domenica 30 settembre 2012

Incursioni nel comico: Silvio Muccino e Riccardo Scamarcio


Si sa, il cinema italiano è in difficoltà. Mancano i soldi, mancano i grandi produttori, mancano le idee. E allora si va sul sicuro: i cinepanettoni, film storici, drammi generazionali o nazionali. E gli attori cosa fanno? Un pò per scelta, un pò perché magari ci sono costretti vengono ingabbiati in un genere, in una maschera fissa. Ma l’attore è colui che si trasforma, e non colui che rimane immobile in un genere.
Facciamo degli esempi, due golden boy del cinema di casa nostra: Silvio Muccino e Riccardo Scamarcio. Scorrendo la loro filmografia, leggo un elenco di film impegnati, opere di registi affermati.
Questi ragazzi sono approdati al cinema per vera passione. E si nota fin dalle loro prime esperienze.
Silvio è fratello di Gabriele, l’enfant prodige de L’Ultimo Bacio; Silvio ha collaborato con Gabriele, recitando e scrivendo la sceneggiatura del suo primo film, Come te nessuno mai. Poi ha cominciato a volare da solo: prima si fa notare con Ricordati di Me, sempre diretto da Gabriele.
Poi Giovanni Veronesi lo prende con sé, consacrandolo come attore feticcio in film di giovani alla ricerca della loro identità.  Eccolo qui: adesso è scrittore, attore e regista. Qualcuno potrebbe dire: scrittore? Regista? Non me ne sono accorto.
Riccardo Scamarcio parte dalla TV: fiction su Rai Due, Compagni di Scuola, una fucina di talenti (s)conosciuti come Laura Chiatti, Brando de Sica, Cristiana Capotondi e Camilla Filippi. Riccardo impersona un bello e dannato, a volte un po’ imbranato; si accorgono di lui. Chi meglio di Riccardo potrebbe impersonare Step in Tre Metri Sopra il Cielo? Ne ha dato prova, ce la può fare, è quello giusto. Ed è la consacrazione.
Ma Riccardo non vuole essere divo delle teenagers, cambia rotta. Lavora con registi di alto livello come Ferzan Ozpetek, Sergio Rubini, Michele Placido e Daniele Luchetti.
E se invece Muccino e Scamarcio avessero sbagliato “maschera”? Di entrambi, i film che più mi sono rimasti impressi non sono film drammatici o impegnati, ma commedie.


Per Silvio Muccino, Il Mio Miglior Nemico: lui e Carlo Verdone insieme, la stesura della sceneggiatura dura un anno. Ma ne vale la pena. L’accoppiata Verdone-Muccino sbanca i botteghini. Verdone ci mette l’esperienza, Muccino la freschezza. E nonostante il personaggio di Muccino, il problematico Orfeo, abbia un background di “povero e pieno di problemi”, le scene con Verdone sono memorabili e mettono in luce il Silvio comico. Insomma, gli sguardi sofferenti, i problemi di giovani altoborghesi alle prese con droga e male di vivere non bastano a fare di un film, un successo.


Riccardo Scamarcio è straordinario ne L’Uomo Perfetto di Luca Lucini: attore squattrinato e un pò rozzo, si trasforma in “uomo perfetto” tra le mani di Francesca Inaudi. Da far innamorare, i due si innamorano. Consueto lieto fine sì, ma con brio: gli occhi di Scamarcio questa volta non sono al servizio di dubbi esistenziali, ma di sguardi stralunati che strappano risate.
E’ un mio parere, ovviamente. E confronti non se ne possono fare. Confronti con attori del passato, italiani e non, che alternavano incursioni nel comico e nel drammatico. Ma l’attore dovrebbe essere un istrione: cambia faccia, mette alla prova sè stesso. Quindi rischiare potrebbe essere una buona idea. Potrebbe essere questa la strada affinché il cinema italiano riacquisti smalto, il suo posto nel mondo. E chi meglio di due giovani attori potrebbero cambiare, con le loro scelte, il percorso in declino del nostro cinema?


INCURSIONI CINEMANIACHE

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