venerdì 24 luglio 2015

Recensione Flash: Face/Off: Due Facce Di Un Assassino


Titolo originale: Face/Off

Anno e nazione di produzione: USA 1997

Distribuzione: Touchstone Pictures

Genere: Azione/Thriller/Fantascienza

Durata: 137 minuti

Cast: John Travolta, Nicolas Cage, Joan Allen, Gina Gershon, Dominique Swain, Alessandro Nivola, Nick Cassavetes, Harve Presnell, Robert Wisdom, CCH Pounder, Colm Feore, John Carroll Lynch, Margaret Cho, Thomas Jane, Tommy Flanagan, Danny Masterson, Chris Bauer

Regista: John Woo

Il periodo hollywoodiano del grande regista cinese John Woo ha sfornato prodotti davvero belli e particolari, ed uno di questi è di sicuro Face/Off: Due Facce Di Un Assassino.
In questa pellicola del 1997, il protagonista, Sean Archer (John Travolta), è un agente dell'FBI dedicato all'ossessiva ricerca del terrorista psicopatico Castor Troy (Nicolas Cage), reo, tra i suoi svariati ed efferati crimini, di aver ucciso per sbaglio, durante un attentato diretto contro Archer sei anni prima, il figlio di Sean.
Dopo aver finalmente catturato sia lui sia Pollux (Castor e Pollux, Castore e Polluce, i Dioscuri greci, e Troy, come l'antica città di Troia, due simpatici accenni mitologici da parte del regista), il suo fratello disagiato mentale, interpretato da Alessandro Nivola, Castor finisce in coma, dopo una lunga colluttazione con Sean, mentre il fratello minore viene mandato nel carcere di massima sicurezza Erewhon. La questione può finalmente essere archiviata, così come il dolore di Sean e della sua famiglia, senonché, controllando gli averi dei fratelli Troy, gli uomini di Archer scoprono che i terroristi hanno piazzato una bomba batteriologica da qualche parte a Los Angeles, pronta ad esplodere entro pochi giorni.
Seppur con moltissima riluttanza, Sean è costretto ad accettare di sottoporsi ad un intervento chirurgico segretissimo e al limite del fantascientifico: tramite i mezzi iper-tecnologici del luminare Malcolm Walsh (Colm Feore), il viso del comatoso Castor viene trapiantato al posto di quello di Archer e, tramite un chip nella laringe, anche la sua voce viene adattata a quella del pluriomicida psicopatico, in modo che l'agente possa infiltrarsi all'interno di Erewhon come Castor Troy e carpire dal fratello Pollux le informazioni riguardanti il luogo in cui è stato piazzato l'ordigno.
Tutto sembra andare per il meglio ma, improvvisamente, la situazione precipita quando Castor, risvegliatosi dal coma, costringe il dottor Walsh a trapiantargli il volto di Sean ed uccide sia lui che i due superiori di Archer che sapevano dell'intervento subito dal loro uomo, in modo da spazzare via qualsiasi testimone dell'operazione segreta. Del tutto rovinato e demoralizzato, Sean, costretto davvero a fingere di essere il vero Castor Troy adesso, sarà obbligato ad uscire dal tunnel della disperazione per riprendersi indietro il suo lavoro, la sua famiglia e il suo volto, tutti ormai in mano del vero Castor.
Ci riuscirà, ora che non è rimasto più nessuno in vita capace di riconoscerlo ed aiutarlo?
Per i ruoli dicotomici del protagonista e della sua nemesi sono stati presi in considerazione vari attori: da Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone, a Jean-Claude Van Damme e Steven Seagal, per poi passare a Harrison Ford e Michael Douglas (quest'ultimo comunque rimasto produttore esecutivo del film), Alec Baldwin e Bruce Willis e Al Pacino e Robert De Niro, ma alla fine, si è optato per Travolta e Cage che, a mio parere, sono una coppia inedita alquanto interessante e molto azzeccata per questa pellicola, soprattutto per via del grande Nicolas, bravissimo nell'interpretare il ruolo dello psicopatico.
Non sono un grande fan dei film d'azione, come molti nostri lettori già sanno, ma siccome di mezzo c'erano robe futuristiche come appunto il trapianto totale di volto, sono stato subito attirato da esso, come le api dal nettare, ed infatti non ne sono rimasto affatto deluso.
Consigliatissimo quindi, ma solo ad un pubblico adulto, per via del linguaggio scurrile e della violenza.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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lunedì 20 luglio 2015

Recensione Flash: Equilibrium


Anno e nazione di produzione: USA 2002

Distribuzione: Miramax Films

Genere: Fantascienza/Azione

Durata: 107 minuti

Cast: Christian Bale, Sean Bean, Taye Diggs, Dominic Purcell, Emily Watson, Sean Pertwee, William Fichtner, Angus Mcfayeden, Maria Pia Calzone, Francesco Cabras

Regista: Kurt Wimmer

Avete mai immaginato cosa potrebbe accadere se si scatenasse una III Guerra Mondiale e quali potrebbero essere le conseguenze?
Bé, il regista Kurt Wimmer ha cercato di dare la risposta tramite Equilibrium, stupendo film del 2002, divenuto famoso più che altro per essere uno dei prodotti derivanti dalla mia amatissima trilogia di Matrix dei Fratelli Wachowski, e non per la sua trama molto sottovalutata dalla critica e dal grande pubblico, che a stento ne ha mai sentito parlare.
Di fatto, la storia comincia nel 2072, subito dopo lo scoppio e la fine della III Guerra Mondiale, che ha quasi causato l'estinzione della razza umana. Per evitare che tali indicibili orrori si possano ripetere, un'élite di pochi scelti fonda la città-stato di Libria, dove tutti i superstiti vanno a vivere, governata da un dittatore, chiamato Padre (Sean Pertwee) che, come in 1984 di George Orwell, si mostra in pubblico solo tramite enormi televisori sparsi in tutta la città e in tutte le case, dove ripete continuamente quali sono gli errori da evitare per vivere pacificamente e senza altri spargimenti di sangue. Infatti, la prima soluzione radicale per contrastare ogni pensiero negativo da parte degli umani è la creazione del Prozium, una droga calmante, creata nei laboratori sotto il controllo del Padre e del Tetragrammaton, il corpo di polizia della città, che tutti gli uomini, le donne e i bambini di Libria devono assumere più volte al giorno per assopire ogni emozione. Qualsiasi infrazione, come ad esempio l'interruzione dell'assunzione del Prozium nota come "reato di emozione", viene punita con la morte da parte del commando di élite del Tetragrammaton, ovvero i Cleric, micidiali guerrieri di arti marziali istruiti, sin da bambini, nel kata della pistola, uno specialissimo stile di combattimento che unisce l'utilizzo delle armi da fuoco con la lotta corpo a corpo.
Questo sistema di controllo esasperato sembra portare i suoi frutti con la sempre più continua lotta contro la Resistenza, composta da umani che hanno smesso di assumere la droga e che si sono rintanati nell'Inferno, ovvero nelle rovine delle città attorno Libria, e nel Sottosuolo, cioè le antiche fogne.
Tuttavia tutto cambia quando uno dei Cleric, John Preston (Christian Bale), smette di assumere il Prozium, in seguito a vari eventi infausti, e comincia a rendersi conto che le tante verità del Padre non sono altro che un enorme velo di bugie per celare i crimini del Tetragrammaton. La Resistenza, sapendo che uno degli elementi chiave del regime si è liberato dal controllo della droga, cercherà di portarlo dalla sua parte per rovesciare la dittatura, ma il prezzo di tali atti sarà molto elevato e i colpi di scena non mancheranno.
Come già detto, questa pellicola venne denigrata dalla critica dell'epoca, forse perché memore del ricordo ancora fresco di Matrix, uscito 3 anni prima, poiché tutti hanno stroncato Equilibrium proprio per via del kata della pistola. Di fatto, osservando questo stile di combattimento, i fan della trilogia dei Wachowski non potranno non accorgersi delle enormi similitudini con le lotte di Neo, Trinity, Morpheus e degli altri guerrieri di Zion e Matrix. Tuttavia, ciò che io credo è che, anziché fare paragoni alquanto scontati, vista l'enorme influenza dei tre capolavori dei Wachowski sul mondo del cinema, bisognerebbe porre più attenzione alla trama molto interessante ed avvincente del film, che richiama appunto le atmosfere spasmodiche di 1984, un aspetto che ho molto apprezzato. Complimenti inoltre al grande Christian Bale che, già all'epoca, quando non era ancora arrivato alle vette più alte del successo, dimostrava un innato talento nella recitazione.
Quindi, film consigliatissimo.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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martedì 14 luglio 2015

Recensione Flash: Una Notte Al Museo 3: Il Segreto Del Faraone


Titolo originale: Night At The Museum: Secret Of The Tomb

Anno e nazione di produzione: USA 2014

Distribuzione in Italia: 20th Century Fox

Genere: Commedia/Avventura/Fantasy

Durata: 98 minuti

Cast: Ben Stiller, Robin Williams, Dan Stevens, Rebel Wilson, Skyler Gisondo, Ben Kingsley, Owen Wilson, Ricky Gervais, Steve Coogan, Rachael Harris, Patrick Gallagher, Rami Malek, Mizuo Peck, Dick Van Dyke, Bill Cobbs, Mickey Rooney, Hugh Jackman (cameo), Alice Eve (cameo)

Regista: Shawn Levy

Le avventure per Larry Daley e i suoi amici di cera, pietra, ossa e ferro sono giunte al termine con Una Notte Al Museo 3: Il Segreto Del Faraone!
In questo terzo ed ultimo capitolo, il guardiano notturno più amato di tutti, interpretato come sempre da Ben Stiller, dovrà capire cosa sta accadendo alla portentosa Tavola di Ahkmenrah, il faraone, interpretato da Rami Malek, la cui mummia è da sempre conservata al Museo di Storia Naturale di New York.
Di fatto, la tavola magica che ogni notte fa tornare in vita tutte le creature e gli esseri esposti nel museo, ha improvvisamente iniziato a disgregarsi e a marcire, con pesanti ripercussioni per coloro i quali vengono animati da essa.
Larry scopre che la sola maniera per capire cosa stia accadendo è portare Ahkmenrah e la Tavola al British Museum di Londra, dove sono conservate le mummie dei genitori del faraone, ovvero la regina Shepseheret e l'antico sovrano Merenkahre, interpretato da Ben Kingsley, che è il solo a conoscere i segreti magici del manufatto.
Il guardiano quindi vola verso il Regno Unito con il figlio Nicky, interpretato da Skyler Gisondo, ormai prossimo al diploma e restio ad andare all'università, seguiti di nascosto dai loro migliori amici del museo newyorkese, ovvero Thedore Roosevelt (interpretato come sempre dal compianto Robin Williams, a cui è dedicato il film, insieme a Mickey Rooney, che ha interpretato il vecchio guardiano Gus), la giovane guida nativa americana Sacagawea (Mizuo Peck), la pestifera scimmia Dexter, Attila (Patrick Gallagher), il nuovo e simpatico neanderthaliano Lè, nonché i due inseparabili amici Jedediah (Owen Wilson) e Ottaviano (Steve Coogan).
Se inizialmente tutto sembra andare per il meglio, appariranno i primi imprevisti ed ostacoli, causati dagli "abitanti" del British Museum che, grazie alla Tavola, per la prima volta riprenderanno vita, totalmente disorientati dal prodigio e del tutto fuori controllo.
Riuscirà il team di eroi a salvare la Tavola e tutti gli esseri da essa riportati in vita?
A differenza del prevedibile e discreto secondo film, quest'ultima pellicola ritrova nuovamente l'originalità che era il marchio di fabbrica del primo capitolo. Di fatto, a mio parere, il primo e il terzo film si trovano tranquillamente allo stesso livello, sia per comicità che per l'avventura, e Una Notte Al Museo 3: Il Segreto Del Faraone si rivela essere uno stupendo ed emozionante congedo con i fan, reso ancor più magico e nostalgico poiché è stato l'ultimo film a cui hanno preso parte Robin Williams e Mickey Rooney prima di morire.
Consiglio dunque vivamente di vederlo, specialmente a quei fan che, come me, erano rimasti delusi dal secondo film.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Eccellente finale della trilogia, quindi assolutamente sì

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venerdì 10 luglio 2015

Recensione Flash: Suite Francese



Anno e Nazione di Produzione: Gran Bretagna, Francia, Canada 2015

Titolo Originale: Suite Française

Distribuzione in Italia: VIDEA - CDE

Genere: Drammatico

Durata: 107 minuti

Cast: Michelle Williams, Matthias Schoenaerts, Kristin Scott Thomas, Sam Riley, Ruth Wilson, Margot Robbie, Eileen Atkins

Regista: Saul Dibb

Sulla cittadina di Bussy, a pochi chilometri da Parigi, si abbatte all'improvviso la guerra. Dopo la sconfitta, il conquistatore tedesco invade la nazione imponendo regole ma, soprattutto, la sua presenza. Lucille Angellier e sua suocera aspettano il ritorno di Gaston, marito e figlio adorato. Quando i tedeschi arrivano a Bussy, alle Angellier viene assegnato come "ospite" il tenente Bruno von Falk. Trattato con freddezza e disgusto da madame Angellier, Lucille invece vede nell'ufficiale tedesco una compagnia, una presenza meno estranea della suocera, fredda e meschina. La comune passione per la musica e il pianoforte li avvicina ulteriormente, fino a far scoprire ad entrambi che per sfuggire ad una vita che è stata loro imposta non devono far altro che rifugiarsi nel sentimento che stanno accarezzando. La guerra infuria, e li riporta alla realtà, imponendogli barricate e allontanamenti.
Tratto dal romanzo di Irene Nemirovsky, il cui manoscritto ritrovato qualche anno fa e pubblicato nel 2004 è diventato bestseller in poco tempo, il nuovo film di Saul Dibb richiama, per atmosfere, il romanzo della scrittrice francese. Le interpretazioni di Michelle Williams e Kristin Scott Thomas sono di valore, e ricalcano le parole di carta con cui la Nemirosvsky ha tratteggiato la storia, scritta in piena occupazione nazista e mai conclusa. Matthias Schoenhaerts, sempre più richiesto, è in parte e affascina: il suo ufficiale tedesco colpisce per la fragilità e la sensibilità di chi, in quel periodo, era associato all'idea di 'puro male'. Il film pecca un po' in ritmo, a tratti lento, e rischia di cadere spesso nel didascalico. Si salva grazie alle interpretazioni e alla sensazione di caducità di un amore in cui la guerra dettava i ritmi di baci e promesse.

Il trailer:



Consigliato: Sì


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martedì 7 luglio 2015

Recensione Flash: Come Ammazzare Il Capo 2


Titolo originale: Horrible Bosses 2

Anno e nazione di produzione: USA 2014

Distribuzione in Italia: Warner Bros.

Genere: Commedia

Durata: 108 minuti

Cast: Jason Bateman, Jason Sudeikis, Charlie Day, Jennifer Aniston, Chris Pine, Christoph Waltz, Jamie Foxx, Kevin Spacey, Jonathan Banks, Kelly Stables, Keeley Hazell, Lindsay Sloane

Regista: Sean Anders

Il trio più sgangherato di amici vessati dai loro capi è tornato!
In Come Ammazzare Il Capo 2, Nick (Jason Bateman), Kurt (Jason Sudeikis) e Dale (Charlie Day), dopo aver capito di non essere fatti per uccidere i loro capi e di vivere sempre col costante terrore delle angherie lavorative che potrebbero subire, decidono di licenziarsi e di mettersi in proprio, lanciando un'innovazione rivoluzionaria nel settore delle docce. Tutto sembra andare bene e addirittura riescono ad incontrare Burt Hanson, magnate miliardario interpretato da Christoph Waltz, che propone loro di entrare in affari tramite un'allettante offerta di finanziamento.
I tre, pur di raggiungere il traguardo, si indebitano all'inverosimile e, pochi giorni prima della scadenza dell'offerta, giunge la doccia fredda: Hanson li ha solo tratti in inganno, poiché ritirerà l'offerta, facendo fallire per bancarotta la neonata ditta di Nick, Kurt e Dale, rilevandola insieme al brevetto del geniale prodotto da loro realizzato per una cifra irrisoria.
Disperati, i tre amici iniziano a programmare una nuova azione criminosa, ovvero il rapimento di Rex Hudson, il viziatissimo figlio di Burt, interpretato da Chris Pine, con l'idea di richiedere un cospicuo riscatto che farebbe risollevare le sorti della loro azienda.
Ciò che però non hanno messo in conto è che lo stesso Rex, stufo di come il padre lo tratta, si auto-rapirà nascondendosi nella macchina di Kurt, pronto a proporre ai tre di entrare in affari aumentando la somma del riscatto e dividendosela tra loro in parti uguali. Questo sarà solo l'inizio delle ennesime, mirabolanti avventure e disavventure del trio, nuovamente finito in guai grossi.
Naturalmente, il primo film è imbattibile, ma devo dire che questo secondo capitolo è altrettanto divertente: i tre protagonisti come al solito si ritrovano in situazioni al limite del grottesco e il ritorno dei "fantasmi" del passato, rappresentati da "Fottimadre" Jones (Jamie Foxx), nuovamente dispensatore di consigli surreali, dalla maniaca Julia Harris (Jennifer Aniston), ancora in fissa per Dale, e dal cattivo del primo film, ovvero il cinico e terribile Dave Harken (Kevin Spacey), sempre pronto a deridere i tre anche da dietro le sbarre, mantengono molto alto il livello di comicità della pellicola.
Dunque, consiglio vivamente questo film, soprattutto a chi ha amato il primo capitolo. Non ve ne pentirete!
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì


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venerdì 3 luglio 2015

La trilogia delle Età di Paolo Sorrentino



Non me ne voglia Paolo Sorrentino, ma io ho una teoria. Molto probabile che ci siano arrivati altri prima di me, e allora aggiungo anche il mio di parere e beccatevi queste elucubrazioni da critica cinematografica della domenica.
Dopo aver visto l'ultimo di Sorrentino, Youth - La giovinezza, e aver recuperato This must be the place, e ricordando La grande bellezza, ho pensato: ma questa è una Trilogia delle Età! Ora mi spiego:

THIS MUST BE THE PLACE - Il candore dell'infanzia


Il protagonista è Cheyenne: nel suo candore, nel suo atteggiamento verso la vita e con gli altri ricorda un bambino. Spontaneo, dice sempre quello che pensa e comprende immediatamente quando gli altri non si stanno esprimendo sinceramente. Cheyenne, ex rockstar degli anni Ottanta, vive a Dublino con la moglie. Quando il padre viene a mancare, l'uomo si mette in viaggio verso gli Stati Uniti. Arriva troppo tardi, ultimo 'appuntamento' tra i due, che entrambe non riescono ad onorare. Cheyenne scopre che il padre era sulle tracce di un criminale nazista: per tutti quegli anni ha seguito i suoi spostamenti, per vendicarsi di un'umiliazione subita nel campo di concentramento in cui fu deportato da ragazzino. Questa sua vendetta ha influito sul rapporto con il figlio, infatti l'uomo dice durante il film di non aver mai conosciuto suo padre. Questa mancanza, questa figura paterna assente lo relega in questo status infantile. E' il viaggio che intraprende, quasi un voler essere vicino al padre per l'ultima volta, per condividere con lui un pezzo della sua anima, che lo cambia. Cheyenne cresce, non perdendo però il suo candore. Al termine del film lo vediamo abbandonare quel travestimento, maschera protettiva, dopo aver compreso che quel suo nascondersi era un limbo in cui rifugiarsi, per proteggere la sua anima fanciulla e senza identità. Davvero bello, per me il più bello dei tre, con uno Sean Penn tenero che rende un personaggio, al limite della parodia, iconico. Una delle migliori personalità viste al cinema in questi ultimi anni.



LA GRANDE BELLEZZA - DAL FURORE DELL'ADOLESCENZA ALLA CONSAPEVOLEZZA DELLA VITA ADULTA



Per la recensione completa de La grande bellezza vi rimando ---> QUI.

Per chi ancora non l'avesse visto, il protagonista del film è Jep Gambardella, autore de L'apparato umano, unico libro scritto, e frequentatore affamato di feste in una Roma notturna e segreta. Gioca a fare il dandy smidollato ma ha una sensibilità che tiene celata dietro la sua personalità da mondano. Come un adolescente, trascorre le notti tra i freak delle feste esagerate, e all'alba si ritrova a vagare per le strade dell'Urbe chiedendosi quando finiranno le vacanze estive. Quando viene a sapere della morte di Elisa, suo primo e vero amore, Jep perde di goliardia e acquista in consapevolezza, L'incontro con Ramona, anima affine, disperata e sola, gli svela che La grande bellezza non è un qualcosa da cercare ma da costruire, tramite i rapporti umani. Non è un qualcosa di nostalgico o che deve avvenire, ma un qualcosa che avviene. E' il presente, da vivere pienamente con i doni del passato e le promesse del futuro.


YOUTH - LA LEGGEREZZA DELLA VECCHIAIA




Youth ovvero lo sfatamento della vecchiaia. I protagonisti: Michael Caine, compositore di musiche per il cinema idolatrato e in pensione, e Harvey Keitel, regista ancora in attività che sta lavorando al suo ultimo film. Il regista ce li presenta, all'inizio, come il Vecchio (Caine) ed il Giovane (Keitel): il primo si è ritirato dalla scena pubblica desiderando quasi di scomparire ed essere dimenticato. Mentre il secondo continua strenuamente a tentare, a lavorare e ad esserci. Man mano, però, proprio a partire dai malanni, i ruoli si capovolgono: Caine sarà quello che sfrutterà la vecchiaia per chiarire, per modificare la sua vita, per svelarsi e per raccontare. Mentre Keitel è il vero vecchio, quello che rincorre la giovinezza inutilmente, non comprendendo che è troppo tardi ed è ormai ostaggio del cliché sulla sua età. In realtà, Sorrentino sfata molti miti della vecchiaia: è un momento della vita tra i più preziosi, uno dei più alti dell'esistenza umana poiché ci si arriva come individui interi, durante la quale si può costruire una consapevolezza nuova, di se stessi, del mondo e degli altri, durante la quale si può ancora ricominciare a "vivere" e a recuperare il tempo perso. Durante la vecchiaia, (ci) si può anche perdonare, e si comprende che: "Siamo soltanto comparse. Nessuno si sente all'altezza". Avevo delle aspettative molto alte, che in parte il film ha soddisfatto. Per me, i film di Sorrentino sono da vedere e rivedere, per carpirne sempre lezioni nuove e nuova, e pura, poesia.



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