venerdì 27 novembre 2015

Recensione Flash: Taxi Teheran


Anno e Nazione di Produzione: Iran 2015

Distribuzione in Italia: Cinema

Genere: Documentario

Durata: 82 minuti

Cast: Jafar Panahi

Regista: Jafar Panahi

Le restrizioni sono spesso fonte d’ispirazione per un autore poiché gli permettono di superare se stesso. Ma a volte le restrizioni possono essere talmente soffocanti da distruggere un progetto e spesso annientano l’anima dell’artista. Invece di lasciarsi distruggere la mente e lo spirito e di lasciarsi andare, invece di lasciarsi pervadere dalla collera e dalla frustrazione, Jafar Panahi ha scritto una lettera d’amore al cinema. Il suo film è colmo d’amore per la sua arte, la sua comunità, il suo paese e il suo pubblico.

- Darren Aronofsky, regista e presidente Giuria Festival di Berlino 2015

Taxi Teheran è un film che dovrebbero vedere tutti, perché ci ricorda che l'Occidente non è il centro del mondo. Jafar Panahi, pluri-premiato regista iraniano, allievo di Abbas Kiarostami, reagisce così, filmando clandestinamente, alle restrizioni del regime. Le strade che sfilano attraverso i vetri del taxi di Panahi sembrano quelle di una qualunque metropoli occidentale, affollate, caotiche e piene di vita. Invece siamo nell'antica Persia, culla di una delle civiltà più antiche al mondo, ora sotto il regime degli ayatollah. E la presenza della dittatura si avverte, strisciante. 
Vincitore dell'Orso D'Oro alla Berlinale 2015, il regista non ha potuto ritirare personalmente il premio, interdetto a lasciare l'Iran. Arrestato due volte, la prima con moglie e figlio, Panahi non si è fatto mai intimidire dal regime e questo nuovo film ne è una prova, preziosa. Condannato a non girare film per venti anni, Panahi escogita un sistema: far venire il cinema a lui. In un taxi, pone sul cruscotto una piccola telecamera e filma l'umanità che sale e discute con lui di strani e divertenti rituali, di vita, di morte, e del regime.


La cultura, il cinema, tutto deve passare sotto il rigido controllo degli ayatollah. Così, dato che la cultura è libera, trova sempre un modo per fluire: è il caso del venditore di DVD illegali che sale sul taxi del regista. Una passeggera speciale è la nipote di Panahi, ed è proprio il suo arrivo nel viaggio per le strade di Teheran che dà modo al regista di far comprendere allo spettatore straniero cosa significa vivere in una dittatura. La piccola ha un compito da portare a termine: ideare un cortometraggio per un concorso scolastico. Ma ci sono alcune regole da seguire, le regole del regime. "La migliore censura è l'autocensura", legge la bambina allo zio Jafar che, costernato ma non piegato, ascolta quelle assurdità. Ed è la stessa nipote, quando si scontra con l'applicazione di quelle regole nella realtà che comprende, insieme allo spettatore, quanto sia stupido, vuoto ed insensato il regime. Successivamente sul taxi sale un'avvocatessa, conoscente di Panahi che dice, sempre a proposito della dittatura: loro ci spiano, ci seguono ma noi continueremo ad andare avanti per la nostra strada. Il film termina col 'sordido realismo', osteggiato dal regime ma che è ingrediente principale del film di Panahi: il taxi, lasciato momentaneamente incustodito, è preso d'assalto da due poliziotti che sottraggono la telecamera. 
E' un film non film, senza sceneggiatura, una storia narrata da inconsapevoli interpreti. E' uno schiaffo ben assestato a noi paciosi occidentali che sempre sottovalutiamo le nostre libertà. Anzi non sappiamo proprio il significato della parola libertà tanto ne siamo assuefatti. E' cinema, puro e semplice, senza effetti speciali tranne quelli di un uomo di cultura che lotta per il suo paese e la sua gente.

Il trailer:


Consigliato: Assolutamente sì

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martedì 24 novembre 2015

Recensione (mica tanto) Flash: New Rose Hotel


Anno e nazione di produzione: USA 1998

Distribuzione: Edward R. Pressman Film/Quadra Entertainment

Genere: Drammatico/Fantascienza

Durata: 93 minuti

Cast: Christopher Walken, Willem Dafoe, Asia Argento, Annabelle Sciorra, John Lurie, Yoshitaka Amano, Gretchen Mol

Regista: Abel Ferrara

William Gibson: un nome a cui i più appassionati fan della fantascienza accostano sempre il termine "cyberpunk".
Di fatto, il grande "Bill" è stato proprio il precursore, nonché co-fondatore insieme a Bruce Sterling, di questo sottogenere letterario fantascientifico nato negli anni '80, da cui sono derivati capolavori senza precedenti, come, ad esempio, Neuromante, la sua opera più importante, oppure Mirrorshades, antologia di racconti di autori vari curata dallo stesso Sterling, e grazie ai quali è stato generato un omonimo filone cine-televisivo, ispirato anche da film riconosciuti come i precursori di questo nuovo genere, come Blade Runner e la saga di Snake/Jena Plissken.
Ebbene, tutto ciò è magnifico, ma ciò che mi sorprende e sbigottisce è il semplice fatto che, di tutte le opere di Gibson, solamente due racconti, estratti dall'epica antologia di racconti La Notte Che Bruciammo Chrome (titolo originale: Burning Chrome), sono stati adattati sul grande schermo: il mitico e sottovalutatissimo Johnny Mnemonic nel 1995, la cui sceneggiatura venne curata dallo stesso William e il cui protagonista fu il grande Keanu Reeves, e la pellicola di cui vi parlerò stavolta, ovvero New Rose Hotel, diretto dal famoso regista Abel Ferrara nel 1998, con protagonisti un trio d'eccezione: Christopher Walken, Willem Dafoe e la nostrana Asia Argento.
Perché non ne avete mai sentito parlare?
Ve lo spiego io (purtroppo), vedendo prima in breve la trama.
La storia è ambientata in un futuro prossimo, dove le multinazionali, note col nome giapponese di Zaibatsu, e non più i governi mondiali, comandano sull'intero pianeta in maniera spietata, con le case farmaceutiche in cima alla gerarchia (dunque si tratta di uno scenario molto simile a Johnny Mnemonic).
Tra di esse spiccano l'Hosaka e la Maas Biolabs, che da anni si contendono il geniale scienziato nipponico Hiroshi (interpretato dal famoso fumettista Yoshitaka Amano), al momento sotto il serrato controllo della Maas.
L'Hosaka, disposta a tutto pur di sottrarre Hiroshi alla propria rivale, ingaggia i due specialisti più famosi nell'effettuare queste defezioni: Fox (Christopher Walken) e X (Willem Dafoe).
I due veterani, studiando bene l'obiettivo, capiscono che l'unica maniera per accalappiarlo nella loro rete e spostarlo nel covo sicuro dell'Hosaka in Marocco è usare una donna sensuale e in grado di abbagliare ogni uomo le capiti a tiro con il suo immenso fascino. E quella donna si rivela essere Sandii, una giovane prostituta italiana interpretata da Asia Argento.
Il piano dei due uomini sembra andare per il verso giusto, ma ci sono due incognite che neanche il buon vecchio Fox, mentore di X, ha tenuto in considerazione: l'amore sfrenato che il suo ex apprendista prova per Sandii e un oscuro segreto che la prostituta da tempo nasconde ai due.
Quale segreto sarà mai?
Il purtroppo di prima è d'obbligo perché, nonostante Johnny Mnemonic e New Rose Hotel siano entrambi racconti brevi, quindi storie che andavano, per forza di cose, espanse per essere adattate al grande schermo, il primo, checché ne dicano i suoi detrattori, è stato strutturato in maniera magistrale, forse proprio per via della sceneggiatura affidata all'eccelso William, mentre il secondo non riesce proprio a decollare: infatti, sebbene la trama del film sia molto fedele al racconto originale, la maniera in cui è stata strutturata, riarrangiata ed espansa per il grande schermo è monotona e lentissima.
Il perché è semplice: anziché concentrarsi su aspetti inesistenti nel racconto, che sarebbero stati originali e molto interessanti, come ad esempio delle scene raffiguranti i leader dell'Hosaka e della Maas Biolabs, con le loro idee contrapposte e le conseguenze delle loro scelte sulle vite dei protagonisti (proprio come avvenuto in Johnny Mnemonic con il personaggio di Takahashi, interpretato dall'illustre Takeshi Kitano), Abel Ferrara ha preferito puntare fino allo sfinimento sull'aspetto psicologico e, nello specifico, sul rapporto amoroso che si instaura tra X e Sandii, un tassello essenziale sia nel racconto che nella pellicola, come si capirà nel finale, ma che appunto alla lunga diventa troppo ripetitivo e sfiancante, forse proprio a causa della mancanza di idee sul come estendere la storia.
Dunque, anche se questo è stato il primo film di Ferrara che ho visto, mi meraviglio e resto comunque deluso dal regista statunitense, a me già noto proprio per le sue pellicole narranti storie ambientate in mondi distopici: avrebbe potuto sfornare un prodotto eccezionale ed ottenere molto di più, magari consultandosi con lo stesso William Gibson, come ha saggiamente deciso di fare tre anni prima Robert Longo col suo Johnny Mnemonic (lo so, sono monotono anch'io nel ripeterlo in continuazione ma, se lo faccio, è proprio per sottolineare la mia grande delusione), ma ha infine deciso di fare di testa sua, con i suoi metodi, e questo è il risultato alquanto insufficiente, specie per me che, come ben sanno i nostri Cinemaniaci più incalliti, sono un grande appassionato del genere cyberpunk, sia a livello cine-televisivo (the Matrix trilogy is the way! =P) che a livello letterario (infatti posso definire La Notte Che Bruciammo Chrome come la mia personale Bibbia cyberpunk, un'antologia che consiglio a tutti i fan più curiosi ed attratti da questo meraviglioso filone narrativo).
Il mio voto quindi si attesta ad un 6, solo per la trama di base fedele a quell'originale, e sono comunque troppo buono, e personalmente lo consiglio solo a chi sia proprio curioso ed interessato a vederlo, nonostante tutto, giusto per un senso di completezza e per poter dire di aver visto tutti gli adattamenti cinematografici finora (troppo, troppo, troppo pochi, come già detto prima) tratti dalle opere del "Maestro" Gibson.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: No

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venerdì 20 novembre 2015

Recensione Flash: Crimson Peak


Anno e Nazione di Produzione: USA 2015

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Horror

Durata: 119 minuti

Cast: Mia Wasikowska, Tom Hiddleston, Jessica Chastain, Charlie Hunnam, Jim Beaver

Regista: Guillermo Del Toro


New York, primi anni del Novecento: Edith perde la madre molto piccola. Poco dopo la sua scomparsa, il fantasma visita la bambina, dicendole di stare attenta a Crimson Peak. La bambina, spaventata, non capirà perché la madre l'abbia avvisata di questo pericolo ma, non lo dimenticherà. Cresce col padre, che ama molto, e coltiva il sogno di diventare scrittrice: la fantasia non le manca. Un giorno, nell'ufficio del padre, conosce il baronetto Thomas Sharpe, giunto negli Stati Uniti dalla Gran Bretagna in cerca di fondi per una sua invenzione. Edith ne è affascinata, e nonostante l'intervento del padre che scopre cose orribili su Thomas e la sorella Lucille, la ragazza lo sposa e va a vivere con lui in Inghilterra. Non sa, Edith, che gli Sharpe sono i signori di Crimson Peak. E' l'inizio di un incubo, di cui la ragazza non riesce ad intravedere la fine.
Eccomi: sono una delle vittime della meravigliosa campagna pubblicitaria di Crimson Peak! Si parla del ritorno di Del Toro al cinema da mesi e, questo film era decisamente molto atteso. Però, dal regista messicano io mi aspettavo qualcosa in più. Innanzitutto, non è un horror: e ve lo dice una che gli horror non li vede mai, altrimenti non dorme per un mese. La trama, a mio avviso, è molto debole: uno spettatore attento riesce a capire quasi subito gli intrecci della storia e i misteri che aleggiano intorno ad Allerdale Hall, altrimenti detta Crimson Peak, e ai fratelli Sharpe. I protagonisti dovevano essere i fantasmi, che alla fine, sono le creature seppur spaventose, in pieno stile Del Toro, più buone nella storia. Banalmente, tutto si concentra sulla storia d'amore tra Thomas ed Edith. Molto bello l'uso delle luci, e la caratterizzazione dei personaggi tramite i costumi e il trucco. Bravi i protagonisti, ho apprezzato particolarmente Tom Hiddleston e Jessica Chastain, vera deus ex machina della storia. Seppur il film proceda lentamente, a tratti annoiando, è godibile. Comunque un Del Toro blockbusterizzato che non mi è piaciuto granché.

p.s.: Però Tom Hiddleston è Tom Hiddleston!

Il trailer:


Consigliato: Nì

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martedì 17 novembre 2015

Recensione Flash: Ameluk


Anno e nazione di produzione: ITA 2015

Distribuzione: Flavia Entertainment

Genere: Commedia

Durata: 98 minuti

Cast: Mehdi Mahdloo Torkaman, Mimmo Mancini, Claudia Lerro, Francesca Giaccari, Dante Marmone, Roberto Nobile, Cosimo Cinieri, Paolo Sassanelli, Rosanna Banfi

Regista: Mimmo Mancini

Il tema dell'accettazione del diverso e della sconfitta di ogni sorta di pregiudizi da tempo sta spopolando in Italia: di fatto, abbiamo assistito alla realizzazione di film contro l'omofobia, come Viola di Mare e Io e Lei, ma mai però era stata realizzata una pellicola sul tema, egualmente scottante, dell'immigrazione e dei luoghi comuni sugli extracomunitari.
Ebbene, si dà il caso che quel film sia proprio Ameluk, commedia del 2015 diretta dal regista Mimmo Mancini e girata interamente in Puglia.
Già solo il sottotitolo della pellicola, "Tratto da una storia che potrebbe essere vera", fa riflettere e capire che ciò che lo spettatore vede nel film è sì tragicomico in maniera esasperata ma, al tempo stesso, altamente realistico.
Capiamone il perché con la trama.
La storia è ambientata ai giorni nostri a Mariotto, un piccolo comune in provincia di Bitonto: in questo paesino, composto da gente semplice, vive da un paio di anni il giovane immigrato regolare musulmano della Giordania Yusuf (interpretato da Mehdi Mahdloo Torkaman, già famoso per aver interpretato Sufien, il fratello terrorista di Farah in Che Bella Giornata di Checco Zalone), sposato con Maria (Claudia Lerro), una donna sensuale, ma alquanto superficiale ed amante delle frivolezze, con il sogno di fare l'indossatrice, da cui ha avuto un figlio, Paolino.
Il ragazzo ha aperto un Internet Point, vista la scarsa ricezione web di Mariotto, ed è disponibile con tutti, non riuscendo mai a dire di no, nonostante i suoi compaesani lo trattino sempre come uno straniero poco gradito.
Ed è proprio questa sua continua ed incessante disponibilità che scatenerà il putiferio nella placida cittadina: come ogni anno, don Nicola (Roberto Nobile) ha organizzato la Via Crucis e l'interprete principale, nel ruolo di Gesù, è Michele (Paolo Sassanelli), l'unico parrucchiere di Mariotto, omosessuale non dichiarato (sebbene tutti i suoi concittadini lo sappiano già; un plauso al regista per essere riuscito ad incuneare perfettamente nella trama anche il già citato tema dell'omofobia).
Improvvisamente però, Michele si ferisce poco prima dell'inizio della processione e il sacerdote, disperato, chiede proprio al giovane musulmano tuttofare di interpretare il Cristo, essendo perfetto per la parte.
La reazione del popolo non si fa attendere: tutti i devoti restano scioccati ed orripilati nell'assistere ad un tale "sacrilegio", mentre gli amici e parenti islamici di Yusuf non gli rivolgono più la parola, ad eccezione di sua sorella.
Per tutti, il ragazzo diventa un vero e proprio criminale, famoso come "Ameluk" e il "Cristo musulmano", attirando su di sé anche le ire del candidato sindaco di destra Mario Mezzasoma (interpretato dallo stesso regista Mimmo Mancini), classico esempio del razzista italiano, bigotto, becero ed ignorante, che, in seguito a questo evento, deciderà di basare la sua intera campagna elettorale sull'eradicazione di ogni ingerenza non italiana nel paese e sull'annientamento di Yusuf/Ameluk che, abbandonato perfino dalla sua sciocca moglie, su costrizione della sua famiglia, si ritrova, suo malgrado, invischiato nei giochi politici locali, candidandosi anch'egli a sindaco.
La situazione, pian piano, sfuggirà di mano a tutti ed avranno luogo situazioni grottesche ed incredibili, finché Yusuf/Ameluk, per riportare la pace a Mariotto, non avrà altra scelta che affidarsi alle sole tre persone a lui amiche: don Nicola, il professore ebreo Ferrara (interpretato dal "signor Balocco" Cosimo Cinieri) e dalla figlia di quest'ultimo, la dolce e gentile Rita (Francesca Giaccari), tour operator e probabilmente l'unica persona che capisce davvero il protagonista.
Come finirà?
Questo film mi ha davvero sorpreso ed entusiasmato: infatti, Mariotto è presa come minuscolo esempio, ricco di vari aspetti tipici di noi pugliesi, di un contesto molto più grande chiamato Italia, perché si passa dai luoghi comuni e i pregiudizi contro gli immigrati, ormai caratteristici di noi italiani, all'apparizione sulla scena di personaggi terribili e corrotti, simbolo di una totale mancanza di morale e di ignoranza, come lo stesso Mezzasoma, del tutto simile ai tanti Salvini e Meloni di turno, o al suo rivale, il sindaco uscente di sinistra Esterino Ladisa, detto "Richard Gere", per la sua somiglianza con il noto attore, che racchiude in sé tutte le mancanze di quella che un tempo era la sinistra italiana, mentre ora è solo un guazzabuglio di ambigui individui (coff, coff... Renzi... coff, coff).
Lungi da me discutere di politica, ma Ameluk è una pellicola che consiglio assolutamente a tutti, sia per la sua comicità che per il suo immenso realismo, come già detto prima. Non parliamo poi di quanto essa faccia riflettere, specie nell'emblematico, inaspettato e magnifico finale.
Complimenti davvero al regista e al cast, poliedrico e variegato (magnifico Paolo Sassanelli nel ruolo di Michele il parrucchiere!), mentre a voi Cinemaniaci auguro buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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venerdì 13 novembre 2015

Recensione Flash: Io che amo solo te


Anno e Nazione di Produzione: Italia 2015

Distribuzione: 01 Distribution

Genere: Commedia

Durata: 102 minuti

Cast: Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Maria Pia Calzone, Michele Placido, Luciana Littizzetto, Dino Abbrescia, Eugenio Franceschini, Eva Riccobono, Dario Bandiera

Regista: Marco Ponti

Damiano e Chiara stanno per sposarsi: Polignano a Mare è in fermento e i due ragazzi sono nel vortice di preparativi e contrattempi. Chiara è la ragazza più bella del paese e Damiano, oltre che ex playboy, è il rampollo degli Scagliusi, la famiglia più in vista di Polignano. Paura e nervosismo sono i principali protagonisti del giorno prima del matrimonio dell'anno, così i promessi sposi cadono in tentazione e si tradiscono. Il loro matrimonio, l'indomani, attira tutti i polignanesi in chiesa seppur i due ragazzi si sentano confusi e in colpa al momento del sì. La giornata si concluderà, comunque, col lieto fine e col ritrovarsi di due "vecchi" amanti: Ninella e don Mimì, madre di Chiara e padre di Damiano.
Lo scollamento tra fantasia e realtà, quando un film è tratto da un romanzo è quasi inevitabile. Ma questo non è successo con Io che amo solo te, e lo posso scrivere con certezza avendo letto il libro omonimo di Luca Bianchini. Grande successo editoriale, lo scrittore ha seguito da vicino la lavorazione del film, la cui regia è stata affidata all'amico regista Ponti. Il cast rispecchia alla perfezione i personaggi di fantasia, merito anche della grande affinità tra alcuni componenti: da Scamarcio alla Chiatti, da Maria Pia Calzone a Michele Placido, fino ai personaggi secondari. Forse, chi si distanzia dal libro è il ruolo della Littizzetto, la zia Dora leghista non mi è piaciuta granché. Splendidi gli scenografici scorci di Puglia, le accoglienti atmosfere intatte di paese, il messaggio importante di essere fedeli a se stessi e a non far influenzare la propria vita dalla mentalità da "paesello". Certo, non è alta letteratura e non è cinema d'autore: però il film è godibile e regala ore piacevoli di spensieratezza.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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martedì 10 novembre 2015

Recensione Flash: John Wick


Anno e nazione di produzione: USA 2014

Distribuzione in Italia: M2 Pictures

Genere: Azione

Durata: 101 minuti

Cast: Keanu Reeves, Michael Nyqvist, Alfie Allen, Willem Dafoe, Dean Winters, Adrianne Palicki, John Leguizamo, Daniel Bernhardt, Bridget Moynahan, Ian McShane, Bridget Regan, Lance Reddick, Keith Jardine, David Patrick Kelly, Clarke Peters, Kevin Nash

Registi: David Leitch e Chad Stahelski

Dopo anni di buio, che sia giunta finalmente la meritatissima rinascita artistica del mitico Keanu Reeves, antidivo di Hollywood e mio attore preferito in assoluto?
Bé, giudicatelo voi.
Dopo l'interessante 47 Ronin e l'adrenalinico Man Of Tai Chi, l'attore canadese ritorna in scena con John Wick, film d'azione del 2014 ed inaspettatissimo successo mondiale al botteghino.
La storia gravita attorno a John Wick appunto, ex killer professionista, un tempo il migliore nel suo mestiere, ormai ritiratosi dalla sua cruenta carriera criminosa di assassino su commissione, poiché improvvisamente e perdutamente innamoratosi di Helen (Bridget Moynahan), la donna che ha fatto uscire fuori il vero John, una persona umana e di buon cuore, nonostante tutto.
La loro vita procede tranquilla per 4-5 anni finché, purtroppo, la moglie si ammala di un male fulminante e muore dopo poco tempo, lasciando il marito del tutto distrutto e perduto.
La donna, conscia del fatto che John si sarebbe lasciato andare, appena prima di spirare, riesce a far spedire un dono al marito, un dono che giunge qualche giorno dopo il funerale: si tratta di una cucciola di cane beagle a cui John, per volere della moglie, deve badare con tutto il suo cuore, al fine di tenere ancora vive l'umanità ritrovata dopo tanta fatica e la speranza di una vita normale.
Sebbene depresso, l'uomo riesce comunque man mano a riprendersi grazie alla cucciola, ma il peggio è già in agguato: un gruppo di giovani russi entra in contatto con John ad una stazione di benzina e il loro capo, Iosef (Alfie Allen), si interessa molto all'auto d'epoca di Wick, essendo entrambi cultori delle quattro ruote. Quando il giovane chiede a quanto la vorrebbe vendere, John dice che non è in vendita e va via, lasciando Iosef furibondo.
La notte stessa, la banda di russi fa irruzione in casa di Wick, rubandogli l'auto, uccidendogli il cane e picchiandolo brutalmente.
Questo evento causerà il ritorno in scena del killer professionista più temuto di tutti i tempi, poiché l'ultimo barlume di luce per John, rappresentato dal cagnolino, è stato spento crudelmente da un gruppo di malviventi, quegli stessi malviventi per cui lui in passato ha più volte lavorato su lauto compenso.
John sarà quindi deciso a compiere la sua atroce vendetta contro gli uomini che lo hanno privato di tutto in una sola notte e le conseguenze saranno terribili per molti, non solo per i giovani russi e per Wick.
Onestamente, visto l'enorme successo della pellicola, mi sarei aspettato qualcosa di più: certo, è bellissima la ragione alla base della vendetta di John, ovvero la rabbia e la frustrazione derivate dall'aver perso la sola possibilità di redimersi, ma il resto del film, composto comunque da un cast stellare (Michael Nyqvist, Willem Dafoe, John Leguizamo ed Ian McShane, per citarne alcuni), non compensa la trama un po' troppo superficiale e spicciola che permea la narrazione, nonostante i vari aspetti interessanti, primo fra tutti l'Hotel Continental, un albergo con regole ferree in cui alloggiano esclusivamente i killer professionisti, una cosa al limite del grottesco.
Lo so, naturalmente, leggendo ciò che ho scritto, vi starete dicendo:"Bé, ma cosa pretendi da una pellicola di pura azione e violenza?", è vero, ma è anche vero che altri film d'azione simili, come, ad esempio, Il Fuggitivo, U.S. Marshals, o la trilogia di Taken, Taken 2 e Taken 3, sono anch'essi pellicole di sola azione, ma con una trama ben più composita.
Dunque sì, John Wick è un film da vedere, ma non è di certo, a mio parere, un capolavoro.
Per questo motivo, la mia speranza ora è tutta riposta nel già confermato John Wick 2, in arrivo tra un paio di anni, ovviamente sempre col grande Keanu come protagonista, poiché, come confermato dall'attore stesso qualche giorno fa, il sequel parlerà dei fantasmi del passato di John, che ritorneranno nella sua vita per pareggiare i conti: una breve descrizione che sembra già molto più interessante e complessa rispetto al primo capitolo.
Incrociamo dunque le dita e vi auguro buona visione!

P.S. Piccola curiosità: in questo film, Neo e l'Agente Johnson (Daniel Bernhardt) della trilogia di Matrix sono tornati a fronteggiarsi nuovamente, dopo ben 12 anni! =P

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Consigliato: Sì

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venerdì 6 novembre 2015

Recensione Flash: Padri e figlie


Anno e Nazione di Produzione: USA, Italia 2015

Titolo originale: Fathers and daughters

Distribuzione in Italia: 01 Distribution

Durata: 116 minuti

Genere: Drammatico

Cast: Russell Crowe, Amanda Seyfried, Aaron Paul, Kylie Rogers, Diane Kruger, Quvenzhanè Wallis, Jane Fonda, Janet McTeer, Octavia Spencer

Regista: Gabriele Muccino 


Jake Davis, scrittore di successo e vincitore di un premio Pulitzer, perde la moglie in un'incidente stradale, durante un loro viaggio in macchina. L'uomo si ritrova a crescere da solo la figlia Katie e a fronteggiare una vita a cui non era preparato. Inizia a soffrire di crisi psicotiche: si ricovera in una clinica e affida Katie alla sorella della moglie e al marito, un affermato avvocato. Sette mesi dopo, ignorando le richieste dei cognati che vorrebbero adottare Katie, ritorna a casa con la figlia deciso a scrivere e a godersi la vita con lei. Le difficoltà, però, sono in agguato così come l'insuccesso del suo ultimo libro. Le crisi ritornano ma, spinto anche da Katie, Jake comincia a scrivere un altro libro. I protagonisti sono loro due.
Nuovo film made in USA per Gabriele Muccino che nello showbiz statunitense si sta trovando davvero bene: Padri e Figlie vanta un cast davvero all star. Interessante il progredire cronologico della storia, una narrazione parallela tra presente e passato. Quasi freudiana, perché il regista fa comprendere allo spettatore le mancanze di Katie, senza giudicarla, e come quell'assenza le abbia rivoluzionato il suo mo(n)do relazionale e affettivo. Sentimentalismo quasi ridotto all'osso, il nuovo Muccino racconta con regia asciutta una storia che non ha nulla di eccezionale, e la rende interessante. Grazie anche ai meravigliosi interpreti, Russell Crowe prima di tutti: davvero magnetico. Amanda Seyfried all'altezza del compito, così come la versione mini, Kylie Rogers. Altro grande plauso di Padri e Figlie: mi ha fatto scoprire Aaron Paul! Dovrò approfondire la sua filmografia! Scherzi a parte, per me sicuramente il migliore dei film americani di Gabriele Muccino.

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martedì 3 novembre 2015

Recensione Flash: Loch Ness


Anno e nazione di produzione: UK 1996

Distribuzione: PolyGram Filmed Entertainment/Working Title Films

Genere: Fantasy/Drammatico

Durata: 101 minuti

Cast: Ted Danson, Joely Richardson, Ian Holm, James Frain, Harris Yulin, Keith Allen, Kirsty Graham

Regista: John Henderson

Il mostro di Loch Ness, meglio noto come Nessie, da sempre affascina chiunque si interessi ad esso, per via soprattutto dell'enorme alone di mistero che circola sul lago, esattamente come avviene con il Bigfoot, lo Yeti e tanti altri.
Anche in questo caso, il mondo del cinema e della TV non si è lasciato sfuggire l'occasione di realizzare svariate versioni dei fatti su questa celeberrima (e fantasiosa) creatura, ed una di queste versioni è il famoso film Loch Ness del 1996.
La pellicola narra le vicende dello zoologo americano Jonathan Dempsey (Ted Danson), professionalmente sul lastrico e quasi in bancarotta, a causa della sua fama del tutto rovinata, dopo l'inutile impresa di cercare l'abominevole uomo delle nevi, e della sua ex moglie, che lo mette costantemente in crisi con le sue pretese ed i suoi avvocati.
Costretto quindi ad accettare qualsiasi cosa gli capiti, pur di evitare guai con il fisco statunitense, Jonathan si imbarca alla volta di Loch Ness, in Scozia, al fine di provare anch'egli a dare una spiegazione definitiva al mistero di Nessie, cominciato, secondo la leggenda, 1500 anni prima con la cacciata della creatura da parte di San Columba.
Nonostante le ritrosie e la scontrosità degli autoctoni, guidati dal guardiano del lago (Ian Holm, il mitico zio Bilbo delle due saghe de Il Signore Degli Anelli e de Lo Hobbit), lo zoologo, giunto lì in sostituzione del dottor Abernathy, morto poco tempo prima in circostanze misteriose, scoprirà, con l'aiuto del giovane ricercatore ed assistente Adrian Foote (James Frain), che forse la mitica creatura del lago scozzese non è poi tanto mitica quanto sembra, ma alquanto reale, e tutto graviterà intorno ad una piccola ma saggia bambina, Isabel (Kirsty Graham), figlia della padrona dell'ostello in cui Jonathan risiede, la signora McFetridge (Joely Richardson).
Cosa si nasconde dunque nelle profonde ed immense acque di Loch Ness? Il professor Dempsey riuscirà a risolvere una volta per tutte il loro mistero?
Questa pellicola, ovviamente leggera ed adatta a tutti, dà una fantasiosa spiegazione su Nessie, il che la rende appunto perfetta per tutta la famiglia e si colloca nei famosi film della fascia pomeridiana del sabato che tutti noi ragazzi e ragazze nati negli anni '80 e '90 tanto amiamo.
Ciò che però bisogna dire è che Loch Ness, così come tutte le pellicole dedicate agli esseri mitici, non va preso sul serio, così come non bisogna denigrare la, purtroppo, tristemente nota figura del criptozoologo, la cui fama da anni è stata rovinata, proprio perché erroneamente accomunata al cacciatore di mostri. Di fatto, il criptozoologo è un ricercatore di criptidi, ovvero di specie animali ancora ignote all'uomo, poiché non classificate tra le specie viventi al momento conosciute.
Se vorrete dunque approfondire questa interessantissima branca della scienza, uno dei migliori criptozoologi italiani, Lorenzo Rossi, da anni ha aperto un sito, criptozoo.com, nonché un gruppo su Facebook, del quale faccio già parte da un bel po' di tempo, in cui svela, insieme ad altri esperti e studiosi del settore, tantissimi aneddoti sulle specie animali poco note, sfatando la stragrande maggioranza dei miti e leggende in maniera molto dettagliata e con prove alla mano.
Personalmente, grazie a lui e ai suoi colleghi, ho scoperto e capito tantissime cose che prima inizialmente non immaginavo minimamente, e mi congratulo con lui e con loro per il bel lavoro che da anni conducono, nonché per l'importante battaglia che portano avanti da anni, al fine di ripristinare la figura del criptozoologo al posto che le spetta di diritto.
Morale della favola: prendete questo bel film per quel che è, cioè un film appunto, e godetevelo nei momenti in cui preferite passare un po' di tempo a sognare e fantasticare sulle creature tanto amate nella nostra infanzia.
Buona visione!

Il trailer:


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