venerdì 3 luglio 2015

La trilogia delle Età di Paolo Sorrentino



Non me ne voglia Paolo Sorrentino, ma io ho una teoria. Molto probabile che ci siano arrivati altri prima di me, e allora aggiungo anche il mio di parere e beccatevi queste elucubrazioni da critica cinematografica della domenica.
Dopo aver visto l'ultimo di Sorrentino, Youth - La giovinezza, e aver recuperato This must be the place, e ricordando La grande bellezza, ho pensato: ma questa è una Trilogia delle Età! Ora mi spiego:

THIS MUST BE THE PLACE - Il candore dell'infanzia


Il protagonista è Cheyenne: nel suo candore, nel suo atteggiamento verso la vita e con gli altri ricorda un bambino. Spontaneo, dice sempre quello che pensa e comprende immediatamente quando gli altri non si stanno esprimendo sinceramente. Cheyenne, ex rockstar degli anni Ottanta, vive a Dublino con la moglie. Quando il padre viene a mancare, l'uomo si mette in viaggio verso gli Stati Uniti. Arriva troppo tardi, ultimo 'appuntamento' tra i due, che entrambe non riescono ad onorare. Cheyenne scopre che il padre era sulle tracce di un criminale nazista: per tutti quegli anni ha seguito i suoi spostamenti, per vendicarsi di un'umiliazione subita nel campo di concentramento in cui fu deportato da ragazzino. Questa sua vendetta ha influito sul rapporto con il figlio, infatti l'uomo dice durante il film di non aver mai conosciuto suo padre. Questa mancanza, questa figura paterna assente lo relega in questo status infantile. E' il viaggio che intraprende, quasi un voler essere vicino al padre per l'ultima volta, per condividere con lui un pezzo della sua anima, che lo cambia. Cheyenne cresce, non perdendo però il suo candore. Al termine del film lo vediamo abbandonare quel travestimento, maschera protettiva, dopo aver compreso che quel suo nascondersi era un limbo in cui rifugiarsi, per proteggere la sua anima fanciulla e senza identità. Davvero bello, per me il più bello dei tre, con uno Sean Penn tenero che rende un personaggio, al limite della parodia, iconico. Una delle migliori personalità viste al cinema in questi ultimi anni.



LA GRANDE BELLEZZA - DAL FURORE DELL'ADOLESCENZA ALLA CONSAPEVOLEZZA DELLA VITA ADULTA



Per la recensione completa de La grande bellezza vi rimando ---> QUI.

Per chi ancora non l'avesse visto, il protagonista del film è Jep Gambardella, autore de L'apparato umano, unico libro scritto, e frequentatore affamato di feste in una Roma notturna e segreta. Gioca a fare il dandy smidollato ma ha una sensibilità che tiene celata dietro la sua personalità da mondano. Come un adolescente, trascorre le notti tra i freak delle feste esagerate, e all'alba si ritrova a vagare per le strade dell'Urbe chiedendosi quando finiranno le vacanze estive. Quando viene a sapere della morte di Elisa, suo primo e vero amore, Jep perde di goliardia e acquista in consapevolezza, L'incontro con Ramona, anima affine, disperata e sola, gli svela che La grande bellezza non è un qualcosa da cercare ma da costruire, tramite i rapporti umani. Non è un qualcosa di nostalgico o che deve avvenire, ma un qualcosa che avviene. E' il presente, da vivere pienamente con i doni del passato e le promesse del futuro.


YOUTH - LA LEGGEREZZA DELLA VECCHIAIA




Youth ovvero lo sfatamento della vecchiaia. I protagonisti: Michael Caine, compositore di musiche per il cinema idolatrato e in pensione, e Harvey Keitel, regista ancora in attività che sta lavorando al suo ultimo film. Il regista ce li presenta, all'inizio, come il Vecchio (Caine) ed il Giovane (Keitel): il primo si è ritirato dalla scena pubblica desiderando quasi di scomparire ed essere dimenticato. Mentre il secondo continua strenuamente a tentare, a lavorare e ad esserci. Man mano, però, proprio a partire dai malanni, i ruoli si capovolgono: Caine sarà quello che sfrutterà la vecchiaia per chiarire, per modificare la sua vita, per svelarsi e per raccontare. Mentre Keitel è il vero vecchio, quello che rincorre la giovinezza inutilmente, non comprendendo che è troppo tardi ed è ormai ostaggio del cliché sulla sua età. In realtà, Sorrentino sfata molti miti della vecchiaia: è un momento della vita tra i più preziosi, uno dei più alti dell'esistenza umana poiché ci si arriva come individui interi, durante la quale si può costruire una consapevolezza nuova, di se stessi, del mondo e degli altri, durante la quale si può ancora ricominciare a "vivere" e a recuperare il tempo perso. Durante la vecchiaia, (ci) si può anche perdonare, e si comprende che: "Siamo soltanto comparse. Nessuno si sente all'altezza". Avevo delle aspettative molto alte, che in parte il film ha soddisfatto. Per me, i film di Sorrentino sono da vedere e rivedere, per carpirne sempre lezioni nuove e nuova, e pura, poesia.



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