution/United International Pictures

Genere: Fantascienza

Durata: 114 minuti

Cast: Matthew Broderick, Dabney Coleman, John Wood, Ally Sheedy, Barry Corbin, Michael Madsen, Susan Davis, James Tolkan

Regista: John Badham

Avete mai giocato online col vostro computer? Riuscireste mai ad immaginare cosa accadrebbe se, facendo ad esempio un gioco di guerra, scatenereste davvero un conflitto mondiale?
Bé, questo è ciò che accade in Wargames: Giochi Di Guerra, pellicola che segnò il debutto dell'allora giovanissimo Matthew Broderick in film di un certo calibro.
In questa commedia fantascientifica dai toni leggeri, osserviamo appunto come lo svogliato e brillante hacker David J. Lightman scopra, per caso, durante una ricerca dal suo pc, come accedere ad un supercomputer della difesa statunitense, situato al Norad.
Questa I.A. (Intelligenza Artificiale), chiamata "Joshua", dal nome del bambino, figlio del creatore del supercomputer, morto molti anni prima insieme alla madre in un incidente, è programmata in modo da avvisare il Norad di qualsiasi possibile minaccia da parte dell'URSS e lo fa allenandosi a fare svariati giochi di logica e strategia, dagli scacchi alla guerra termonucleare globale.
Il giovane David, scoprendo il nome dell'inventore di "Joshua", ovvero il defunto dottor Stephen Falken (interpretato da John Wood; curiosamente, lui e Matthew Broderick si ritroveranno due anni dopo insieme in Ladyhawke, rispettivamente nei ruoli del crudele vescovo di Aguillon e di Philippe "il Topo" Gaston), e, impersonandolo, inizierà a giocare, assistito dalla sua spasimante e compagna di classe Jennifer (interpretata da Ally Sheedy), ad una partita di guerra termonucleare globale.
Questa bravata causerà un incidente diplomatico di gravissime proporzioni, dato che "Joshua" inizierà a prepararsi a combattere contro la Russia, mostrando al Norad, in pieno subbuglio, tutte le mosse dei sovietici in tempo reale, nonostante questi ultimi più volte neghino qualsiasi chiamata alle armi.
Una volta rintracciato e catturato dagli uomini del Norad, che scoprono la sua illecita intrusione informatica, sarà compito di David fare quello che nessun altro è in grado di compiere, ovvero bloccare "Joshua" ed evitare la distruzione del pianeta con il lancio di tutte le testate nucleari statunitensi e sovietiche.
Riuscirà a fare ciò che solo il dottor Falken potrebbe compiere?
Si può dire che questo film, nonostante i toni comici, sia stato il precursore di tutto il filone cinematografico dedicato, come già ampiamente detto in un precedente articolo, ad hackers e crackers e al genere fantascientifico cyberpunk, dato che si parla di temi importanti e realistici, come i possibili rischi dell'I.A., ripreso in maniera molto simile da Eagle Eye nel 2008, e del ruolo che gli hacker e i cracker hanno nella società attuale a partire dagli anni '80 in poi.
Di fatto, come afferma la filosofia hacker, un giorno arriverà il momento in cui la società avrà bisogno dell'aiuto dei "cowboy della console", poiché solo loro potranno aiutarci a smorzare i rischi del sempre più galoppante sviluppo tecnologico, come il giovane David fa appunto in questo film.
A tal proposito, bravissimo Matthew Broderick in questa pellicola e complimenti al cast tecnico per l'implementazione nel film di tecnologie alquanto innovative e futuristiche per l'epoca.
Una pellicola consigliata a tutti, grandi e piccini, poiché la verve comica e i temi seri si intrecciano in un mix che crea un prodotto leggero con dei temi ben più profondi di quanto possa sembrare.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

giovedì 12 febbraio 2015

Recensione Flash: American Sniper


Anno e Nazione di Produzione: USA 2015

Distribuzione in Italia: Warner Bros

Genere: Azione

Durata: 134 minuti

Cast: Bradley Cooper, Sienna Miller, Keir O'Donnell, Luke Grimes, Cory Hardrict, Jake McDorman, Eric Ladin

Regista: Clint Eastwood

Chris Kyle è un cowboy del Texas. Si trascina da un rodeo all'altro, insieme al fratello Jeff. Non sa cosa fare della sua vita, fino a quando un giorno in TV guarda un servizio giornalistico sull'attacco ad un'ambasciata americana. Chris decide di arruolarsi, ed entra nei Navy Seal. Durante l'addestramento, dimostra di essere un'abile tiratore così le sue esercitazioni come cecchino iniziano. All'indomani dell'11 settembre, gli Stati Uniti decidono di andare in Iraq. Prima di partire, Chris sposa Taya. Dopo quattro missioni, mille giorni di combattimenti e centosessanta "nemici" abbattuti, Kyle è diventato La Leggenda. Ma è diventato anche un altro uomo.
Tratto dall'autobiografia di Chris Kyle, il nuovo film di Clint Eastwood, prodotto tra gli altri dallo stesso Bradley Cooper che ne acquistò i diritti qualche anno fa, aleggiava sul pericoloso confine tra obiettività e autocelebrazione. Eastwood, però, ha dimostrato negli anni, di essere un regista intelligente, lasciando al pubblico i giudizi, politici e non. Lui, semplicemente, narra la storia di un uomo e di un soldato, un marito e un padre. I dissidi interiori di Kyle sono percepiti dallo spettatore come veri e profondi. Non ci sono vincitori o vinti, colpevoli o innocenti: American Sniper è un film sulla bestialità della guerra. Un bel film, con buone interpretazioni, in primis quella di Cooper meritatamente nominato agli Oscar per la terza volta consecutiva, con un buon ritmo e il giusto apporto di azione e dramma. Clint Eastwood non sbaglia un colpo.

Il trailer:


Consigliato: Sì

INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

lunedì 9 febbraio 2015

Recensione Flash: I Mercenari 3


Titolo originale: The Expendables 3

Anno e paese di distribuzione: USA 2014

Genere: Azione/Avventura/Thriller

Durata: 126 minuti

Cast: Sylvester Stallone, Jason Statham, Mel Gibson, Wesley Snipes, Dolph Lundgren, Harrison Ford, Anold Schwarzenegger, Antonio Banderas, Kellan Lutz, Terry Crews, Kelsey Grammer, Jet Li, Robert Davi, Randy Couture, Ronda Rousey

Regista: Patrick Hughes

Il team più tosto ed indistruttibile di tutti i tempi è tornato per una nuova avventura!
Ne I Mercenari 3, osserviamo inizialmente il salvataggio di uno dei membri fondatori del gruppo di guerrieri a pagamento, ovvero il temibile Doc (interpretato da Wesley Snipes, che ha preso parte ancora adesso al progetto dopo quasi 4 anni passati in prigione per evasione fiscale, la cui vicenda è stata ironicamente riproposta proprio come la causa dell'incarceramento del suo personaggio nel film), ex dottore ed esperto di coltelli, da subito quindi rivale di Christmas (interpretato come sempre da Jason Statham), il vice di Barney Ross (Sylvester Stallone).
Tuttavia, questa missione di salvataggio non è casuale: infatti, dopo una soffiata di Church (interpretato nei primi due capitoli da Bruce Willis e qui non presente, poiché è "uscito di scena", probabilmente tolto di mezzo dalla stessa CIA per ragioni ignote), che gli ha rivelato dove si trovasse Doc, Barney e il suo team richiamano immediatamente in servizio l'ex dottore per compiere un'altra missione per conto dell'agenzia: fermare un tale Victor Menz, pronto a vendere delle bombe termobariche ad un signore della guerra somalo. Niente di più facile, come pensano infatti Ross, Christmas, Doc, Gunnar (Dolph Lundgren), Caesar (Terry Crews) e Toll Road (Randy Couture).
Ma improvvisamente, la situazione precipita quando Barney e Doc scoprono la vera identità di Victor Menz: in realtà, l'uomo è Coral Stonebanks, un altro dei membri fondatori dei Mercenari, interpretato da Mel Gibson, ritenuto fino a quel momento morto, che li tradì tanti anni prima, poiché era stanco della CIA e degli USA, decidendo di passare al nemico e facendo morire svariati uomini ed amici di Barney.
Accecato dalla rabbia infatti, Ross fa saltare la loro copertura e, sebbene inizialmente tutto sembri andare per il meglio per il gruppo, Coral ferisce gravemente Caesar come sfregio a Barney ed infine sgancia una bomba dal suo elicottero, sbaragliando definitivamente il team.
Feriti e abbattuti, con Caesar che combatte tra la vita e la morte, i Mercenari tornano a casa e Barney viene redarguito severamente per il fallimento da Max Drummer, il dirigente del team per conto della CIA, interpretato da Harrison Ford, che ha preso il posto di Church.
La scelta è una sola: cercare nuovamente Stonebanks, prima che svanisca nel nulla dopo aver terminato i suoi affari con un altro compratore in Romania, e, parte più difficile della missione per Ross, riportarlo vivo all'Aja per processarlo come criminale di guerra, visti gli innumerevoli genocidi da lui causati.
Essendo giunti al limite, Barney decide di mandare in pensione i membri del suo team, nonostante l'assoluta contrarietà dei suoi uomini, assoldando, con l'aiuto del suo amico e "talent scout" Bonaparte (interpretato da Kelsey Grammer, ovvero Bestia da adulto nella saga di X-Men), una nuova squadra di giovani volenterosi, iper-tecnologici e pronti a tutto.
Ma Coral conosce bene i punti deboli del suo ex compagno d'armi Ross e riesce a sbaragliare anche questa squadra con facilità, catturando i giovani e ferendo Barney, nonostante quest'ultimo si sia avvantaggiato dell'aiuto dell'amico/rivale di Barney, Trench Mauser (interpretato come sempre da Arnold Schwarzenegger).
Abbattuto e giù di morale, la sola scelta di Ross sarà quella di accettare l'aiuto dell'attempato e bugiardo Galgo, interpretato da Antonio Banderas, la cui comicità cela un passato tormentato, nonché del suo vecchio team, i cui membri sono ormai pronti a vendicare Caesar e dimostrare di essere ancora duri a morire.
Riusciranno a sconfiggere un rivale che conosce tutte le loro mosse in anticipo, o periranno definitivamente?
Arrivati al terzo capitolo, sono giunto alla conclusione che l'unico dei tre film davvero degno di nota, per l'ilarità, l'azione adrenalinica e il cast stellare ben amalgamato e sfruttato al 100%, è la seconda pellicola di due anni fa. Di fatto, come già dissi nell'articolo dedicato a I Mercenari & I Mercenari 2, nonostante il gran numero di vecchie glorie dei film d'azione, di per sé, a mio parere, questa (per ora) trilogia resta comunque fin troppo prevedibile e, tuttavia, nella sua prevedibilità, solo il secondo film riesce comunque a farsi apprezzare proprio grazie al suddetto giusto mix.
Inoltre, tra i tre cattivi, l'unico finora davvero malvagio e odioso è proprio Jean Claude Van Damme nella seconda pellicola, dato che sia Eric Roberts nel primo che Mel Gibson in quest'ultimo capitolo non sembrano molto adatti al ruolo, né abbastanza cattivi da guadagnarsi a pieni voti il titolo di antagonisti.
Detto questo, vi consiglio di vedere I Mercenari 3 giusto per avere un senso di continuità, nel caso in cui dovesse essere confermato il fantomatico e tanto rumoreggiato quarto film, in cui si dice che faranno la loro apparizione anche Jackie Chan e Steven Seagal.
Il mio parere è che, visti i risultati con la terza pellicola, se i presupposti sono questi, sarebbe meglio chiuderla qua, ma se verrà davvero realizzato I Mercenari 4, spero di sbagliarmi.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì, ma solo se avete già visto i primi due capitoli, dato che è diventato monotono

INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

giovedì 5 febbraio 2015

Recensione Flash: Birdman - O l'inaspettata virtù dell'ignoranza


Anno e Nazione di Produzione: USA 2014

Distribuzione in Italia: 20th Century Fox

Genere: Commedia

Durata: 119 minuti

Cast: Michael Keaton, Edward Norton, Zach Galifianakis, Emma Stone, Naomi Watts, Andrea Riseborough, Amy Ryan

Regista: Alejandro González Iñárritu

Riggan Thompson è un attore hollywoodiano, sul viale del tramonto. Si ricicla in teatro, a New York, con uno spettacolo impegnato, interpretato e diretto da lui. La sua missione è far dimenticare al pubblico il supereroe che lo ha reso una star mondiale, Birdman. Vuole riscattarsi, e dimostrare che non è un semplice personaggio da fumetti. Eppure, per Riggan non sarà semplice liberarsi di vecchi demoni, nuove paure e pesanti ossessioni.
Nel nuovo film di Alejandro González Iñárritu ritroviamo quel dinamismo, tipico dello stile del regista messicano. Iñárritu non lascia tregua allo spettatore, cerca di mantenere sempre viva l'attenzione (e la tensione) affinché nessun particolare della storia vada perso: visi, sentimenti, rancori, insomma anche il più piccolo particolare è essenziale alla narrazione. Il film, candidato a ben nove premi Oscar, ha già incassato numerosi riconoscimenti e critiche positive. E, a proposito di critiche, Birdman è una critica fatta film, un atto d'accusa verso l'appiattimento dell'industria cinematografica hollywoodiana che, ormai, sforna solo film su "uomini in tutina", come fa dire il regista al Riggan di Michael Keaton. Inoltre, è lo scontro di due mondi, quello newyorchese e quello losangelino: il primo, snob, intellettuale e un po' fricchettone, il secondo superficiale e venale.




Poi spazio al potere dei social media, che da virali sono diventati virulenti. Ma, soprattutto, c'è la lotta di Riggan contro Birdman: l'attore diviso tra aspirazioni, superflue, e certezze, rifiutate. È un intreccio di storie, con personaggi altrettanto complicati ed interessanti, alle prese con fragilità, prigionieri di false convinzioni. 
Un ritorno per Michael Keaton col botto, con un ruolo quasi biografico. L'attore compensa i suoi anni d'assenza con un solo film, con un'interpretazione dalle mille sfaccettature: comica, dolente, triste, intima. Candidatura e premi più che meritati. Anche per Emma Stone candidatura agli Oscar più che meritata, conferma il suo eclettismo e la sua capacità di diventare strumento del regista, dando comunque una lettura personale ed originale del ruolo. Mitico l'attore vanaglorioso di Edward Norton. Iñárritu è uno dei registi più originali del panorama mondiale, i suoi film non deludono quasi mai.
La storia di Riggan si conclude con un ritorno al passato: raggiungere la fama, cercare di andare oltre i blockbuster, non è quello il suo mondo. Riggan sceglie di elevarsi sopra tutti trovando, finalmente, la sua libertà.

Il trailer:




Consigliato: Assolutamente sì


INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

martedì 3 febbraio 2015

Recensione Flash: Transformers 4 - L'Era Dell'Estinzione


Titolo originale: Transformers: Age Of Extinction

Anno e nazione di produzione: USA 2014

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Azione/Fantascienza/Avventura

Durata: 166 minuti

Cast: Mark Wahlberg, Nicola Peltz, Jack Reynor, Stanley Tucci, Kelsey Grammer, Sophia Myles, T.J. Miller, Titus Welliver, Li Bingbing

Regista: Michael Bay

Dopo 3 anni, i robot più famosi di tutti i tempi ritornano al cinema!
L'odiato/apprezzato Michael Bay ha sfornato da poco il quarto sequel (sarebbe più azzeccato definirlo newquel, più avanti vi spiegherò il perché) di una saga fortunata che ha da sempre appassionato grandi e piccoli: ovviamente sto parlando di Transformers 4: L'Era Dell'Estinzione.
In questa nuova avventura, ambientata 5 anni dopo la terribile battaglia tra Autobot e Decepticon a Chicago, osserviamo la spietatissima caccia ai robot condotta da vari membri della CIA, capitanati dal glaciale Harold Attinger, interpretato da Kelsey Grammer (noto per la sua interpretazione di Bestia adulto nella saga cinematografica di X-Men), ed aiutati da un terribile e misterioso robot cacciatore di taglie, chiamato Lockdown. Questo team speciale non fa distinzioni: infatti distrugge sia robot buoni che cattivi, nonostante tutto il bene che gli Autobot hanno fatto per la Terra. Di fatto, gli ultimi rimasti di questa schiera si nascondono dove possono, ormai del tutto delusi dagli umani e frustrati da questo nuovo regime di terrore.
Nel frattempo, in Texas, l'inventore fallito Cade Yeager, interpretato da Mark Whalberg, ritrova un vecchio camion ammaccato e decide di prelevare i pezzi ancora funzionanti per tirare avanti e pagare gli studi per la sua giovane figlia Tessa, interpretata da Nicola Peltz. Tuttavia, l'impulsivo texano non si aspetta minimamente che il camion da lui ritrovato non sia affatto un camion: infatti, esso è il malandato Optimus Prime, leader degli Autobot, ferito ed esausto per la lunga caccia condotta dalla CIA per catturarlo.
Cade, per dimostrare all'Autobot diffidente di non essere come quegli uomini, decide di aiutarlo e ripararlo, ma questo non farà altro che attirare su di lui il team speciale dell'agenzia governativa e lo stesso Lockdown che, più di tutti, pretende di mettere le mani su Optimus per un'oscura ragione.
Il possente robot e difensore della Terra decide quindi di chiamare a raccolta tutti i suoi vecchi amici e compagni d'armi rimasti, e capire cosa sta accadendo e come difendere i suoi nuovi amici umani da un'imminente minaccia, proveniente non da altri robot, bensì dagli stessi umani e, nello specifico, dal famoso e ricchissimo inventore Joshua Joyce, interpretato da Stanley Tucci.
Cosa accadrà dunque? Il pianeta Terra sarà pronto a fronteggiare una nuova minaccia, dopo il caos della battaglia di Chicago? Ma soprattutto, cosa cercano Lockdown e Joyce? Quali sono i loro intenti?
Non posso definirmi un accanito fan di questa saga cinematografica (posso però dire di essere sempre stato fan dello spin-off animato di questa serie, ovvero Transformers Beast Wars: Biocombat), ma, sebbene io abbia apprezzato il primo ed il secondo film e gradito il terzo, questo quarto film, vuoi per il cambiamento totale del cast umano (ecco perché abbiamo a che fare con un newquel), vuoi per la durata a mio parere troppo lunga della pellicola, sarebbe stato, a mio parere, più interessante se fosse stato meno pesante (proprio a causa della durata) e meno caotico di quanto non sia.
Ciononostante, un aspetto che ho apprezzato parecchio è stato quello riguardante la prima apparizione cinematografica dei Dinobot (d'altronde, non sarei stato un fan dei Biocombat!), davvero ben realizzati e ben riusciti.
Quindi, se proprio volete vedere questa pellicola, inizio di una nuova trilogia cinematografica, da come si può ben capire vedendone il finale, munitevi di grande pazienza e pensate che sarà un sacrificio sopportabile per essere preparati al quinto film, in arrivo nel 2016.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Nì

INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter