Visualizzazione post con etichetta Thomas Trabacchi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Thomas Trabacchi. Mostra tutti i post

lunedì 11 marzo 2013

Recensione Flash: Quando la notte


Anno e nazione di produzione: Italia 2011

Distribuzione: 01 Distribution

Genere: Drammatico

Durata: 114 minuti

Cast: Claudia Pandolfi, Filippo Timi, Michela Cescon, Thomas Trabacchi, Denis Fasolo

Regista: Cristina Comencini

Marina va in vacanza in montagna con il figlioletto di due anni, Marco. Il marito andrà a riprenderli alla fine del mese. La donna alloggia in una casa fuori paese, il proprietario è la guida alpina Manfred. L'uomo, solitario e sfuggente, all'inizio non allaccerà alcun rapporto con Marina. Saluti freddi e risposte smozzicate saranno le uniche interazioni tra i due. Quando la notte Marco piange, per Manfred è quasi una compagnia, per Marina il peso di essere madre. Una sera, dopo aver sentito grida, vetri rotti e un tonfo, l'uomo sale su dalla donna e trova sia lei che Marco riversi per terra. Il bambino non si muove e sanguina. Manfred, abbandonato dalla madre da piccolo e lasciato dalla moglie, odierà la donna per quel che ha fatto a suo figlio. Però, dopo quella notte, Marina e Manfred cominceranno a capirsi. E a leccarsi le ferite.
Cristina Comencini è affezionata alla tematiche famigliari, meglio se ombrose, difficili, e velate di segreti. Dopo Il più bel giorno della mia vita e La bestia nel cuore, la regista gira un thriller dei sentimenti: la difficoltà di essere madre è un qualcosa che non può essere confessato. E se la prima parte del film gioca con la tensione degli sguardi che si scambiano Claudia Pandolfi e Filippo Timi (in alcune scene l'ombrosità di Manfred mi è sembrata un po' finta e forzata), la seconda parte cade nel prevedibile idillio rompendo il ritmo interessante del film.
Molto brava Claudia Pandolfi, dimostra ancora una volta di trovarsi a suo agio più al cinema che in TV; Filippo Timi è un po' costretto nel ruolo di uomo cupo ma come sempre ipnotizza.
Dal (suo) libro al (suo) film, qualcosa Cristina Comencini l'ha perso per strada. Forse voleva adeguarlo ai gusti del pubblico nostrano.

Il trailer:



Consigliato: Nì



INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

venerdì 5 ottobre 2012

"Allora, dove eravamo rimasti?" Analisi dell'Enzo Tortora di Tognazzi

Il famoso "caso Enzo Tortora" è stato una delle pagine più nere della storia d'Italia e del suo sistema giudiziario: un uomo, giornalista e conduttore televisivo amato dal pubblico ma soprattutto onesto cittadino, viene condannato per associazione a delinquere di stampo camorristico e spaccio di stupefacenti da giudici che si sono sempre e solo basati su prove scialbe e su testimonianze di pentiti di camorra e calunniatori che cercavano solo una diminuzione della pena e la notorietà, senza avere il minimo risentimento per aver distrutto la vita di una persona, in quattro anni di inferno.


La vicenda, dopo quasi 25 anni dalla morte di Enzo Tortora, è stata ricordata domenica 30 settembre e lunedì 1 ottobre, dalla fiction in due puntate Il Caso Enzo Tortora: Dove Eravamo Rimasti? del famoso attore e regista italiano Ricky Tognazzi, di cui è regista ed interprete dello stesso Tortora. In due episodi, la miniserie TV ripercorre lo spaccato di vita del presentatore dal 1983, anno in cui viene condannato, al 1987, quando viene finalmente scagionato da tutte le ignobili accuse e può finalmente tornare, anche se purtroppo per poco meno di un anno, a condurre il suo amato programma Portobello, assistito come sempre dalla cara sorella Anna.


A mio parere, salvo la questione del "tutto in famiglia" (Tognazzi ha scelto sua moglie Simona Izzo per il soggetto e la sceneggiatura, mentre il figlio della sua consorte, Francesco, avuto dalla precedente relazione con Antonello Venditti, ha ottenuto il ruolo di Ruggero, il compagno di cella di Tortora) a cui Tognazzi non è nuovo, la fiction è davvero molto bella: gli attori hanno saputo interpretare molto bene i loro ruoli, a partire in primis dallo stesso Tognazzi che ha impersonato impeccabilmente il presentatore ligure, sia nell'aspetto fisico che nella dizione italiana, per continuare poi con la brillante Carlotta Natoli nel ruolo di sua sorella Anna, del bravo Thomas Trabacchi nel ruolo dell'avvocato di Tortora, Raffaele Della Valle (piccola curiosità: lo sapevate che la Natoli e Trabacchi nella realtà sono sposati?), concludendo infine con il mitico Enzo De Caro, nel ruolo del giudice della corte d'appello, Mariani, che si è prodigato fino all'ultimo per accertare l'innocenza di Tortora, a dimostrazione del fatto che ogni tanto la giustizia italiana viene ancora rappresentata da gente per bene e che la Rai sforna ancora belle fiction con grandi attori (peccato che questa settimana andrà in onda la fiction dal nome che sembra più uno scioglilingua, con la Ferilli in stile "Robin Hood de' noantri"!).


Ma tornando alla fiction, ciò che mi ha colpito di più è stato come Tognazzi sia riuscito a dimostrare egregiamente le numerose falle, già esistenti trent'anni fa, nel sistema giuridico italiano, dove i criminali la facevano da padrone (come oggi d'altronde, solo che ai giorni nostri i criminali si chiamano politici) e i magistrati, salvo casi eccezionali, abbassavano tranquillamente il capo, a discapito degli onesti cittadini.
Ma, aspetto ben più importante, Tognazzi ha mostrato, interpretando il povero Enzo, la stessa identica caparbietà del conduttore nel portare avanti la sua lotta contro la giustizia pur di dimostrare la sua totale innocenza, impresa che alla fine gli è riuscita, grazie alla corte del tribunale di appello, dei suoi amici di cella e dei suoi due avvocati che lo hanno sempre appoggiato, tutto questo però a svantaggio della sua ormai cagionevole salute.


Purtroppo Tortora è stato uno dei tanti casi italiani, anche meno noti, di errori giudiziari che hanno distrutto la vita di gente totalmente innocente. Con il nostro sistema ce ne saranno ancora altri perché nonostante il tentativo di riforma, avviato dopo la chiusura del caso di Enzo, con il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, votato ed avallato all'unanimità, nulla è ancora cambiato. Infatti poco dopo il referendum fu abrogato. Che dobbiamo fare, this is Italy.
Per quanto riguarda Enzo, vorrei concludere lasciando un ricordo di lui: il magnifico e commovente video del ritorno a Portobello, con la standing ovation del pubblico e il famoso discorso di Tortora, provato dalla vicenda che lo ha colpito e dal destino che lo ha ingiustamente punito, strappandolo via alla vita poco dopo la sua vittoria nel processo, nel 1988.


INCURSIONI CINEMANIACHE

Fan Page Ufficiale Facebook:

Profilo Ufficiale Twitter: