venerdì 5 ottobre 2012

"Allora, dove eravamo rimasti?" Analisi dell'Enzo Tortora di Tognazzi

Il famoso "caso Enzo Tortora" è stato una delle pagine più nere della storia d'Italia e del suo sistema giudiziario: un uomo, giornalista e conduttore televisivo amato dal pubblico ma soprattutto onesto cittadino, viene condannato per associazione a delinquere di stampo camorristico e spaccio di stupefacenti da giudici che si sono sempre e solo basati su prove scialbe e su testimonianze di pentiti di camorra e calunniatori che cercavano solo una diminuzione della pena e la notorietà, senza avere il minimo risentimento per aver distrutto la vita di una persona, in quattro anni di inferno.


La vicenda, dopo quasi 25 anni dalla morte di Enzo Tortora, è stata ricordata domenica 30 settembre e lunedì 1 ottobre, dalla fiction in due puntate Il Caso Enzo Tortora: Dove Eravamo Rimasti? del famoso attore e regista italiano Ricky Tognazzi, di cui è regista ed interprete dello stesso Tortora. In due episodi, la miniserie TV ripercorre lo spaccato di vita del presentatore dal 1983, anno in cui viene condannato, al 1987, quando viene finalmente scagionato da tutte le ignobili accuse e può finalmente tornare, anche se purtroppo per poco meno di un anno, a condurre il suo amato programma Portobello, assistito come sempre dalla cara sorella Anna.


A mio parere, salvo la questione del "tutto in famiglia" (Tognazzi ha scelto sua moglie Simona Izzo per il soggetto e la sceneggiatura, mentre il figlio della sua consorte, Francesco, avuto dalla precedente relazione con Antonello Venditti, ha ottenuto il ruolo di Ruggero, il compagno di cella di Tortora) a cui Tognazzi non è nuovo, la fiction è davvero molto bella: gli attori hanno saputo interpretare molto bene i loro ruoli, a partire in primis dallo stesso Tognazzi che ha impersonato impeccabilmente il presentatore ligure, sia nell'aspetto fisico che nella dizione italiana, per continuare poi con la brillante Carlotta Natoli nel ruolo di sua sorella Anna, del bravo Thomas Trabacchi nel ruolo dell'avvocato di Tortora, Raffaele Della Valle (piccola curiosità: lo sapevate che la Natoli e Trabacchi nella realtà sono sposati?), concludendo infine con il mitico Enzo De Caro, nel ruolo del giudice della corte d'appello, Mariani, che si è prodigato fino all'ultimo per accertare l'innocenza di Tortora, a dimostrazione del fatto che ogni tanto la giustizia italiana viene ancora rappresentata da gente per bene e che la Rai sforna ancora belle fiction con grandi attori (peccato che questa settimana andrà in onda la fiction dal nome che sembra più uno scioglilingua, con la Ferilli in stile "Robin Hood de' noantri"!).


Ma tornando alla fiction, ciò che mi ha colpito di più è stato come Tognazzi sia riuscito a dimostrare egregiamente le numerose falle, già esistenti trent'anni fa, nel sistema giuridico italiano, dove i criminali la facevano da padrone (come oggi d'altronde, solo che ai giorni nostri i criminali si chiamano politici) e i magistrati, salvo casi eccezionali, abbassavano tranquillamente il capo, a discapito degli onesti cittadini.
Ma, aspetto ben più importante, Tognazzi ha mostrato, interpretando il povero Enzo, la stessa identica caparbietà del conduttore nel portare avanti la sua lotta contro la giustizia pur di dimostrare la sua totale innocenza, impresa che alla fine gli è riuscita, grazie alla corte del tribunale di appello, dei suoi amici di cella e dei suoi due avvocati che lo hanno sempre appoggiato, tutto questo però a svantaggio della sua ormai cagionevole salute.


Purtroppo Tortora è stato uno dei tanti casi italiani, anche meno noti, di errori giudiziari che hanno distrutto la vita di gente totalmente innocente. Con il nostro sistema ce ne saranno ancora altri perché nonostante il tentativo di riforma, avviato dopo la chiusura del caso di Enzo, con il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, votato ed avallato all'unanimità, nulla è ancora cambiato. Infatti poco dopo il referendum fu abrogato. Che dobbiamo fare, this is Italy.
Per quanto riguarda Enzo, vorrei concludere lasciando un ricordo di lui: il magnifico e commovente video del ritorno a Portobello, con la standing ovation del pubblico e il famoso discorso di Tortora, provato dalla vicenda che lo ha colpito e dal destino che lo ha ingiustamente punito, strappandolo via alla vita poco dopo la sua vittoria nel processo, nel 1988.


INCURSIONI CINEMANIACHE

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