martedì 29 marzo 2016

Recensione Flash: El Cid: La Leggenda


Titolo originale: El Cid: La Leyenda

Anno e nazione di produzione: SPA 2003

Distribuzione in Italia: Medusa Film

Genere: Animazione/Avventura/Storico

Durata: 90 minuti


Cast: Manuel Fuentes (Rodrigo Díaz de Vivar), Sancho Gracia (Conte Gormaz), Carlos Latre (Ben Yussuf/Conte Ordóñez) Loles León (Urraca), Natalia Verbeke (Jimena) Miguel Ángel Rodríguez (Garcés)


Regista: José Pozo

Rodrigo Díaz de Vivar: per molti questo nome non significherà sicuramente nulla, ma basterà pronunciare due paroline magiche per far comprendere a tutti di chi si sta parlando: El Cid!
Di fatto, costui è stato uno degli eroi patriottici spagnoli, se non il primo in assoluto, divenuto famoso nell'XI° secolo per aver dato il via a quella che, nei secoli successivi, verrà chiamata "Reconquista", ovvero la riappropriazione da parte degli spagnoli delle loro terre occupate dagli invasori musulmani.
E' più che ovvio quindi che un guerriero formidabile come lui dovesse essere immortalato in una  o più pellicole sul grande schermo: la prima trasposizione fu El Cid, film del 1961 con protagonista Charlton Heston, mentre quella più recente, in versione animata, è El Cid: La Leggenda, prodotta dalla ditta cinematografica spagnola Filmax Animation, di cui ora andremo a parlare.
In questa pellicola, per certi versi molto romanzata, ma comunque non tanto lontana dalla realtà dei fatti, assistiamo dunque alle gesta del giovane Rodrigo che, da vivace scavezzacollo al servizio del re di Castiglia, in seguito ad intrighi ed inganni vari orditi ai suoi danni, verrà esiliato per non fare più ritorno nella sua amata terra natia.
Con l'approdo degli almoravidi, capitanati dal crudele sultano Ben Yussuf, sulle coste della penisola iberica, il ragazzo, fedele nonostante tutto alla sua patria, si riunirà con gli amici fidati, che piuttosto sceglieranno anch'essi l'esilio per aiutare il loro compagno, ed inizierà, grazie al suo grande ingegno militare, nonché alla sua immensa destrezza con la spada, una guerra di riconquista delle terre invase, mettendo in piedi un grande esercito, anche col supporto dei sovrani musulmani amici dei re iberici cristiani, ed entrando di diritto nella leggenda col nome di El Cid Campeador.
Ma il conflitto sarà più duro di quel che sembra.
Da anni avevo sentito parlare di questo cartone animato e, ricordandomi recentemente di esso, ho deciso di vederlo, restandone molto colpito, non tanto per la tecnica di disegno alquanto opinabile, bensì per l'interessantissima storia del guerriero più famoso ed amato di Spagna, quindi consiglio vivamente a tutti gli amanti delle vicende medievali di vederlo, augurandovi buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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venerdì 25 marzo 2016

Recensione Flash: Il sapore del successo




Anno e Nazione di Produzione: USA 2015



Titolo originale: Burnt


Distribuzione in Italia: 01 Distribution

Genere: Commedia

Durata: 107 minuti

Cast: Bradley Cooper, Sienna Miller, Daniel Bruhl, Omar Sy, Matthew Rhys, Emma Thompson, Alicia Vikander, Riccardo Scamarcio, Uma Thurman, Lily James

Regista: John Wells

Adam Jones è uno chef, uno dei più bravi. Ha lavorato ed imparato dal più grande, Jean Luc, a Parigi. Irruento, passionale e ribelle, Adam, ad un certo punto della sua carriera, butta all'aria tutto quello che ha conquistato e si ritrova senza lavoro e senza una cucina. Va via da Parigi, e dopo un periodo di purgatorio a New Orleans, sbarca a Londra, determinato ad aprire un nuovo ristorante. E a conquistare la terza stella Michelin. Dovrà circondarsi di collaboratori fidati, attingere alla sua creatività e riscoprire il significato più intimo del suo lavoro.


Quando ci sono film ambientati nelle cucine, io mi fiondo senza nemmeno leggere la trama. E soprattutto, potevo ignorare questo visto il protagonista? Dite la verità: la cucina è l'ultimo posto in cui avreste pensato di vedere Bradley Cooper! Il cast è all star, tra personaggi principali e camei. Con questi film (deboli di sceneggiatura) è d'obbligo. Ovviamente il titolo in italiano del film è penoso, ma tant'è. Burnt è un divertissement, e quindi non si può pretendere di più, il suo compito di passatempo lo assolve assai bene. Anche se altrove ho letto pareri negativi, per me Cooper è stato abbastanza credibile, così come anche il resto del cast. Aggiungiamoci anche l'ingrediente romantico et voilà: i signori sono serviti.
Piccola curiosità, dai campi di battaglia alle cucine: Bradley Cooper e Sienna Miller di nuovo insieme dopo American Sniper. Piacevole e godurioso per gli occhi, e non parlo solo del cibo!


Il trailer: 





Consigliato: Sì


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martedì 22 marzo 2016

Recensione Flash: Kingsman: Secret Service


Titolo originale: Kingsman: The Secret Service

Anno e nazione di produzione: UK 2014

Distribuzione in Italia: 20th Century Fox

Genere: Azione/Avventura/Spionaggio/Commedia

Durata: 129 minuti

Cast: Colin Firth, Taron Egerton, Samuel L. Jackson, Mark Strong, Michael Caine, Jack Davenport, Sofia Boutella, Sophie Cookson, Mark Hamill, Samantha Womack, Corey Johnson

Regista: Matthew Vaughn

Dopo Wanted e Kick-Ass, un altro fumetto della serie Millarwood realizzata da Mark Millar è arrivato sul grande schermo: sto parlando di Kingsman: Secret Service!
Il film, diretto sempre da Matthew Vaughn, già regista del primo Kick-Ass, narra le vicende dei Kingsmen per l'appunto, un'organizzazione segreta britannica che opera senza il controllo del governo, spacciandosi ufficialmente per dei semplici sarti, in realtà però forniti di ogni genere di armamentario di ultima generazione al fine di difendere la loro nazione ed il mondo intero da qualsiasi minaccia implicita e velata agli occhi di tutti.
E' durante una di queste operazioni che l'agente Harry Hart (Colin Firth), nome in codice Galahad (l'organizzazione usa i nomi dei Cavalieri della Tavola Rotonda), vede morire un giovane agente in prova, che gli salva la vita sacrificandosi.
Sentendosi in colpa per l'errore di valutazione commesso durante l'operazione, Galahad si reca, una volta tornato in patria, dalla famiglia della spia caduta, composta dalla moglie e dal giovane figlio, Gary, a cui consegna una medaglietta speciale da usare solo in caso di bisogno, in pagamento del suo debito.
Una volta divenuto adolescente, il ragazzo, soprannominato "Eggsy" (Taron Egerton), diventa un piccolo delinquentello, accompagnato dai suoi migliori amici del quartiere, soprattutto per via della vita sbandata condotta da sua madre, del tutto distrutta dopo la morte del marito, divenendo un'alcolizzata, ed in balìa del suo nuovo compagno, un uomo violento ed irascibile.
A causa di un suo crimine, "Eggsy" viene arrestato e, non sapendo chi contattare, chiama i Kingsmen tramite la medaglietta ricevuta da bambino.
Giunge quindi Harry che, dimostratogli con gli scagnozzi del patrigno cosa significa essere un Kingsman, gli offre la possibilità di divenire anch'egli un agente dell'organizzazione segreta, cambiando in meglio la sua vita una volta per tutte.
Dopo aver effettuato vari test, il ragazzo capirà cosa significa combattere il male, specie quando quest'ultimo assume l'aspetto di un oscuro individuo, un criminale dotato di armi in grado di annientare l'intera razza umana.
Riuscirà a fermarlo?
La pellicola è interessante e a tratti stralunata e grottesca, nel pieno stile delle storie di Millar d'altronde. Il cast si comporta egregiamente, specie Colin Firth in un ruolo particolare come quello di Galahad, ma, a mio parere, la trama non riesce tanto a decollare, per via delle tante analogie con Kick-Ass per l'appunto, che dà l'impressione di un copione già visto.
La consiglio quindi solo agli amanti del genere e vi auguro buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Nì

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venerdì 18 marzo 2016

Recensione Flash: Mission Impossible: Rogue Nation


Anno e nazione di produzione: USA/CHI/HONG KONG 2015

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Azione/Spionaggio/Thriller

Durata: 131 minuti

Cast: Tom Cruise, Jeremy Renner, Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Ving Rhames, Alec Baldwin, Sean Harris, Simon McBurney, America Olivo, Tom Hollander

Regista: Christopher McQuarrie

Dopo un primo film indimenticabile, un secondo epico, un terzo molto sottotono (soprattutto per la pessima scelta di sostituire il mitico Roberto Chevalier, voce storica italiana di Tom Cruise, su richiesta dello stesso attore, per fortuna poi ritornato nel sequel) ed un quarto che recupera di molto in quanto ad originalità, dopo quattro anni ritornano il granitico Ethan Hunt e l'Impossible Mission Force con Mission Impossible: Rogue Nation!
In questo quinto capitolo, l'agente Hunt, impersonato come sempre da Cruise, si ritrova quasi del tutto solo nella lotta contro una misteriosa entità, uno stato canaglia per molti inesistente, noto come il Sindacato, una forza super-terroristica in totale antitesi all'IMF, a causa della quale l'agente viene additato come un pazzo visionario.
Di fatto, non appena avvengono varie tragedie a sfondo politico, in cui Ethan si ritrova quasi sempre immischiato, la CIA, guidata dal ferreo direttore Alan Hunley (Alec Baldwin), richiede ed ottiene lo scioglimento definitivo dell'IMF e l'inglobamento dei suoi ex agenti nell'agenzia governativa ufficiale statunitense.
Intanto, dopo essere sfuggito alla sua morte, per mano dell'enigmatico leader del Sindacato (Sean Harris) e dei suoi scagnozzi, tutti agenti di varie forze governative mondiali misteriosamente scomparsi o ufficialmente morti anni prima, Ethan avrà come soli appoggi i suoi colleghi più fidati Benji (Simon Pegg), William (Jeremy Renner) e Luther (Ving Rhames), nonché l'ausilio, tra alti e bassi, di una donna, Ilsa (Rebecca Ferguson), che più volte lo salverà e i cui oscuri propositi resteranno a lungo ben celati.
Riusciranno Ethan e i suoi compagni a sconfiggere il Sindacato, dimostrandone l'esistenza e ripristinando l'immagine del tutto bistrattata dell'IMF?
Come per la quarta pellicola, anche questa è alquanto interessante, sebbene non eccelli per originalità, dato che l'iniziale sconfitta dell'IMF è un tema che è stato già trattato, in maniera diversa, proprio in Mission Impossible: Protocollo Fantasma.
Ciononostante, il film se la cava bene, grazie alla magistrale interpretazione di Cruise (bellissima la scena iniziale dell'aereo, girata come al solito proprio da lui e non da controfigure) & Co., con un finale diverso, per certi punti, dagli altri quattro e, forse, un po' deludente, almeno per me che mi aspettavo comunque la solita lotta finale tra Ethan e il nemico in questione, ma vabbé, cambiare è sempre un bene, specie per evitare monotonie e ridondanze.
Detto ciò, consiglio ovviamente questa pellicola a tutti gli amanti della saga di M.I. e, in generale, a tutti gli appassionati dei film d'azione e di spionaggio, dandovi appuntamento col sesto capitolo della saga, già confermato da Cruise stesso e al momento in pre-produzione, le cui riprese cominceranno a giugno 2016.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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martedì 15 marzo 2016

Recensione Flash: Un momento di follia




Anno e Nazione di Produzione: Francia 2015

Titolo originale: Un moment d'égarement

Distribuzione in Italia: CAMiMovie e Medusa

Uscita nelle sale: 24 marzo

Genere: Commedia

Durata: 105 minuti

Cast: Vincent Cassel, François Cluzet, Lola Le Lann, Alice Isaaz

Regista: Jean-François Richet

Estate, due amici, Antoine e Laurent vanno in vacanza in Corsica con le rispettive figlie, Marie e Louna. Entrambe separati, o quasi, raggiungono la magione di famiglia di Antoine, corso d'origine ma parigino d'adozione. Infestata da polvere e cinghiali invadenti, la casa accoglie nevrosi, sogni e trasgressioni dei quattro che hanno portato in vacanza, oltre ai costumi, anche le loro preoccupazioni ed insoddisfazioni. Saranno Louna e Laurent a distogliere Antoine dalla caccia ai cinghiali e alla quasi ex moglie, e Marie dal suo edonismo vacanziero.


Un momento di follia è il classico film easy e spensierato che associa interpreti cool e ambientazioni da sogno. In questo caso, c'è l'appeal di Cassel, la comicità di Cluzet e la bellezza delle due protagoniste femminili, le giovani Lola Le Lann e Alice Isaaz. Il quartetto scarrozza lo spettatore in giro per la Corsica, tra locali di tendenza, spiagge che ti fanno desiderare un computer a portata di mano per prenotare immediatamente una vacanza e sfuggire al freddo, e case di campagna antiquate come i proprietari, prese d'assalto dalla giovinezza delle due ragazze. Il film è il remake dell'omonimo francese di Claude Berri del 1977, e gira intorno alla coppia Laurent - Louna: la ragazza, sognatrice e nel bel mezzo della separazione dei genitori, si invaghisce dell'amico del padre, classico caso di complesso di Elettra. Travolto dalle avances della ragazza, Laurent resiste fin quando può: in fondo anche lui è in vacanza. O è la sindrome di Peter Pan?
Le interpretazioni sono tutte molto buone, il film ha un ottimo ritmo e diverte anche un bel po': come non si resiste al Cassel seduttore, così non si rimane indifferenti a quello sedotto, e la comicità di Cluzet padre geloso della verginità della figlia, profanata da un quarantacinquenne pervertito (l'amico!) è irresistibile ed esilarante. Non perdetelo!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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sabato 12 marzo 2016

Recensione Flash: Perfetti sconosciuti


Anno e Nazione di Produzione: Italia 2016

Distribuzione: Medusa

Genere: Commedia

Durata: 97 minuti

Cast: Marco Giallini, Valerio Mastrandrea, Edoardo Leo, Kasia Smutniak, Anna Foglietta, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston

Regista: Paolo Genovese

Roma, interno sera. Sala da pranzo di Rocco ed Eva, lui chirurgo estetico e lei psichiatra. La coppia sta aspettando amici per la cena: non sono amici qualunque ma, persone che sono nella vita dei due da tanto tempo. Insomma, si vogliono bene e si 'conoscono' anche bene. Forse.
Durante la serata, Eva ha l'idea di mettere al centro del tavolo i cellulari per condividere con tutti ogni messaggio o telefonata. Per dimostrare, da conoscitrice delle persone, che anche gli amici hanno dei segreti, e gli smartphone aiutano a gestirli. Tutti, anche se non immediatamente, accettano. E scopriranno che il verbo conoscere e il sostantivo amico hanno accezioni molto relative. 
"Ognuno di noi oggi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta": con questa frase significativa sulla locandina, che già la dice lunga su ciò che si andrà a vedere, lo spettatore si avvia verso la sala, per assistere alla proiezione del film. 



Il nuovo di Paolo Genovese, Perfetti Sconosciuti, è il campione di incassi al botteghino di questo periodo ed è il terzo film più visto in Italia in questa prima parte di 2016. Il film ha illustri precedenti: Carnage di Roman Polanski e Cena tra amici di Alexandre de La Patelliére e Matthieu Delaporte (e il rifacimento di Francesca Archibugi, Il nome del figlio). Genovese abbandona la sua precedente comicità, ingenua e nazional-popolare, per una commedia nera, dove una cena tra amici si trasforma in un gioco al massacro a cui lo spettatore si appassiona, e davanti al quale si sente anche indifeso: come se fosse la sua stessa vita, quella segreta, ad essere scoperta. Il regista non risparmia sulla crudeltà in questo atto unico: spoglia i propri personaggi e smaschera pregiudizi, bugie e aspetti positivi, anche quelli tenuti nascosti. Interessante la riflessione sui cellulari, complici scrigni dei nostri segreti. Ottimo il finale del film, inaspettato. 
I migliori, per me, in questo giallo corale dei sentimenti sono Marco Giallini e Valerio Mastrandrea, per la maturità della recitazione e la capacità attoriale di reggere i due capi del canovaccio recitativo. Anche il resto del cast regge alla perfezione i tempi di questo cinema che diventa teatro.
Al tavolo di Rocco ed Eva siedono prototipi, 'dieci piccoli indiani'(meno due, i protagonisti ne sono otto), personaggi comuni che potremmo essere davvero noi, e sta qui la forza del film: esce dal grande schermo e tocca lo spettatore, spingendolo quasi a confessare che sì, i segreti ci sono, ce li abbiamo tutti. E la verità è troppo difficile da confessare. Anzi, sconosciuta.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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giovedì 10 marzo 2016

England Is Born: The Last Kingdom


Bernard Cornwell è e resterà sempre il mio autore di romanzi storici preferito in assoluto.
Di fatto, ad eccezione della saga di Richard Sharpe, che non mi attira granché, dato che il mio periodo storico preferito va dall'Antico Egitto fino al termine del Medioevo nel 1492, di lui ho praticamente letto quasi tutto: l'ho conosciuto tramite la saga Alla Ricerca Del Graal, con protagonista l'arciere inglese Thomas di Hookton, poi sono passato a Il Romanzo Di Excalibur, epopea narrante le vicende di Re Artù tramite gli occhi del giovane guerriero britanno Derfel e, infine, neanche fatto apposta, ho iniziato a leggere qualche mese fa quella che, da molti, è stata definita come "la storia infinita" di Cornwell, ovvero proprio Le Storie Dei Re Sassoni, al momento giunta al nono libro, Warriors Of The Storm, da me terminato qualche giorno fa ed uscito ad ottobre nel Regno Unito, mentre in Italia siamo ancora fermi al settimo, Re Senza Dio, dato che Longanesi, casa editrice italiana dei libri di Bernard, non ha ancora in programma le traduzioni degli ultimi due romanzi.
Non potete dunque neanche lontanamente immaginare con quale grandissimo stupore ho accolto la notizia dell'arrivo, ad ottobre 2015, di una serie TV, basata su questo ciclo di romanzi e prodotta da BBC Two, proprio mentre stavo leggendo il secondo o terzo libro, non ricordo bene.
Con gran trepidazione ho quindi atteso l'arrivo della serie in questi mesi, specie dopo l'annucio del nutrito cast di attori ed attrici, noti e non al grande pubblico e, finalmente, ora potrò dare un giudizio su di essa tramite questo articolo: sto dunque parlando di The Last Kingdom!
Cominciamo prima con una breve sinossi.
La storia viene narrata in prima persona, come avviene sempre nelle opere di Bernard Cornwell, dal giovane Osbert, un ragazzo sassone, secondogenito di Lord Uthred (interpretato dal grande Matthew MacFadyen), aldermanno di Bebbanburg (oggi Bamburgh Castle, nel Northumberland), il fortilizio più imprendibile della Northumbria, durante le primissime invasioni vichinghe della Gran Bretagna tra l'800 e il 900 d.C.
Un giorno, il ragazzo, in compagnia del padre e di suo zio Aelfric (interpretato da Joseph Millson), scorge in lontananza delle vele danesi di fronte al loro castello. Allarmati, Lord Uthred ed Aelfric mandano in avanscoperta alcuni uomini ed Uthred, primogenito dell'aldermanno e fratello maggiore di Osbert.

Da sinistra verso destra: Lord Uthred e Aelfric l'Usurpatore
Ma i vichinghi, capeggiati dal potente Jarl Ragnar, li assalgono, uccidendo Uthred e scatenando le ire di suo padre, che scende in battaglia contro di loro, unendosi agli altri lord della Northumbria in un unico esercito, non prima però di aver fatto ribattezzare Osbert col nome di Uthred, nominandolo ufficialmente come suo nuovo erede.
Fatto ciò, l'aldermanno, freddo con tutti, perfino con i propri cari, decide di portarsi dietro suo figlio in guerra, contro il volere della madre, e lì il giovane Uthred non solo assisterà alla sconfitta dell'esercito sassone ed alla cruenta uccisione di suo padre, il quale verrà inoltre derubato del titolo di aldermanno di Bebbanburg dall'invidioso fratello Aelfric, che bandirà il nipote, il legittimo erede del castello, mettendo una taglia sulla sua testa: Uthred infatti verrà anche rapito dallo Jarl Ragnar, poiché in lui vede un giovane ardimentoso e coraggioso, che non si arrende dinanzi a nessuno.
Da qui cominceranno quindi le avventure e disavventure del ragazzo, interpretato da Tom Taylor, nato sassone e cresciuto come danese, che verrà appunto adottato dal nobile vichingo, divenendo Uthred Ragnarson, impersonato da Alexander Dreymon.

Da sinistra verso destra: il giovane Osbert/Uthred e Uthred adulto
Il ragazzo ripudierà la religione cristiana per abbracciare il culto degli dei di Asgard, divenendo in tutto e per tutto un membro della famiglia di Ragnar, composta da sua moglie e da sua figlia Thyra, nonché dalle persone che più saranno vicine al giovane, ovvero lo stesso Jarl, suo figlio primogenito Ragnar il Giovane, il padre dello Jarl, Ravn, e la sua migliore amica e primissimo amore, ovvero Brida.

Da sinistra verso destra: lo Jarl Ragnar il Vecchio, Ragnar il Giovane, Ravn e Brida
Il primo, interpretato da Peter Gantzler, inizialmente rude nei confronti del ragazzo, gli sarà debitore, decidendo appunto di liberarlo dalla sua condizione di schiavo dei danesi e addirittura di adottarlo come suo figlio, poiché Uthred sarà il solo a dirgli la verità, riguardante il tradimento e la vergogna di Sven, un bambino crudele, figlio di Kjartan, uno dei guerrieri più formidabili di Ragnar. Ma la testimonianza del ragazzo contro Sven e Kjartan scatenerà una catena di eventi tragici e funesti del tutto imprevedibili.
Il secondo, interpretato da Tobias Santelmann, ancor prima che Uthred venisse adottato da suo padre, adorava molto il ragazzo e lo amava già come se fosse realmente suo fratello. Questo fortissimo legame resterà intatto anche dopo molti eventi che separeranno più volte i due.
Il terzo, interpretato dal mitico Rutger Hauer, sarà il primo maestro di Uthred, poiché, nonostante la sua cecità ed anzianità, insegnerà al giovane come vivere nella società vichinga, rispettando le tradizioni e, soprattutto, i superiori, vista la grande irruenza e sfrontatezza del ragazzo.
La quarta, interpretata da Emily Cox, sarà appunto il primo amore di Uthred, ancor di più perché entrambi sono accomunati dal fatto di essere sassoni di nascita e danesi di adozione e, a differenza di ciò che avverrà con Ragnar il Giovane, il loro rapporto sarà saldo fino ad un certo punto, ovvero solo fino al momento di un'importante scelta di vita di Uthred, quando dovrà decidere se essere ancora un danese o tornare ad essere nuovamente sassone, un atroce dubbio che lo allontanerà per sempre dalla ragazza.
E quell'importante scelta di vita del giovane sarà sancita da un solo uomo: Alfredo il Grande, re del Wessex, interpretato da David Dawson, e primissimo precursore, nonché ideatore, di una terra, all'epoca divisa in quatto regni (Wessex, Northumbria, Anglia orientale e Mercia), unita sotto un solo sovrano: l'Inghilterra.

Alfredo il Grande
Infatti, se il pensiero fisso di Uthred è quello di rivendicare una volta per tutte Bebbanburg come sua di diritto, strappandola dalle mani dell'odiatissimo zio Aelfric, il sogno di Alfredo di riunire i quattro reami in una singola monarchia farà rimandare di molto la vendetta del giovane northumbro convertito in danese e l'incontro tra i due cambierà radicalmente le sorti dell'intera isola britannica.
Tuttavia, il loro rapporto avrà molti alti ma, soprattutto, tantissimi bassi, sia per via della fervente fede cristiana del sovrano, che si circonda da sempre di preti ed avvoltoi pronti al guadagno della chiesa, a discapito dei cittadini sassoni, e del totale rifiuto del dio crocifisso da parte di Uthred, che preferisce restare un pagano felice e non un triste schiavo del recente culto di Roma, ma anche a causa dei vari sudditi del re del Wessex e, in particolare, di cinque di loro: padre Beocca, Aethelwold, l'aldermanno Odda il Vecchio, suo figlio Odda il Giovane e il loro guerriero più fedele, Leofric.

Da sinistra verso destra: padre Beocca, Aethelwold, Odda il Vecchio, Odda il Giovane e Leofric
Il primo, interpretato da Ian Hart (il professor Raptor di Harry Potter E La Pietra Filosofale), sarà, nonostante le grandi ritrosie di Uthred verso la sua fede, uno degli amici più fidati del ragazzo, poiché il prete lo vide nascere e crescere, essendo stato un tempo il sacerdote di Bebbanburg, battezzandolo per ben due volte e fuggendo via dalla città, come Uthred, quando Aelfric rivendicò ingiustamente il titolo di aldermanno del castello. Durante le vicende della serie TV, i due si scontreranno più volte su molte questioni, ma alla fine si riappacificheranno sempre, soprattutto nel momento del bisogno, quando Alfredo sarà debole.
Il secondo, interpretato da Harry McEntire, è il nipote di Alfredo e legittimo erede al trono del Wessex, la cui pretesa verrà rifiutata dal Witan, il consiglio dei saggi del regno, a causa della sua condotta licenziosa, dedita al gozzoviglio, il gioco d'azzardo e la fornicazione più sfrenata con belle donne, al quale verrà appunto preferito il piissimo e ben più saggio zio. In seguito a questa scelta, il giovane scapestrato, le cui ben poco nobili attitudini lo accomuneranno varie volte ad Uthred, inizierà a serbare rancore nei confronti del suo parente, cercando in tutti i modi di rubargli la corona.
Il terzo, interpretato da Simon Kunz, è uno degli aldermanni più fidati di Alfredo, un uomo giusto ed onesto che si dimostrerà più volte amico del giovane Uthred, aiutandolo in molti casi.
Stessa cosa però non si potrà dire nel caso del quarto personaggio, cioè suo figlio Odda il Giovane, interpretato da Brian Vernel, il quale non perderà mai occasione di spiattellare il suo forte odio contro il giovane sassone cresciuto dai danesi, nel quale vede rispecchiato il giovane coraggioso e caparbio che lui non sarà mai. Più volte metterà i bastoni tra le ruote ad Uthred, specie quando il legittimo aldermanno di Bebbanburg otterrà, grazie ad Alfredo, la mano di Mildrith, donna che Odda ha sempre amato.
Infine, il quinto, interpretato da Adrian Bower, è il fidato capitano dell'esercito di Odda il Vecchio, al quale sarà affidata, sempre da Alfredo, la supervisione dell'operato di Uthred nell'addestramento delle milizie del Wessex, poiché il ragazzo è il solo a conoscere le tattiche di guerra dei danesi, avendo vissuto accanto a loro per tanti anni. I due, inizialmente freddi l'uno con l'altro, diverranno man mano grandissimi amici e fratelli d'armi e resteranno sempre fianco a fianco in ogni occasione, anche in quelle più funeste.
E le occasioni funeste saranno decretate proprio dai nemici di Uthred, ovvero Kjartan e suo figlio Sven, Ubba, il re dei danesi, Guthrum, fedele alleato di Ubba, e Skorpa (nei libri in realtà si chiama Svein, vai a capire la ragione di questo cambiamento di nome, mah!) del Cavallo Bianco, un potentissimo e crudele Jarl danese.

Da sinistra verso destra: Kjartan e Sven, Ubba, Guthrum e Skorpa
Come già detto prima, la testimonianza del piccolo Uthred contro Kjartan e Sven, interpretati rispettivamente da Alexandre Willaume e da Ole Christoffer Ertvaag da adulto, scatenerà una serie di eventi tragici che spingeranno il giovane danese di adozione a fuggire via con Brida, poiché ricercato per un gravissimo crimine, crimine che lui in realtà non ha mai commesso.
Infatti, il secondo, interpretato Rune Temte, sarà il primo a credere che Uthred sia colpevole, poiché in lui appunto scorre pur sempre sangue sassone e non danese, e, essendo il re, gli darà più volte la caccia, fino all'epico scontro finale.
Il terzo, interpretato da Thomas W. Gabrielsson, è uno dei Jarl più potenti della Danimarca e fedele amico di Ubba, unito ad egli da un timore reverenziale per gli dei, siano essi quelli norreni o il Dio dei romani. Col passare del tempo, il potere di Guthrum crescerà e la sua sete di conquista lo porterà a scontrarsi più volte con Alfredo e, di conseguenza, anche con Uthred.
L'ultimo, interpretato da Jonas Malmsjö, si farà avanti in Gran Bretagna, dopo aver combattuto insieme ad Uthred per una causa comune e quando il potere del Wessex sarà indebolito. Inizialmente amico del giovane sassone/danese, lo tradirà e scatenerà una tremenda faida con il ragazzo.
Ma, come sempre, che cos'è un uomo, senza il sostegno di donne sagge al proprio fianco? E di fatto, dopo Brida, Uthred conoscerà l'amore per altre due ragazze (le prime di tante, se i produttori della serie resteranno fedeli ai libri nelle prossime stagioni): Mildrith ed Iseult.

Da sinistra verso destra: Mildrith e Iseult
La prima, interpretata da Amy Wren, è la figlia adottiva di Odda il Vecchio, che sarà promessa in sposa da Alfredo ad Uthred, al fine di rafforzare l'alleanza del giovane aldermanno di Bebbanburg con la nobiltà del Wessex, ma ad un caro prezzo che il ragazzo inizialmente ignora: l'astuto sovrano per mettere alla prova il giovane, cederà sì una delle ragazze nobili più belle della sua terra ad un pagano, ma gli porterà in dote anche l'esorbitante debito che la famiglia di Mildrith ha nei confronti della chiesa cristiana. Ciò scatenerà le ire di Uthred e il graduale deterioramento dell'idilliaco amore della coppia, coronato perfino dalla nascita di Uthred, il primogenito dell'aldermanno northumbro. Il loro rapporto, come si vedrà, subirà, al suo termine, un gravissimo scossone.
Uno scossone anticipato già dall'improvviso e focoso innamoramento di Uthred per Iseult, interpretata da Charlie Murphy (già famosa per il ruolo di Inghean in I Vichinghi), una delle regine britanne più belle del Cornwalum (oggi Cornovaglia). Il ragazzo infatti conoscerà la ragazza, famosa per essere anche una veggente, durante la sua brevissima alleanza con Skorpa e, da quel momento in avanti, il loro amore sarà ardente e, al tempo stesso, come capirete presto quando si parla degli amori di Uthred, tragico.
Ora, la season 1 di The Last Kingdom, composta da 8 episodi ed andata in onda per l'appunto su BBC Two e BBC America (al momento è ancora inedita in Italia, quindi andate assolutamente con le puntate in English subbed Italian, è un ordine!), mi è piaciuta molto fino a poco dopo la metà, perché poi c'è stato un lieve calo che mi ha fatto abbassare di qualche punto il voto finale.
La ragione?
Tralasciando dettagli come la fin troppa "bellezza" di Beocca (nei libri è strabico, zoppo e con la mano sinistra anchilosata), i capelli di Uthred, castani anziché biondi (una bella tinta prima delle riprese no, eh?) l'infanzia di Uthred accorciata di brutto (ma qui posso giustificare la scelta degli sceneggiatori, visto che gli spettatori medi non avrebbero forse gradito assistere molto a lungo alla vita di un bambino) e, come già detto prima, l'inspiegabile cambiamento di nome per Svein, diventato Skorpa, inizialmente la fedeltà ai romanzi è stato molto elevata, sia per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi (e qui va il mio plauso all'intero cast, soprattutto ad Alexander Dreymon) che per le vicende narrate, ma dopo la metà della stagione qualcosa è andato storto: dove cavolo è finito Steapa?
Voi mi direte: possibile che l'assenza di un personaggio possa causare tanto scompiglio? Sì, signori e signore, può farlo e non esagero affatto nel dirlo, dato che chi ha letto i libri mi capisce bene: infatti, quello che, successivamente, diverrà il più formidabile e temutissimo guerriero di Alfredo, pari, al di fuori della sua immensa stazza, in tutto e per tutto ad Uthred, col quale diverrà grande amico, quasi sempre cruciale, poiché si rivelerà essere un costante deus ex machina nelle battaglie che verranno, viene del tutto soppiantato e sostituito da Leofric. Quest'ultimo, come vedrete, accetterà di diventare il campione del re del Wessex contro Uthred per una grave disputa, causando un'incredibile contraddizione, visto che il Leofric dei libri mai e poi mai si sarebbe messo contro il suo migliore amico, cedendo appunto il posto all'allora sconosciuto Steapa, fidato guerriero di Odda il Giovane e poi appunto spada giurata di Alfredo.
Dunque spero davvero che la produzione decida, in qualche modo, di farlo apparire nella season 2, altrimenti la rabbia dei fan, da me capeggiati, già scatenatasi al termine di questa stagione, probabilmente provocherà un calo degli ascolti, almeno da parte dei "bookies".
Per caso lo staff tecnico non sa chi ingaggiare per il ruolo? Toh, vi offro un'ottima soluzione:

Hafþór Júlíus Björnsson
Hafþór Júlíus Björnsson, famoso per aver interpretato la Montagna in Game Of Thrones, a mio parere azzeccatissimo per il ruolo di Steapa, quindi forza cast recruiters di The Last Kingdom, sbrigatevi ad apporre una bella toppa al pasticcio commesso dagli sceneggiatori!
Scherzi a parte (no, non è vero, voglio Steapa! =P), in generale questa serie TV non ha deluso affatto le mie aspettative e non vedo quindi l'ora che arrivi la season 2, la cui conferma dovrebbe giungere a breve, in modo che tutti possano conoscere i magnifici capolavori del grande Bernard Cornwell, tra l'altro discendente proprio della dinastia di aldermanni di Bebbanburg!
Buona visione!

Il trailer:


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martedì 8 marzo 2016

Recensione Flash: PPZ - Pride and Prejudice and Zombies


Anno e Nazione di Produzione: USA 2016

Distribuzione in Italia: M2 Pictures

Genere: Horror

Durata: 108 minuti

Cast: Lily James, Sam Riley,  Bella Heathcote, Douglas Booth, Jack Huston, Charles Dance, Lena Headey, Matt Smith, Suki Waterhouse

Regista: Burr Steers

Fine Settecento, Hertfordshire: il morbo dei non morti ha contagiato la gran parte della popolazione. Per difendersi, i pochi ancora non contagiati dalla pestilenza, devono sapersi difendere dagli zombi. Comprese le donne, come le figlie di Mr. Bennett. Le ragazze sono in cerca di marito. O meglio, la loro madre è in cerca di mariti per loro. A Netherfield si insedia Mr. Bingley, scapolo e ricco. Con lui, le sorelle e il suo amico, il colonnello Darcy, in prima linea per contrastare la minaccia degli zombi. Nonostante il pericolo costante dei non morti, sempre più vicini alla loro contea, le ragazze Bennett cercano di vivere la loro vita normalmente, allenandosi allo shaolin (loro, di famiglia modesta si sono addestrate in Cina, mentre le ragazze altolocate studiano arti marziali in Giappone) di mattina e danzando ai balli la sera. Ad uno di questi fanno conoscenza con Mr. Bingley e Mr. Darcy: se il primo si innamora all'istante di Jane Bennett, tra Elizabeth, indipendente e indomita guerriera, e Darcy nascerà un complesso rapporto di amore e odio. Ma durante la lotta agli zombi, i due impareranno a conoscersi e ad amarsi.


Tratto dal fenomeno mondiale di Seth Grahame- Smith, Pride and Prejudice and Zombies era tra i film più attesi dal pubblico di questi primi mesi del 2016. Tra i produttori del film c'è Natalie Portman, e alla regia inizialmente era girato il nome di David O. Russell (se c'ha rinunciato per Joy era meglio se avesse lavorato a questo). Poi, dietro alla macchina da presa arriva Burr Steers e una legione di giovani attori inglesi, tra i più cool del momento. Su tutti Lily James, affiancata da Douglas Booth e l'ex Doctor Who, Matt Smith. Nel cast anche Jack Huston, Bella Heathcote e il fascinoso Mr. Darcy di turno, Sam Riley, che ho avuto il piacere di conoscere grazie a questo film. Infine, dagli Estranei de Il trono di Spade agli zombi dell'era Regency, Charles Dance e Lena Headey.


Ero molto, molto scettica riguardo al film. Qualsiasi tentativo di rifacimento del capolavoro di Jane Austen mi trova sospettosa e, sì lo ammetto, anche MOLTO prevenuta. Eppure, questo film mi è piaciuto, complice forse anche la teenager che è in me che non accenna ad abbandonarmi: una non morta insomma! 
Ovvio, non è un capolavoro, e dobbiamo giudicarlo per quello che è: un film per teenager, non possiamo pretendere recitazione sopraffina o sceneggiatura senza falle.
Vi dirò, per me è ben fatto e ben recitato: divertente, e dal buon ritmo, presenta le sorelle Bennett come guerriere, e non come donzelle timorate di Dio. Le vicende sono pressoché simili al romanzo austeniano, e sia ben chiaro: di horror manco l'ombra! Infatti, si fa leva principalmente sull'elemento romance della storia e gli zombi, da protagonisti, sono confinati sempre più in fondo alla scena, man mano che la storia procede. Alle intenditrici del filone austeniano, non sarà sfuggito il richiamo alla serie del 1995 della BBC con Colin Firth e Jennifer Ehle: la famosissima scena del laghetto è riproposta anche da Sam Riley.
Esilarante il duello tra Elizabeth e Darcy, durante la prima proposta di matrimonio: credo sia la scena migliore del film e i due protagonisti all'altezza delle aspettative del pubblico. Così come il resto del cast: Jack Huston nei panni del perfido Mr. Wickham ruba la scena più volte, pur essendo un personaggio secondario.
Se siete puristi di Jane Austen, ve lo sconsiglio. Però, anche la cara Jane credo si sarebbe divertita a vedere la sua epoca Regency invasa da essere soprannaturali e damigelle guerriere!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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venerdì 4 marzo 2016

Recensione Flash: Blackhat


Anno e nazione di produzione: USA 2015

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Azione/Drammatico/Thriller/Giallo/Noir

Durata: 133 minuti

Cast: Chris Hemsworth, Tang Wei, Viola Davis, Ritchie Coster, Holt McCallany, Yorick van Wagenigen, Leehom Wang, John Ortiz, William Mapother, Spencer Garrett, Archie Kao

Regista: Michael Mann

Abbiamo capito che uno dei temi cine-televisivi più gettonati del 2015 è di sicuro quello riguardante gli hacker e l'informatica, e Michael Mann, uno dei più grandi registi della storia di Hollywood, a cui devo molto per il mitico L'Ultimo Dei Mohicani, ha deciso di fare ritorno dietro la cinepresa, dopo ben 6 anni di assenza dall'ultima pellicola, scegliendo di trattare proprio questo tema tramite il film Blackhat, con Chris "Thor" Hemsworth come protagonista.
La storia narra le vicende di Nicholas Hathaway, interpretato per l'appunto da Hemsworth: egli è un hacker statunitense, in prigione con una condanna di 15 anni per aver contraffatto e rivenduto carte di credito false con le sue abilità di "cowboy della console", a cui viene improvvisamente promessa la grazia da parte del governo, rappresentato dall'agente dell'FBI Carol Barrett (Viola Davis), in cambio del suo aiuto.
Di fatto, un misterioso "blackhat" (meglio noto come cracker, il cybercriminale della peggior specie, da non confondersi con l'hacker, noto come "whitehat", e il "greyhat", ovvero l'hacker e/o il cracker ambigui, NdR) ha causato un grave incidente nucleare in Cina ed un improvviso aumento dei titoli azionari della soia alla Borsa di Chicago, preparandosi a compiere qualcosa di più grave e misterioso.
Hathaway, riunitosi col suo migliore amico ed ex compagno di corso al MIT, l'ufficiale cinese Chen Dawai (Leehom Wang), rappresentante della sua nazione, unitasi in una partnership con gli USA per fermare il cybercriminale, dovrà fare ampio uso delle sue capacità, in una lotta cruenta che scatenerà molte morti e che rischierà di sovvertire le sorti dell'intero pianeta.
Ci riuscirà?
Blackhat è costato 70 milioni di dollari e ne ha incassati soltanto 17 milioni in tutto il mondo, confermando di essere un gravissimo flop al botteghino.
Ora, alcuni affermano che la causa principale sia stata quella di essere sfortunatamente uscito al cinema quasi contemporaneamente ad American Sniper, attesissimo ed acclamatissimo dalle masse; altri invece ritengono che la ragione principale di questo fallimento, nonostante le grandi attese intorno a questo film, sia rappresentata dalla lentezza della trama e dalla complessità dei dialoghi, dovuta al linguaggio molto specifico usato dai protagonisti.
Ebbene, io credo che la verità stia nel mezzo: è vero che la scelta di far uscire Blackhat contemporaneamente ad un successo già preannunciato come American Sniper sia stata molto infelice, ma è anche vero che il ritorno di Mann alla regia non è stato dei migliori: infatti, la trama non è proprio monotona, bensì molto costante e stabile, con svariati colpi di scena, ma ciò che non convince è proprio la storia, che si trova, a mio parere, in una via di mezzo tra le americanate di cui vi ho parlato in precedenza nell'articolo Hacker o Cracker? Te lo dice Incursioni! ed il realismo estremo ma veritiero della mitica serie TV Mr. Robot, che quindi rende Blackhat un'insalata mista di veridicità ed assurdità al tempo stesso.
Inoltre, molti hanno odiato moltissimo la scelta fatta per il protagonista, dato che Chris Hemsworth non sembrerebbe affatto un hacker. In questo caso, mi trovate in disaccordo: vogliamo ricordarci di Hugh Jackman in Codice: Swordfish? Vi è forse sembrato più azzeccato? Eppure, entrambi hanno fatto, a mio parere, un buon lavoro.
Dunque, in conclusione, consiglio questa pellicola, da cui mi aspettavo molto di più, specie nel finale per me deludente e troppo frettoloso, a chiunque sia curioso di rivedere Michael Mann in azione (il suo tocco di classe si nota sempre e comunque, nonostante il risultato finale), augurandovi quindi buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Nì

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