lunedì 28 gennaio 2013

Empire


E' inutile: le storie dell'Antica Roma sono un chiodo fisso per me, e questo vale anche e soprattutto per i film e le miniserie TV basate su di essa.
Una di queste è la mitica fiction Empire, realizzata nel 2005 per la rete americana ABC, con protagonisti un giovane Santiago Cabrera (che in seguito diverrà famoso nel ruolo di Lancillotto nella serie TV inglese Merlin), Jonathan Cake, Vincent Regan (noto per i suoi numerosi ruoli in film storici ed epici, come quello di Eudoro, il vice di Achille in Troy, il capitano Artemis in 300 o ancora il re Cefeo nel film Scontro Tra Titani, per citarne alcuni) e la bella e brava Emily Blunt.


Tutto ha inizio con la storia del gladiatore di nome Tirone, il guerriero più forte delle arene dell'Impero Romano, interpretato da Jonathan Cake, che viene liberato da Giulio Cesare, impersonato da Colm Feore, di cui ne diventerà guardia del corpo. Ciò però purtroppo non basterà a salvaguardare il condottiero romano dalla morte: una congiura dei senatori, guidati da Bruto e Cassio, provocherà la morte di Cesare per evitare la nascita di un nuovo dittatore che poteva minare i diritti e le ricchezze della classe senatoriale.


Ciononostante, in punto di morte, Cesare confiderà a Tirone che Ottavio, il suo giovane ed irruento nipote, interpretato da Santiago Cabrera, va protetto a tutti i costi dai suoi nemici, poiché anche la sua vita è in pericolo. Il dittatore riesce quindi appena in tempo a strappare a Tirone la promessa di portare in salvo il giovane fuori città.
Tirone manda via da Roma anche sua moglie e suo figlio per assicurarsi che siano protetti e va a prelevare il ragazzo, riluttante, nella villa dove vive per poter intraprendere un viaggio irto di pericoli, alla ricerca dei potenziali sostenitori della causa di Ottavio contro il Senato.
Non sarà affatto un'impresa semplice, dato che il ragazzo sarà continuamente braccato dagli aguzzini dei senatori, guidati dal generale Rapax, specie dopo la scoperta del testamento segreto di Cesare, in cui vi è scritto che Ottavio, adottato dal defunto dittatore col nome di Ottaviano Cesare Augusto, dovrà prendere in mano le redini della Repubblica, con grandissimo disappunto di Marco Antonio, interpretato da Vincent Regan, fidatissimo generale al servizio di Cesare che si aspettava di ottenere tale nomina.


Dopo aver dunque letto il testamento, custodito dalla giovane vestale Camane, interpretata da Emily Blunt, già conosciuta in passato da Ottavio, i due fuggiaschi continueranno il loro viaggio, tra continue vicissitudini ed incomprensioni.


Ma il destino per molti è già scritto da tempo e non può essere cambiato, ed infatti Ottavio riuscirà a maturare, diventando un uomo forte e sicuro di sé, riuscendo a contrastare i suoi nemici, rappresentati prima da Bruto e Cassio e poi da Marco Antonio, riuscendo a compiere la missione affidatagli dallo zio defunto e divenendo quindi, dopo una lunga battaglia, il primo imperatore di Roma.


Invece Tirone, che per vari equivoci ed errori commessi dal giovane Ottavio si era unito a Marco Antonio, si riconcilierà col ragazzo e potrà finalmente tornare da suo figlio, unico sopravvissuto nel viaggio verso Cipro, la patria dell'ex gladiatore, divenendo un uomo libero ed il salvatore del giovane imperatore.


Tolte le solite ed inevitabili inesattezze storiche e la presenza di personaggi mai esistiti, come Tirone, questa miniserie statunitense, trasmessa in 6 puntate in America ed in 3 in Italia, è davvero magnifica ed emozionante e l'aspetto più commovente e struggente dell'intera trama è proprio il rapporto che si crea tra Tirone ed Ottavio, che per l'ex gladiatore diverrà come un figlio durante il loro lungo e travagliato viaggio.
Anche qui è presente l'ennesima solfa sulla misteriosa scomparsa della IX Legione romana, argomento già trattato in altri film come L'Ultima Legione, Centurion e The Eagle, ma per chi ama la storia di Roma di certo non sarà affatto un peso.
Vi consiglio dunque assolutamente di vedere questa fiction, augurandovi quindi buona visione!
Per Roma e con Roma!

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domenica 27 gennaio 2013

Recensione Flash: Il Gusto dell'Amore


Anno e nazione di produzione: Spagna, Germania, Svizzera 2010

Titolo originale: Bon Appétit

Genere: Commedia romantica

Durata: 91 minuti

Cast: Unax Ugalde, Nora Tschirner, Giulio Berruti, Herbert Knaup

Regista: David Pinillos

L'ambizioso cuoco spagnolo Daniel decide di trasferirsi a Zurigo, in Svizzera, per lavorare nel famoso ristorante dello chef Thomas Wackerle. Ottiene il posto e la prima sera, al lavoro, conosce tutti i colleghi compresi il vice chef, l'italiano Ugo, e la sommelier tedesca Hanna. Se con Ugo, da subito, nasce una grande amicizia, per Hanna, Daniel prova immediatamente qualcosa di importante. In seguito, il ragazzo verrà a sapere che Hanna è l'amante di Thomas ma la loro relazione non è tranquilla: il famoso chef fa fatica a gestire la moglie e l'irrequieta sommelier.
Al ristorante l'atmosfera diventa elettrica: Ugo decide di licenziarsi. E una sera, dopo essersi sentita male, Hanna viene abbandonata in ospedale da Thomas. I tre ragazzi arriveranno in macchina fino a Bilbao, la città di Daniel, per un nuovo inizio.
Continua il filone dei "film in cucina", ne ricordo alcuni: Julie and Julia con Meryl Streep e Amy Adams, Ricette d'Amore con Sergio Castellitto e il rifacimento hollywoodiano di quest'ultimo, Sapori e Dissapori con Catherine Zeta Jones e Aaron Eckhart. E tanti, tanti altri. In questi film, la cucina diventa un luogo catartico e il cibo un piacere o una passione che ti può rivelare verità e addirittura indicare la giusta via da seguire. Ed è proprio quello che succede a Daniel. Arriva a Zurigo confuso; una volta lì, grazie alle persone che incontra (e di cui si innamora), e alle esperienze che vive, capisce quali sono gli "ingredienti" che mancano nella sua vita.
Cast molto affiatato e poliglotta: l'attore spagnolo Unax Ugalde è molto bravo. Il nostro Giulio Berruti abbandona  per un po' le fiction Mediaset e sorprende. L'attrice tedesca Nora Tschirner diverte ed è in parte.
Il gusto dell'amore è una tranquilla commedia romantica da "gustare" rilassati sul divano, sorseggiando magari un buon vino. Dolce, ovviamente.

Il trailer:


Consigliato: Sì


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Un film per non dimenticare...Giorno della Memoria


Il 27 gennaio 1945 è la data in cui furono abbattuti i cancelli del lager nazista di Auschwitz.
Ogni anno, nonostante le tragedie contemporanee, ricordare la shoah ebraica e la bestialità umana che l'ha provocata, non deve essere un mero esercizio retorico ma un'occasione per riflettere e migliorare. Perché sei milioni di persone non possono essere dimenticate in settant'anni. Perché il passato non è passato se le menti rimangono chiuse nel buio dell'ignoranza.

"Wladyslaw Szpilman: C’è un’ordinanza che vieta agli ebrei di sostare nei giardini.
Dorota: Stai scherzando? 
Wladyslaw Szpilman: No, per niente. Ci potremmo sedere su una panchina, ma c’è un’altra ordinanza che vieta agli ebrei di sedersi sulle panchine.
Dorota: Ma è assurdo!
Wladyslaw Szpilman: Possiamo stare in piedi e parlare, non penso che ciò sia vietato."

Il Pianista è diretto da Roman Polanski, film del 2002 con protagonista uno straordinario Adrien Brody. Basato sulla storia vera e sul libro di Wladyslaw Szpilman.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, durante l'invasione della Polonia da parte della Germania nazista, gli ebrei di Varsavia vedono la loro vita stravolta e i loro averi confiscati. Rinchiusi in un ghetto, verranno a poco a poco deportati, decimati, dispersi nel vento. Della famiglia Szpilman, Wladyslav, apprezzato pianista, riesce a salvare sé stesso grazie alla sua arte, il suo pianoforte. Il suo amore per la musica e per la vita riusciranno a tenerlo lucido in un periodo in cui la follia era l'unica realtà.


Lo stesso Polanski ha vissuto la storia da lui raccontata nel film: il trasferimento nel ghetto, la separazione dai genitori, la loro morte, una vita da solo a ricordare.
Il regista non lascia spazio ad una storia romanzata ma col suo pubblico è crudele e spietato. Come la realtà che ogni giorno viveva Wladyslav, prigioniero della sua "razza".
Nulla sarà più come prima per il pianista. Nemmeno la musica. Dimenticare non servirà per mettere a tacere il dolore.  Dimenticare è impossibile. Ricordare, invece, fa sentire meno soli. E più umani.


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venerdì 25 gennaio 2013

The Paradise


Me ne rendo conto, ultimamente sto snobbando le fiction italiane e mi sto appassionando sempre di più a quelle inglesi. I palinsesti italiani li ho comunque sempre sotto controllo, ma mai come questa stagione televisiva le due reti, RAI e MEDIASET, non hanno di certo brillato per fiction o film per la TV. Il pubblico italiano è sempre più sommerso dalle banalità. E così, se siete spettatori delusi come me, rifugiamoci Oltremanica!
The Paradise è stata scritta da Bill Gallagher, il creatore di Lark Rise to Candleford, altra famosa serie inglese. Mister Gallagher si è ispirato al romanzo di Emile Zola, Au Bonheur Des Dames, e ha spostato la storia dalla Francia in Inghilterra, nel 1870.


In una città del nord della Gran Bretagna, John Moray apre il primo department store inglese, l'antenato dei nostri centri commerciali. E se lui fa affari, i commercianti della via in cui sorge il The Paradise vedono calare sempre di più i loro profitti. Dalla provincia, piena di idee e speranze, arriva la nipote di Edmund Lovett, il dirimpettaio del negozio di Moray. Denise si trasferisce in città perché vuole lasciare il segno, e lo zio le ha sempre promesso che l'avrebbe assunta nel suo negozio appena sarebbe stata grande. Per la ragazza quel momento è arrivato, ma quando bussa alla porta dello zio scopre che gli affari vanno malissimo ed Edmund non può assumerla. Decisa a non tornare nella sua piccola città di provincia, Denise va in cerca di lavoro proprio al The Paradise.


Denise riesce a farsi assumere, ma tutti non aspettano altro di vederla sbagliare o fallire, e fin da subito non ha di certo l'appoggio di Miss Audrey, la responsabile del reparto donna, e di Clara, la commessa più "anziana" del negozio. Per fortuna la ragazza potrà contare sulla simpatia e l'amicizia di Sam, il commesso dei tessuti, che per lei avrà una cotta, e la simpatica Pauline, un'altra delle commesse.


Inoltre, con la sua immaginazione fervida e il suo fiuto per gli affari, Denise riuscirà a guadagnarsi anche la stima e l'appoggio dello stesso Moray, il quale la soprannominerà "little champion". In effetti, tra i due andrà crescendo anche un forte sentimento che accompagnerà il pubblico fino all'ultima puntata.
Denise vivrà una grande avventura, lavorativa e del cuore, e non si pentirà mai di aver lottato per far avverare i suoi sogni.


Dopo Downton Abbey, gli inglesi sono impazziti per i period drama e se conoscete un po' la loro TV, saprete benissimo che sono imbattibili nelle serie in costume. La domanda ha superato l'offerta, così ormai i palinsesti britannici sono ricoperti da trine, merletti, gonne fruscianti e rendigote.
The Paradise ha riscosso molto successo, totalizzando tra i cinque e i sei milioni di spettatori. La BBC ha già commissionato la seconda stagione che andrà in onda nell'autunno del 2013.


La serie è molto curata nelle ambientazioni e nei costumi (tranne quelli "circensi" di Miss Glendenning interpretata da Elaine Cassidy...orribili). Tutto il cast è stato straordinario, ognuno era perfetto per il suo personaggio. Ad interpretare Moray una vecchia conoscenza, l'attore scozzese Emun Elliott, già visto in Labyrinth e nel film Prometheus di Ridley Scott.
Le otto puntate scorrono tra un reparto e l'altro del grande magazzino, narrando della vita quotidiana e dei piccoli segreti dei personaggi, con un ritmo molto piacevole. Emozioni per tutti i gusti.
Il finale lascia lo spettatore con tanti dubbi sul destino dei personaggi, purtroppo dovremo aspettare l'autunno. Una cosa è certa: l'happy end ci assicura comunque un'attesa quasi tranquilla.

Il trailer:


Buona visione!


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mercoledì 23 gennaio 2013

Recensione Flash: Anna Karenina


Anno e nazione di produzione: Gran Bretagna 2012

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Uscita nelle sale: 21 febbraio

Genere: Drammatico

Durata: 130 minuti

Cast: Keira Knightley, Matthew MacFadyen, Jude Law, Aaron Johnson, Kelly MacDonald, Domnhall Gleeson, Michelle Dockery, Emily Watson, Alicia Vikander

Regista: Joe Wright

Nel 1874, nella grande Russia imperiale, i matrimoni d'amore non erano la normalità. Tra gli aristocratici lo erano ancora di meno. Infatti, il paese che ha dato i natali alla dottrina comunista aveva l'aristocrazia più conservatrice e retrograda d'Europa. Oblonsky, aristocratico e burocrate, era riuscito a coniugare amore e censo, sposando la donna di cui era innamorato. Ma la sua natura "vigorosa" ha lasciato indietro l'amata consorte, indaffarata con i cinque figli piccoli e con un corpo che invecchia, per inseguire avventure, giovani donne che consolino la sua età matura. Scoperto il fedifrago, Dolly chiama a Mosca sua cognata, Anna Karenina, per far rinsavire il fratello e riportarlo sulla retta via.
Anna, sposata giovanissima ad un uomo anaffettivo che ama più il suo lavoro che lei, da San Pietroburgo va a Mosca per riportare la pace nella famiglia Oblonsky. Sul treno incontra la contessa Vrosnky, e una volta giunta a Mosca conosce il figlio, Aleksej. Per Anna è la scoperta dell'amore e l'inizio della sua caduta.
Dopo la versione del 1997, Joe Wright cerca di stupire e innovare, con questo nuovo adattamento cinematografico, il romanzo di Lev Tolstoj. Se il film di Bernard Rose è classicamente strutturato per sceneggiatura, dialoghi e ambientazioni, quello di Wright strizza l'occhio ai film di Baz Luhrmann che originalmente decide di ambientare il film in un teatro. Il palcoscenico accoglie le scene dei personaggi nobili, mentre gli spazi angusti delle quinte faranno da sfondo ai pochi umili della storia o ai tradimenti di Oblonsky. Ma i rutilanti cambi di scena o i dinamici dialoghi possono distrarre lo spettatore dalla storia.
L'Anna Karenina di Keira Knightley è profondamente moderna ma l'attrice è costretta in un personaggio che è facile da banalizzare, una maschera di scena cui lei non aggiunge alcuna novità. Il sorprendente Jude Law abbandona i panni di canaglia per indossare quelli del marito represso, straordinario. Matthew MacFadyen  è un ridanciano adultero che diverte molto. Il Vronsky di Johnson è più un fragile dandy che un'affascinante ufficiale, preferisco il Vronsky di Sean Bean nella versione del 1997. Rimangono impressi per bravura le interpretazioni di Domnhall Gleeson e di Alicia Vikander nei panni di Levin e Kitty.
Lo spettacolo di Wright è riuscito a metà.

Il trailer:


Consigliato: Nì


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martedì 22 gennaio 2013

Recensione (mica tanto) Flash: Django Unchained


Anno e nazione di produzione: USA 2013

Distribuzione in Italia: Warner Bros.

Genere: Western

Durata: 165 minuti

Cast: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel Lee Jackson, Franco Nero, Kerry Washington, Don Johnson, Quentin Tarantino

Regista: Quentin Tarantino

Due anni prima della guerra civile, da qualche parte nel Texas, lo schiavo Django trascina le sue catene al seguito dei fratelli Speck.
Lungo il cammino, il gruppo di schiavi e negrieri incontra il dottor King Schultz che con un'eloquio forbito e divertente chiede ai fratelli Speck di voler comprare proprio Django. E se i due negrieri pensano di aver a che fare con un uomo con qualche rotella fuori posto, devono subito ricredersi quando si ritrovano uno con la gamba rotta e l'altro defunto; il sopravvissuto fratello Speck è costretto ad accettare l'offerta del dottore. Ed è così che inizia la nuova vita di Django, da uomo libero, al fianco di Schultz, e con un lavoro: cacciatore di taglie. Il dottore era sulle tracce dello schiavo perché è l'unico che può aiutarlo nel riconoscere i fratelli Brittle, i delinquenti che gli assicureranno un buon guadagno. Il loro sodalizio è firmato col sangue e con la vendetta, infatti Django accetta subito di aiutare il dottore perché i tre negrieri hanno separato lui dalla moglie Broomhilda, anni fa. Il patto è che Django aiuterà Schultz ad incassare le taglie, il dottore aiuterà lui nel liberare Broomhilda. Dopo un inverno tra i monti innevati, i due scendono verso il Mississippi, diretti a Candyland, una delle piantagioni più grandi della zona, di proprietà di Calvin Candie, allenatore di mandingo. E' lì che li aspetta Broomhilda.
L'ottavo lungometraggio di Quentin Tarantino, campione di incassi negli USA  e in Italia, è un'enciclopedia dei più bei film western e spaghetti - western, scelti da un autentico cinemaniaco: lo stesso regista. Tarantino ha sempre affermato di essere un'autodidatta, di fare cinema da appassionato e di voler stupire. Sempre e comunque.
Dai titoli di testa, chiari riferimenti al Django di Corbucci, al cammeo di Franco Nero fino all'esplosione finale sulle note di Lo chiamavano Trinità..., Django Unchained è da non perdere per cultori del genere e ovviamente per i fan di Mr. Tarantino. Numerosi anche i rimandi agli altri film del regista, da Kill Bill a Bastardi senza Gloria.
Schultz per Django diventa un mentore, e grazie a lui lo schiavo oltre a liberarsi dalle catene, libererà sé stesso dalla paura di essere nero e schiavo. Il dottore forgia per lui una nuova personalità, sul mito nordico di Sigfrido, e lo trasforma in Django Freeman.
Sicuramente la prima parte del film è quella più divertente e originale. Dall'ingresso a Candyland la storia svolta verso il prevedibile, seppur coinvolgente, film di genere. Django Unchained è il film più lungo di Tarantino e se non siete fan sfegatati, noterete che molte scene potevano essere abbreviate o addirittura tagliate.
Ottima l'interpretazione di Christoph Waltz. Jamie Foxx è stata la giusta scelta per Django, in parte ed esplosivo. Leonardo Di Caprio non stupisce abbastanza ma è credibile. Non aspettatevi di vedere la tipica eroina tarantiniana in Kerry Washington, infatti il personaggio di Broomhilda è più una donzella in difficoltà. Samuel Lee Jackson non delude. Molto bella la colonna sonora, commistione di stili e colori dal sound trascinante.
Il mio primo "incontro" con Tarantino è stato sicuramente spassoso ed è chiaro che l'ex iena continua a divertirsi e a divertire. Ma anche una profana come me ha capito che i litri di sangue oltre a galvanizzare il pubblico, servono a coprire qualche banale scivolone.

Il trailer:



Consigliato: Sì


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lunedì 21 gennaio 2013

Recensione Flash: Non Lasciarmi


Anno e nazione di produzione: USA, Gran Bretagna 2010

Titolo originale: Never let me go

Distribuzione in Italia: 20th Century Fox

Genere: Drammatico

Durata: 103 minuti

Cast: Keira Knightley, Carey Mulligan, Andrew Garfield, Charlotte Rampling, Domhnall Gleeson

Regista: Mark Romanek

Kathy, Ruth e Tommy, da che ricordano, hanno sempre vissuto nel collegio di Hailsham. La loro vita è tranquilla, scandita dalle lezioni, i giochi, gli strani discorsi di Miss Emily in aula magna, le visite mediche mensili e la loro amicizia. Crescendo, i tre vedono crescere anche i loro dubbi sulle loro origini e sui loro genitori. E cresce anche l'amore non confessato tra Kathy e Tommy. E la solitudine di Ruth.
Ad un tratto tutto cambia: Ruth ruba Tommy a Kathy. Ma soprattutto i tre scoprono di essere dei "pezzi di ricambio". Sono bambini nati in laboratorio, le loro vite non appartengono a loro ma a quelli che hanno pagato per assicurarsi organi sani in caso di malattie incurabili. I tre amici diventano adulti con questa consapevolezza. Lasciano Hailsham e si trasferiscono nei Cottages, un limbo in cui attendere il loro destino già pianificato. Ruth e Tommy continuano a stare insieme, Kathy continua ad amare in silenzio. La ragazza decide di diventare assistente, prima che si compia il suo destino. Quegli anni che avrà in più rispetto agli altri le serviranno per rimettere a posto le cose nella sua vita, a perdonare e ad amare prima che tutto finisca.
Dal romanzo di Kazuo Ishiguro, Mark Romanek dirige un film lucido e disarmante su una realtà utopica in cui esseri umani a metà aspettano di morire e non di vivere. Sicuramente le interpretazioni di Carey Mulligan e di Andrew Garfield sono le migliori, nei loro occhi si legge perfettamente la caducità dei personaggi interpretati. Keira Knightley è un po' sottotono.
In un film, amore e morte non sono mai stati così legati e così inevitabili. Non lasciarmi è anche una visione lungimirante sulle possibilità di una scienza disumana. 

Il trailer:


Consigliato: Sì, ma assicuratevi un'abbondante scorta di fazzoletti


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domenica 20 gennaio 2013

The first time I met...Audrey Hepburn



"L'entusiasmo suscitato da Audrey, al contrario di Rita Hayworth o di altre star dell'epoca, nasce dalla particolarità del suo fisico e del suo stile molto personale, che non deve niente agli studi hollywoodiani. Erede di una certa raffinatezza aristocratica, Audrey Hepburn si fa notare soltanto per il talento, la generosità e la determinazione."

                                                                             Roland Barthes

Audrey Hepburn, agli inizi della sua carriera, lavorò principalmente in musical, nei teatri di Londra. Aveva un passato come ballerina di danza classica, Audrey amava danzare. Quello è stato il suo primo amore. Ma vi ha dovuto rinunciare per via dell'altezza. Ma la ragazza non demorde, è molto determinata e scopre un altro mondo. La affascina molto e sente di esserci portata, di potercela fare. Ed è così che inizia a recitare. Inizia appunto con i musical, in cui riesce anche a fare qualche balletto. Rispetto alle altre ragazze, Audrey non ha una preparazione adeguata per quegli spettacoli. Ma non viene messa in ombra nemmeno per un minuto. Uno dei suoi colleghi raccontò molti anni dopo che il pubblico veniva immediatamente catturato da Audrey. E quegli anni, dopo la fine del secondo conflitto bellico, che volevano bellezze procaci e provocanti, videro nascere la stella delicata ed elegante di un mito.


Audrey Hepburn nasce il 4 maggio del 1929 in Belgio. Il padre era un uomo misterioso, non si è mai saputo molto su di lui. La madre era una Van Heemstra, appartenente ad una delle famiglie più importanti dell'aristocrazia olandese. L'infanzia dell'attrice trascorre tra l'Olanda e l'Inghilterra. La seconda guerra mondiale incide profondamente nel carattere della giovane, e dopo quegli anni di privazioni e dolori, Audrey sarà riconoscente alla vita per sempre. Anni dopo diventerà ambasciatrice UNICEF nei paesi dell'Africa e di altre zone povere del mondo per aiutare e dare voce a chi era stato meno fortunato di lei.
Dopo i musical e la parte da protagonista in Gigi a Broadway, Audrey spicca il volo. La Paramount la vuole tra le sue star, vuole proporre una bellezza alternativa a quella provocante di Marilyn Monroe, la stella della Twentieh Century Fox. Il primo film, Vacanze Romane, Audrey lo gira con il divo Gregory Peck. Ne è intimorita, ma nell'attore trova un punto di riferimento e un grande amico. Per Audrey è un successo: il mondo si innamora della sua principessa Anna e agli Academy del 1954 vince l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista.
Poi gira Sabrina di Billy Wilder. Ed è così che ho conosciuto Audrey.


Nonostante il film sia stato un successo, radunando tre star come Humphrey Bogart, William Holden e la stessa Audrey, il clima sul set era molto teso. A complicare le giornate era il caratteraccio di Bogart. Prese di mira Audrey, definendola una starlette senza capacità. Audrey invece lo considerava uno dei suoi miti e lo aveva adorato in Casablanca. La classe e l'educazione dell'attrice riuscirono ad appianare i rapporti tra i due. Ma fu anche l'amore con William Holden ad aiutare l'attrice nell'affrontare gli screzi con l'iroso Humphrey Bogart. Holden era bello, affascinante e soprattutto donnaiolo. Proprio come il suo personaggio nel film. Anni dopo, l'attore dichiarerà che Audrey è stata l'amore della sua vita. La loro relazione sarà molto breve. Audrey non poteva accettare di far del male a nessuno, men che meno alla moglie di Holden. I due si lasciano, ma il film sarà la testimonianza della loro relazione.
La classe, la bellezza e la dolcezza di Audrey, esaltati dagli splendidi abiti di Hubert de Givenchy lanciano definitivamente la giovane attrice tra le stelle di Hollywood.
Girerà tantissimi altri film di successo, come Colazione da Tiffany. Troverà l'amore prima in Mel Ferrer, che sposerà nel 1954, e poi in Andrea Dotti. Avrà due figli, i suoi più grandi successi.
Audrey ha vissuto la sua vita con discrezione, in punta di piedi proprio come una ballerina di danza classica. Le sue fragilità sono diventate un punto di forza. Il suo carattere timido e sensibile, ma allo stesso tempo molto determinato, ha affascinato tutti. Il suo corpo delicato ed esile ha segnato un'epoca. Audrey amava la sua vita da moglie e mamma, la natura, l'amore dei suoi cari. Sfuggiva ai clamori e alle celebrazioni. Ma è impossibile non celebrare una donna come lei, irraggiungibile nella sua semplicità.


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sabato 19 gennaio 2013

Have you ever watched that? Attila L'Unno


Lo sapevate che il possente e carismatico Gerard Butler, prima di interpretare il coraggioso Leonida in 300 e Beowulf & Grendel, un film di produzione indipendente, ha anche interpretato Attila, il crudele re degli Unni?
Nell'omonimo film TV del 2001 infatti, Gerard, allora quasi del tutto sconosciuto, riveste il ruolo del controverso capo degli Unni, uno dei pochissimi re barbari che riuscì a scuotere le forti fondamenta dei due Imperi Romani, pochi anni prima della disfatta totale dell'Impero Romano d'Occidente.


Tuttavia, la trama, con quasi 3 ore di narrazione, si concentra soprattutto sul dualismo di odio/amicizia tra Attila, all'inizio giovane membro di una delle numerose tribù unne con a capo suo zio, il re Rua, divenuto il suo tutore dopo la morte del padre, e Flavio Ezio, generale romano incarcerato dall'Impero per tradimento ed in seguito liberato per frenare l'invasione unna in corso, grazie alle sue doti di negoziatore.
Il film segue l'evoluzione del personaggio di Attila: da bambino subisce il trauma della morte di suo padre fino a diventare poi un giovane adulto e, grazie alla profezia di una strega della tribù, man mano si convince che il suo destino è quello di riunire tutti gli unni per governare sul mondo.
L'unno diventerà amico di Flavio Ezio, che farà visita numerose volte ai territori della sua tribù, ospitandolo anche a Roma, dove Attila conoscerà bene gli usi e i costumi di quell'Impero.
Successivamente sfiderà suo fratello, il malvagio Bleda (interpretato da Tommy Flanagan, famoso per il ruolo di Cicero, il fedele servo di Massimo Decimo Meridio ne Il Gladiatore), reo di aver avvelenato Rua per prenderne il posto, riuscendo a sconfiggerlo e trovando finalmente il simbolo del suo diritto a regnare: la spada degli dei, trovata sulla tomba della strega, sacrificatasi per aiutarlo nel duello col fratello.


Il giovane re troverà in seguito anche l'amore, rappresentato dalla schiava N'Kara, che però morirà a causa delle doglie del parto.


Sarà proprio da questo momento in poi che la caduta di Attila avrà inizio, nello stesso tempo in cui Flavio Ezio, dopo aver perso numerose battaglie contro il re unno, suo ex amico, riuscirà, con l'appoggio dell'Imperatore d'Oriente Teodosio, interpretato da Tim Curry, a trovare il modo di sconfiggere Attila, depresso per la morte della moglie, distruggendo in battaglia la sua invincibile spada degli dei, simbolo del potere del capo tribù.


Dunque, al contempo Attila, privo della sua voglia di vivere a causa della sconfitta, verrà ucciso da Ildico, un'altra schiava e neo-sposa del re, incredibilmente simile a N'Kara, che lo avvelenerà per vendicarsi, con l'aiuto di Teodosio, della distruzione della sua tribù, mentre Flavio Ezio, vittorioso, tornerà in patria solo per essere ucciso dall'Imperatore d'Occidente Valentiniano, marionetta nelle mani di sua madre, perché oramai, dopo aver adempiuto al suo compito, sarebbe stato solo una mina vagante in grado di rovesciare il potere dell'imperatore tramite i suoi successi militari, come aveva già tentato in passato.
Questo film è spettacolare proprio perché mostra l'ascesa di due uomini contrapposti, simboli di due culture totalmente differenti, ed il loro inevitabile declino, in un periodo storico tumultuoso ed oscuro.
Nonostante le numerose inesattezze storiche, come avviene in ogni film di questo filone d'altronde, la storia romanzata del re barbaro risulta davvero piacevole e significativa, con vari fronzoli e particolari che lasciano un po' interdetti, primi fra tutti i tratti somatici non propriamente orientali di Gerard Butler (compensati tuttavia da Tommy Flanaghan, con i suoi occhi a fessura simili a quelli a mandorla dei mongoli), ma che nonostante ciò non guastano quella che risulta essere una storia molto interessante e suggestiva.
Io che sono grande amante della storia di Roma antica, vi consiglio assolutamente di vedere questo film.
Buona visione!


Il trailer:


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giovedì 17 gennaio 2013

Recensione Flash: Chéri


Anno e nazione di produzione: Gran Bretagna, Germania 2009

Distribuzione in Italia: 01 Distribution

Genere: Drammatico

Durata: 100 minuti

Cast: Michelle Pfeiffer, Rupert Friend, Kathy Bates, Felicity Jones

Regista: Stephen Frears

Léa de Lonval è stata la cortigiana più bella di Parigi durante la Belle Époque. Ora che la gioventù è sfiorita e le sono rimasti solo l'intelligenza e un discreto fiuto per gli affari, trascorre la sua vita tra lussi e pochi eventi mondani.
Un giorno, a casa della sua ex collega, Madame Peloux, Léa non sa che è stata invitata per aiutare il suo figlioccio, Chéri, il figlio della Peloux. Il ragazzo deve imparare a vivere la vita da uomo e non da dandy svagato. Il favore a Madame Peloux durerà sei anni. Léa e Chéri giocheranno, e capiranno troppo tardi che era amore.
Stephen Frears, dopo Le Relazioni Pericolose, sembra seguire quasi l'evouzione della bellezza di Michelle Pfeiffer e mette in scena questo "dramma" dell'età matura. Un'affascinante e bravissima Pfeiffer, con le sue rughe e la sua saggezza; una furba e tagliente Kathy Bates e Rupert Friend è a suo agio nei panni di un giovane che non vuole crescere ma solo amare. A tratti il film affonda in una placida noia, ma è talmente ben fatto e ben recitato che si rimane a vedere la fine.

Il trailer:


Consigliato: Nì


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mercoledì 16 gennaio 2013

Recensione Flash: Monster's Ball - L'ombra della vita


Anno e nazione di produzione: USA 2002

Genere: Drammatico

Durata: 111 minuti

Cast: Billy Bob Thornton, Halle Berry, Peter Boyle, Heath Ledger, Sean Combs, Mos Def

Regista: Marc Forster

Hank Grotowski è un'agente di custodia nel braccio della morte della prigione di Angola, Georgia, profondo sud degli Stati Uniti. Quel lavoro si tramanda di generazione in generazione nella famiglia Grotowski: anche Buck, il padre di Hank, e Sonny, suo figlio, hanno accompagnato e accompagnano i detenuti sulla sedia elettrica. Sono tre generazioni a confronto; tre uomini che non parlano, che sono imprigionati in vite che non vogliono. Il rapporto tra Hank e il figlio Sonny viene definitivamente spezzato durante l'ultima condanna a morte a cui entrambi lavoreranno. In seguito, Hank si dimette e incontra Leticia. 
Marc Forster ci regala un film che è quasi un pugno nello stomaco  per la crudeltà dei legami narrati e per l'incomunicabilità che è quasi la protagonista incontrastata. Billy Bob Thornton dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori attori del cinema americano. Halle Berry sfrutta l'occasione di una vita e sorprende tutti, vincendo, per il ruolo di Leticia, l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista e non solo. Heath Ledger è una meteora nel film ma come sempre lascia il segno.
Tutti i personaggi della storia si libereranno dalle loro "gabbie" e proveranno a dimenticare. Sarà quella la condanna più dura.

Il trailer:


Consigliato: Sì


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martedì 15 gennaio 2013

Non hai tempo per vedere un film? Allora vedilo in 5 secondi!


Un paio di anni fa, grazie alla geniale pazzia di quest'uomo, That Guy With The Glasses (Traduzione "Quel Ragazzo/Tipo Con Gli Occhiali"), nickname di Douglas Darien "Doug" Walker, un comico americano che è stato appoggiato da numerosi cybernauti che lo hanno emulato egregiamente, è nato il tormentone dei famosi "film in 5 secondi", ovvero come sarebbero i film più famosi della storia del cinema internazionale se durassero solo 5 secondi!
Essendo io un grande amante di queste cavolate epiche non potevo non parlarvene in un post, con annessa una carrellata dei video che io amo di più, quindi vi auguro buona visione e buon divertimento!
P.S.: se pensate che molti di questi video siano senza senso non vi preoccupate, perché è proprio quello il bello!

HARRY POTTER



Per il piccolo maghetto Potter ci sono due trailer, entrambi in English. Se non masticate tanto bene la lingua della regina Elisabetta basta che vi ricordiate cosa dicono i personaggi in quei punti dei film per capire tutto. Se vi scrivessi la traduzione vi rovinerei la sorpresa!
Mi sa che Harry non sa cosa sia l'amore nel primo trailer! Guardate!


Ma Lord Voldemort non era "Colui Che Non Deve Essere Nominato"?! A quanto pare no!


MATRIX


Anche per Matrix ci sono due trailer, il primo in italiano ed il secondo in inglese.
Nell'italiano, Neo è abbastanza caustico nel rispondere al povero Morpheus, che si è preso la briga di parlargli di Matrix per tanto tempo!


Nel secondo, Neo scopre a sue spese di non poter schivare le pallottole! Guardate!


IL SIGNORE DEGLI ANELLI


E completiamo la carrellata di film con doppio trailer parlando dei tre capolavori di Peter Jackson!
Il primo trailer, in italiano, ci fa capire, grazie a Gimli, che la storia si sarebbe potuta concludere già nel primo film!


Il secondo, in inglese, riassume invece quella che è l' "essenza" dell'intera narrazione! Guardate!


MEN IN BLACK


Mi sa che il nostro beneamato K abusi un po' troppo del potere del neuralizzatore! Attenti alle sparafleshate! 
Audio in English!


JURASSIC PARK


Credo che John Hammond non abbia ben chiaro in mente ciò che aspetta lui e gli altri dentro Jurassic Park! English Audio!


BRAVEHEART


Quel matto di Stephen l'Irlandese ride anche in situazioni come queste! Audio in inglese!


INCEPTION


I protagonisti di questo splendido film non conoscono il significato del detto "Chi dorme non piglia pesci"!


IL CORVO


"Non può piovere per sempre..." Sì, ne sei sicuro Eric? Audio in italiano!


IO VI TROVERO'


"Meglio, nessuno verrà ucciso!" Se lo dici tu, signor Liam Neeson! Audio italiano!


IL GLADIATORE


Ahia Massimo, mi sa che devi rimandare la tua vendetta! English audio!


RAIN MAN


Il grande Dustin Hoffman è stato bravissimo in questo film, ma solo il povero Tom Cruise sa cosa ha dovuto sopportare, con questo intelligentissimo fratello autistico! Guardate! Audio in English!


THE PASSION


L'unica cosa azzeccata da dire in questo caso è: ODDIO!!!


ROCKY


Lo sapevate che il famoso pugile italo-americano, nei sei film a lui dedicati, fa discorsi "molto" intelligenti??? Guardate ed ascoltate!


TITANIC


E concludiamo con uno dei più famosi "movies in 5 seconds": Titanic!
"Ma questa nave non può affondare!" Ha ragionissima, signor Ismay!
Audio in inglese!


Questi sono i video più divertenti che conosco, ma se cercate sul sito ufficiale di That Guy With The Glasses o su YouTube, ne troverete molti di più, sia in inglese che in italiano, quindi, con la speranza che vi siate divertiti, vi auguro buona ricerca!

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