sabato 9 gennaio 2016

Fritto misto serie TV #1: Mozart in the jungle & Flesh and Bone


Come vi ho già scritto nel post Golden Globe 2016, le nomination di quest'anno non mi hanno ne' sorpresa e tanto meno soddisfatta. Sono rientrate nel filone 'Oscar', ossia: ok, questi sono i film/serie TV di maggior successo e li premiamo. Nessuna originalità. E questo discorso vale soprattutto per le serie TV.
O forse, non sono i membri delle giurie a non essere originali. Comunque, ci sono delle eccezioni e diciamolo a gran voce: per fortuna! Basta già la notte degli Oscar a battere gli effetti del Tavor. Sto parlando delle serie TV che più mi stanno coinvolgendo e sorprendendo in questo periodo: Mozart in the Jungle e Flesh and Bone. La prima già la seguivo nel 2015, a Gael Garcia Bernal non potevo dire di no! Mentre Flesh and Bone, come capita spesso con le serie che più mi rimangono nel cuore, l'ho scoperta per caso. Oltre alle nomination nella categoria di appartenenza delle serie, sono nella cinquina delle categorie più importanti anche gli attori principali, Bernal e Sarah Hay. Ma scopriamole più nel dettaglio...

MOZART IN THE JUNGLE



Prodotta da Amazon, è basata sulle memorie dell'oboista Blair Tindall, che ha suonato anche nella New York Philarmonic Orchestra, protagonista dello show. Appunto la serie, la cui prima stagione è andata in onda nel 2015 ed ora è online con la seconda, è ambientata a New York e racconta vite, vicissitudini e sogni dei membri della prestigiosa orchestra filarmonica e di come questa venga sconvolta dall'arrivo del nuovo vulcanico conductor, l'enfant prodige messicano Rodrigo de Souza. Proprio il personaggio di Gael Garcia Bernal prende ispirazione da Gustavo Dudamel, il famoso violinista e direttore d'orchestra venezuelano.




Oltre ad un ottimo cast, che con Bernal include anche il grande Malcolm McDowell, la brava Lola Kirke, Saffron Burrows e Bernadette Peters (più numerose guest stars in ogni episodio), la serie vanta anche un bel "dietro le quinte", le forze più innovative dello showbiz americano secondo me: Roman Coppola, Alex Timbers, Jason Schwartzman (anche nel cast) e Paul Weitz, che dirige la serie. Sicuramente, il centro propulsore del successo dello show (95% di preferenze su Rotten Tomatoes e critiche positive da ogni rivista di settore) è l'attore messicano Bernal. Ma, vi avviso, potrei non essere obiettiva in questo caso! Io lo adoro in ogni cosa che fa.
La passione viscerale, passionale di Rodrigo de Souza per la musica spinge lo spettatore ad amare la musica classica, anche chi è profano e non se ne è mai interessato. E questo è un bel plauso da fare ai creatori della serie. Insomma, Bernal mattatore ma anche il resto del cast è di tutto rispetto e la giovane Lola Kirke mi piace un sacco. Una delle serie che più mi ha colpito in questi ultimi mesi. Se non l'avete ancora vista, vi obbligo a farlo!

FLESH AND BONE




Me l'ero segnata, ne avevo letto bene online. E poi me ne sono dimenticata. Sommersa dai film Oscar, ho trascurato un po' le serie TV, Qualche giorno fa mi ricordo di Flesh and Bone e...Boom! Sto in fissa! Sono arrivata alla quarta puntata (ne sono otto), e vorrei non arrivasse mai la fine. 
Come per Mozart in the Jungle, anche Flesh and Bone è uno show di ottima qualità: prodotto da Starz che, ultimamente, ha alzato di molto gli standard qualitativi, la messa in opera di una serie TV curandone, maniacalmente, ogni aspetto. Un esempio? La sigla. Sì, io mi sono innamorata di questa serie TV proprio a partire dalla sigla. Vedere per credere:




Creata da Moira Walley-Beckett, vincitrice di un Emmy come produttrice di Breaking Bad, lo show vede protagonista il mondo della danza, quindi parallelamente come per Mozart in the Jungle un altro ambito non molto presente nella vita di tutti gli spettatori, ma che esercita sempre un certo fascino.
Le mie impressioni a caldo subito dopo la prima puntata? Beh, ho pensato: questa serie è un incantesimo. Nessun punto morto, nemmeno un secondo di noia, narrazione e personaggi catalizzanti, voraci dell'attenzione degli spettatori. E l'incantesimo è proseguito anche nelle puntate successive. Quindi non un fuoco di paglia.




Il cast è formato da veri ballerini, a partire dalla magnifica protagonista Sarah Hay, ballerina al Semperoper di Dresda. Come ha dichiarato la stessa Walley-Beckett:


"Non volevo fingere, non volevo avere controfigure o attori che sapessero un po’ ballare un po’ recitare, volevo ballerini e volevo essere in grado di mettere la telecamera ovunque. Volevo vederli sudare, sanguinare, soffrire. Così ci siamo avventurati in una ricerca internazionale estenuante per i personaggi principali. Abbiamo trovato alcuni ballerini straordinari tra cui Sascha, ma non riuscivo a trovare la mia Claire. Poi Ethan Stiefel, il nostro coreografo che è un ex ballerino di ABT, si è ricordato Sarah Hay. Era una studentessa, l’abbiamo rintracciata, il resto è storia".


Lo show si addentra non solo nel mondo della danza, ritratto nel suo aspetto più disturbante e ombroso, ma anche nelle vite dei ballerini che nascondono traumi, mancanze e dipendenze, affettive e non. E per un cast formato interamente da ballerini, che sono alla prima prova recitativa, direi che il livello è decisamente molto alto. Protagonista principale anche l'attore inglese Ben Daniels, nei panni di Paul Grayson fondatore e direttore artistico dell'American Ballet Company.

Claire Robbins, con un passato pesante sulle spalle per le sue gambe da ballerina, arriva a New York per inseguire il suo sogno. Viene ammessa all'American Ballet e, non solo, colpisce così tanto Grayson da ottenere la parte di protagonista nello spettacolo della nuova stagione. Ma riuscirà Claire a sconfiggere i demoni del suo passato e ballare non solo con tecnica, ma anche con passione? Se non la conoscevate o non l'avete ancora vista, dovete farlo assolutamente.


Quanto è solare e vitale Mozart in the Jungle, tanto è più cupa e seducente Flesh and Bone. Cosa aspettate? Con queste due serie, il mondo dell'arte vi aspetta!

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martedì 5 gennaio 2016

Sherlock - The Abominable Bride...secondo noi


Anno e nazione di produzione: UK 2016

Distribuzione in Italia: Nexo Digital

Genere: Giallo/Drammatico

Durata: 90 minuti

Cast: Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Rupert Graves, Una Stubbs, Mark Gatiss, Louise Brealey, Andrew Scott, Amanda Abbington, Jonathan Aris, Yasmine Akram, Catherine McCormack, Tim McInnerny, Natasha O'Keeffe

Regista: Douglas Mackinnon

Come molti sanno, la serie TV Sherlock della BBC, con le prime due stagioni nel 2010 e nel 2012 e la terza nel 2014, è diventata un vero e proprio fenomeno globale, ottenendo un successo del tutto imprevedibile ed inatteso ma, al tempo stesso, di certo meritatissimo, per via della sua immensa originalità: rilettura del canone e messa in scena nei nostri giorni
Purtroppo però è anche nota per la lentezza nella realizzazione delle varie seasons, per via degli impegni continui dei due protagonisti, Benedict Cumberbatch (Sherlock Holmes) e Martin Freeman (John Watson), che proprio grazie a questa serie, sono imepegnatissimi e richiesti sia in televisione che al cinema.
I creatori, Mark Gatiss (che tra l'altro interpreta anche Mycroft, il fratello maggiore di Sherly) e Steven Moffat, hanno pensato bene di regalare ai fan uno Special natalizio, mandato in onda il 1° gennaio 2016 nel Regno Unito ed ambientato proprio nella vera epoca in cui sono vissuti i personaggi nati dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, ovvero l'epoca vittoriana: sto parlando di Sherlock: The Abominable Bride (tradotto in italiano come L'Abominevole Sposa)!





Secondo Mariux...

In questo episodio molto particolare, assistiamo ad una realtà alternativa, ambientata per l'appunto nel 1895, in cui Sherlock e Watson si trovano a dover investigare su una misteriosa donna, Emelia Ricoletti (Natasha O'Keeffe). Col susseguirsi delle vicende si scoprirà che tutto in realtà si sta svolgendo nel "palazzo mentale" dello Sherlock reale, ovvero quello dei giorni nostri, il quale, come ben sa chi ha visto le prime tre seasons, sta per riatterrare a Londra, dopo il brevissimo esilio durato qualche minuto, per via dell'improvvisa riapparizione del redivivo Jim Moriarty (Andrew Scott), apparentemente morto alla fine della season due proprio nella stessa maniera di Emelia Ricoletti centoventi anni prima. Sherlock deciderà dunque di ritornare nel "palazzo mentale" con l'uso delle droghe, nonostante il parere contrario di Mycroft, John e Mary (Amanda Abbington), proprio per risolvere l'antico caso rimasto irrisolto e capire come abbia fatto Moriarty a sopravvivere.
Ci riuscirà? Ma, soprattutto, sarà in grado di sopravvivere al più tremendo dei fantasmi del suo passato, nascosto proprio nel suo inconscio? The Abominable Bride, a differenza dei soliti episodi di Sherlock, è particolare ed interessante sia perché è in grado di mescolare alla perfezione antichità (il delitto dell'epoca vittoriana) e modernità (la psicologia di Sherlock messa in luce in maniera più chiara rispetto al passato), ma anche perché fa da importantissimo ed essenziale collante tra la season tre e la season quattro, fornendoci un indizio fondamentale riguardante l'incredibile ritorno di Moriarty. Consiglio quindi assolutamente a tutti i fan di vedere questo Special che, tra l'altro, verrà trasmesso in alcune sale cinematografiche italiane scelte da Nexo Digital (qui la lista: Sherlock: L'Abominevole Sposa al cinema) il 12 e il 13 gennaio (anche se io consiglio vivamente di vederlo sempre in English sub Ita!), e vi do appuntamento al (speriamo!) 2017, con la season four, le cui riprese dovrebbero cominciare dopo l'aprile di quest'anno, ovvero quando gli impegni di Benedict Cumberbatch con la pellicola Marvel Doctor Strange saranno terminati.




Secondo Michela...

Forse tra gli eventi più attesi di questo periodo, televisivamente, lo speciale natalizio della serie britannica Sherlock, che ha trasferito l'investigatore vittoriano Sherlock Holmes nella Londra contemporanea. Andato in onda il giorno di Capodanno, i creatori Moffatt e Gatiss sanno sempre come non annoiare i fan e anche per questo special, supportati anche dalla bravura dei protagonisti, Freeman e Cumberbatch, hanno pensato bene di dare un taglio diverso alla narrazione e svelare IL mistero della terza stagione. Infatti, per gli spettatori è quasi un ritorno alle origini, visto che l'ambientazione è la Londra vittoriana dei romanzi di sir Arthur Conan Doyle. Ma nulla è come sembra, of course. Il caso di Emelia Ricoletti che Sherlock e Watson cercano di risolvere altro non è che un tramite per lo svelamento di un evento inaspettato avvenuto nel presente. E sì, perché la victorian era altro non è che una proiezione del palazzo mentale del geniale investigatore londinese. 
Grazie alla Ricoletti, Sherlock svela a Watson, Mary, Mycroft e a noi fan che Moriarty non è ritornato, ma qualcuno sta usando la sua "fama" per chissà quali scopi. Lo scopriremo nella quarta stagione, che dovremo attendere con molta molta pazienza. Cosa ne penso di Abominable Bride? Godibile, un divertissement intelligente che si inserisce nella tradizione Sherlock. Nulla di sensazionale, per me senza infamia e senza lode. Da vedere come il principio di nuove avventure, un'arrivederci alle prossime investigazioni.

P.S. Qualche giorno fa, sempre il mitico Benedict ha affermato che, forse, gli Special natalizi come The Abominable Bride potrebbero diventare un appuntamento fisso annuale! Incrociamo le dita!

Il trailer:


Consigliato? 

Mario: Assolutamente sì
Michela: Sì

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martedì 29 dicembre 2015

Recensione Flash: Le streghe son tornate


Anno e Nazione di Produzione: Spagna 2013

Titolo originale: Las brujas de Zugarramurdi

Distribuzione in Italia: Officine Ubu

Genere: Commedia

Durata: 112 minuti

Cast: Carmen Maura, Hugo Silva, Mario Casas, Carolina Bang, Terele Pavez, Gabriel Delgado

Regista: Alex De la Iglesia

Josè, separato e padre del piccolo Sergio, non è mai stato un grande lavoratore. Con gli alimenti da versare all'ex moglie e la voglia di non deludere e perdere il figlio, si inventa una rapina ad un Compro Oro, al centro di Madrid. Messa su una banda sui generis ed incassata la refurtiva, i ladri sono subito rintracciati dalla Polizia: preso al volo un taxi, Josè, Sergio che l'ha aiutato durante il colpo, e l'altro membro dell'improbabile banda, Antonio, requisiscono il taxi di Manuel che si unisce a loro in un impeto di ribellione alla sua vita. Diretti al nord, verso la Francia. Non sanno che lungo la strada verso la libertà, dovranno attraversare Zugarramurdi: il paese delle streghe.
Il regista spagnolo Alex De la Iglesia ritorna in sala nel 2013 con Le streghe son tornate, commedia demenziale e, allo stesso tempo, intelligente. Ho potuto vedere il film grazie ai Lunedì di Repubblica, in collaborazione con MyMoviesLive, che ogni primo giorno della settimana offre lo streaming gratuito di un film selezionato da Repubblica e MyMovies: da mesi seguo la loro programmazione e vedo i film, e vi consiglio questa piattaforma anche perché la selezione di film è sempre molto interessante.


Comunque, tornando al film, mi aspettavo qualcosa come Facciamola Finita, invece Le streghe son tornate ha anche il suo carico di riflessioni dietro le risate. Le streghe, usate nel film anche come una metafora, non sono altro che devote di un credo che reputa il Creatore un'entità femminile, e non maschile. Questo spunto dà il via, così, alla carrellata di differenze tra i due sessi. Il regista lascia allo spettatore le conclusioni: che le differenze dividono (sono "streghe", sono esseri malefici e da combattere), che ci saranno sempre ma è meglio far finta che non esistono (Josè dice della strega Eva, di cui si innamora: lei è così e non la cambierei, ha carattere e questo mi piace!) e che nelle difficoltà, la sempiterna crisi economica, è meglio essere uniti (Eva e Josè che si alleano e superano, appunto, le differenze). Cast pimpante e all'altezza, in primis la grande ed eclettica Carmen Maura, seguita da Hugo Silva e Carolina Bang. Da vedere!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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martedì 22 dicembre 2015

Recensione Flash: Io, Robot


Titolo originale: I, Robot

Anno e nazione di produzione: USA 2004

Distribuzione in Italia: 20th Century Fox Italia

Genere: Azione/Fantascienza/Poliziesco

Durata: 115 minuti

Cast: Will Smith, Bridget Moynahan, Alan Tudyk, James Cromwell, Bruce Greenwood, Chi McBride, Shia LaBeouf, Jerry Wasserman, Terry Chen

Regista: Alex Proyas

Tra le tante fissazioni mie, una delle più forti, come ben sapete, è il sottogenere fantascientifico cyberpunk e, nello specifico, quello riguardante l'I.A., ovvero l'Intelligenza Artificiale.
Quindi, dopo la mia amatissima trilogia di Matrix e la saga di Terminator (a cui si è aggiunto recentemente Terminator Genisys, non potevo non parlarvi di un altro mitico film, che ho visto già tempo fa e che volevo appunto aggiungere al catalogo cinematografico cyberpunk di Incursioni Cinemaniache: Io, Robot.
Di fatto, questa pellicola del 2004, diretta dal grande Alex Proyas, già regista dell'epico Il Corvo e di un altro film distopico, ovvero Dark City, è stata una dei tanti capolavori, insieme ad Equilibrium, ad esempio, derivati appunto dalla trilogia dei Wachowski, che vede come protagonista proprio uno dei tanti attori che hanno rifiutato, pentendosi successivamente, il ruolo di Neo, andato poi (per fortuna!) al grande Keanu Reeves, cioè Will Smith.
La storia di Io, Robot è basata proprio sull'omonima antologia di Isaac Asimov e ricalca del tutto la questione delle famose Tre Leggi della Robotica, che ogni androide deve rispettare, e di come esse siano fallaci e piene di difetti, poiché semplici da infrangere, per via dell'I.A. che riesce a raggiungere una coscienza ed autocoscienza di sé.
Assistiamo dunque alle vicende di Del Spooner (Will Smith), un detective di polizia della Chicago del 2035 che, a differenza di tutti gli altri umani, ormai del tutto in armonia con i robot positronici, assistenti domestici e lavoratori instancabili, creati dalla famosa ditta U.S. Robotics del magnate Lawrence Robertson (Bruce Greenwood, famoso per aver interpretato anche il Presidente degli Stati Uniti in National Treasure 2: Il Mistero Delle Pagine Perdute), vive da solo e alla vecchia maniera, ovvero rifiutando qualsiasi innovazione tecnologica, prima fra tutte proprio la presenza di qualsivoglia androide in casa, che lui odia dal profondo per via di un gravissimo trauma subito recentemente (di cui non vi parlerò, per evitare di fare spoiler) che lo affligge con tormentosi incubi ricorrenti.
La sua vita sembra trascorrere tranquilla finché, alla vigilia dell'arrivo sul mercato della nuovissima generazione di robot della U.S. Robotics, ovvero i modelli NS-5, che sostituiranno tutte le vecchie generazioni nelle case dell'intero pianeta, il dottor Alfred Lanning (James Cromwell), brillante scienziato e fondatore della ditta, affidata poi a Robertson, lo convoca personalmente tramite un dispositivo olografico con una registrazione enigmatica, dopo essersi suicidato.
Spooner, molto legato al dottore proprio per via del suo trauma passato, inizierà quindi ad indagare, poiché non accetta affatto di credere alla teoria del suicidio, nonostante tutte le prove dimostrino il contrario, e, grazie alla psicologa Susan Calvin (Bridget Moynahan), esperta di Intelligenza Artificiale, fa la rocambolesca conoscenza di Sonny, un NS-5, assistente di Lanning, specialissimo, perché totalmente diverso da quelli in arrivo sul mercato, per via della sua incredibile e scioccante capacità di decidere di sua spontanea iniziativa se seguire o no le Tre Leggi.
Del, pieno di pregiudizi nei confronti della razza androide (un problema che, tantissime volte, scatenerà le ire del suo capo e le denigrazioni da parte dei suoi colleghi), immediatamente sospetterà di Sonny, ma insieme alla dottoressa Calvin, capirà poi che la verità non è affatto quel che sembra e che il suo essere prevenuto sarà un'arma a doppio taglio, che lo spingerà sempre più in un vortice pericolosissimo che lo isolerà da tutto e tutti, finché non accadrà un gravissimo evento che sconvolgerà le sorti dell'intero pianeta.
Riuscirà Spooner a risolvere questo cocente caso?
Come già detto, Io, Robot, essendo una pellicola di genere cyberpunk, mi è piaciuto parecchio sin da subito, sia per le scene adrenaliniche che per il mistero che avvolge la morte del dottor Lanning, ma soprattutto perché uno dei temi più importanti di questo filone fantascientifico, ovvero l'I.A. che, viste le ultime scoperte nel campo della robotica (vi basti vedere, ad esempio, cosa è in grado di fare il robot ATLAS della Boston Dynamics), sta diventando, man mano, sempre più reale, si mostra in tutte le sue complicate sfaccettature.
Il mio plauso va a tutto il cast, ma soprattutto a Will Smith che, come sempre, riesce ad incastonare alla perfezione la sua verve comica anche in film seri come questo, e ad Alan Tudyk, bravissimo nell'aver interpretato Sonny.
Consiglio dunque a tutti Io, Robot e vi auguro buona visione con il trailer della pellicola.

Il trailer:


Consigliato: Assolutamente sì

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giovedì 17 dicembre 2015

Recensione Flash: A Napoli non piove mai


Anno e Nazione di Produzione: Italia 2015

Distribuzione: Mediterranea

Genere: Commedia

Durata: 90 minuti

Cast: Sergio Assisi, Ernesto Lama, Valentina Corti, Nunzia Schiano, Francesco Paolantoni, Gaetano Amato

Regista: Sergio Assisi

Barnaba ha quarant'anni. "Trentotto, veramente", continua a ripetere a chiunque lo spinga verso un lavoro vero e ad assumersi le responsabilità proprie della sua età. Lui, invece, sta bene a casa accudito dalla mamma, e preferisce fare fotografie coltivando il sogno di esporle, un giorno, in una mostra. Perché lui è un sognatore, e ha sogni da vendere, anche per chi non sogna più. Il padre, però, non crede in lui e lo caccia di casa. Barnaba, così, inizia il suo pellegrinaggio per le strade di Napoli, sperando che qualcuno lo possa accogliere: Jacopo, suicida incallito e suo amico di scuola, lo ospita. Nello stesso momento, alla stazione arriva Sonia: deve restaurare un dipinto in una delle chiese della città. Il suo arrivo a Napoli non sarà tranquillo e senza intoppi, la città le mostra subito il suo lato più giocoso. I due ragazzi, poi, si incontreranno proprio nella chiesa dove Sonia sta restaurando il quadro: Barnaba è lì per chiedere un'improbabile grazia per un bancomat miracoloso, lei a lottare contro una fastidiosa sindrome di Stendhal. Due sognatori, insieme, possono farcela.


Primo film da regista, ma anche da sceneggiatore, per Sergio Assisi. Conosciuto soprattutto per le fiction, io ricordo però il suo Ferdinando nel film di Lina Wertmuller, che mi piacque parecchio. A Napoli non piove mai è, prima di tutto, una dichiarazione d'amore del regista e attore verso la sua città e alla comicità napoletana: ne è un esempio la scena in cui Barnaba e Jacopo stanno vedendo Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo. La commedia, leggera e spensierata, tocca anche registri naive grazie ai personaggi principali: Barnaba, un Peter Pan tenace a non voler crescere e rinunciare ai suoi sogni. E Sonia, artista e restauratrice con la sua divertente sindrome di Stendhal. Come dimenticare poi Jacopo e il pompiere Francesco Paolantoni, e tutto il resto del cast che incornicia a dovere la comica follia dei protagonisti. Decisamente buona la prima per Assisi, nuovo ambasciatore partenopeo. Per le vie e i vicoli di Napoli, con l'odore di mare che avvolge, sognare è facile.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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martedì 15 dicembre 2015

Recensione Flash: L'Immortale


Titolo originale: L'Immortel

Anno e nazione di produzione: FRA 2010

Distribuzione in Italia: Eagle Pictures

Genere: Azione/Drammatico

Durata: 117 minuti

Cast: Jean Reno, Kad Merad, Jean-Pierre Darroussin, Marina Foïs, Richard Berry, Dominique Thomas

Regista: Richard Berry

Si può essere immortali?
Bé, questa è una domanda da porre a Jacky Imbert, padrino della mafia marsigliese che, nel 1977, sopravvisse inspiegabilmente ad un gravissimo attentato in un parcheggio della città, dopo essere stato letteralmente crivellato da ben 22 colpi di arma da fuoco.
E' da questa vicenda che il regista ed attore Richard Berry (che, tra l'altro, interpreta anche uno dei due cattivi nella pellicola), affiancato dall'onnipresente Luc Besson alla produzione, ha preso ispirazione nel 2010 per realizzare il film L'Immortale, col mitico Jean Reno nel ruolo del protagonista.
Assistiamo infatti alle vicissitudini di Charles "Charly" Matteï (Jean Reno), ex boss mafioso di Marsiglia, pentitosi dopo tanti anni e ritiratosi dai suoi loschi affari per dedicarsi interamente alla sua famiglia, composta dalla ex moglie e dalla figlia avuta con lei, nonché dalla sua seconda consorte ed il figlio secondogenito avuto da lei e dalla sua anziana madre.
Tutto sembra ormai scorrere tranquillamente perfino per lui, che un tempo era noto come il "Pazzo", per la sua enorme crudeltà e barbarie nei confronti dei suoi rivali, quando, improvvisamente, di ritorno in città con suo figlio da una visita a casa della madre, Charly fa scendere il bambino per andare ad assistere ad uno spettacolo di strada e, dopo aver lasciato la sua auto in un parcheggio lì vicino, viene assalito da una banda di 8 individui incappucciati e viene letteralmente massacrato senza pietà da ben 22 colpi di arma da fuoco.
Salvatosi inspiegabilmente per miracolo, Charly, da quel momento in poi divenuto famoso anche come l'"Immortale", richiama i suoi vecchi e fedeli scagnozzi per indagare e scoprire chi c'è dietro a tutto questo.
Una volta saputa la verità, l'ex boss, stupito e sconcertato, deciderà inizialmente di non fare nulla, ma poi, un ulteriore e tragico evento risveglierà la belva vendicativa che è in lui, ormai pronta a disfarsi una volta per tutte dei suoi ultimi nemici.
Ci riuscirà?
Forse un po' a causa della pochissima pubblicità in Italia, i film d'azione francesi sono molto rari da vedere e scoprire, a differenza di quelli comici, il che è un vero peccato, dato che, a mio parere, L'Immortale ne rappresenta un esempio interessante e ben riuscito, probabilmente proprio grazie alla presenza dietro le quinte di Besson, noto a tutti per il suo saper cimentarsi magistralmente in vari generi cinematografici.
Nulla da dire sul grande Jean Reno che, col passare del tempo, dimostra sempre più la sua immensa bravura, e complimenti vivissimi a Kad Merad, un attore divenuto famoso nel mondo per aver interpretato il protagonista della comicissima pellicola francese Giù Al Nord, che in questo film ha dimostrato la sua poliedricità (non vi rivelo altro per evitare spoiler, quindi se lo vedrete, capirete il perché).
Consiglio dunque L'Immortale ad un pubblico ovviamente adulto, viste le numerose scene di violenza presenti, e vi auguro buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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venerdì 11 dicembre 2015

The First Time I met...Marion Cotillard


Giorni fa, dando un'occhiata ai post del blog mi accorgo con orrore che non ho scritto nulla di approfondito sulla Divina: Marion Cotillard. Chi segue il blog dagli inizi, sa che perdo quasi completamente l'obiettività con madame. Marion è Marion, e per me qualsiasi cosa faccia è eccelsa. E pensare che stava per mollare la recitazione.

Volete scoprire la storia della diva francese? Allora proseguite la lettura...


Marion Cotillard nasce a Parigi, il 30 settembre 1975.
La sua è una famiglia di artisti: i genitori lavorano nel mondo del cinema e del teatro, e i due fratelli minori, gemelli, Quentin e Guillaume, sono regista e scultore. Si trasferiscono nei pressi di Orléans, dove la piccola Marion trascorre l'infanzia e l'adolescenza. Respirando recitazione fin dalla culla, era impossibile sfuggire a questo percorso, quasi predestinato ma illuminato dal suo grande talento, molto precoce. I genitori la coinvolgono, fin da piccola, negli spettacoli che mettono in scena e, a sedici anni è stata la più giovane allieva ammessa al Conservatorio d'Arte Drammatica di Orléans. Terminati i tre anni di studio, si lancia nei provini: il suo debutto è ne L'histoire du garçon qui voulait qu'on l'embrass di Philippe Harel e ne Il pianeta verde di Coline Serrau. Non va granché bene, così Marion scoraggiata e propensa a cambiare rotta, partecipa ai provini di Taxxi: inaspettatamente per lei, il produttore Luc Besson le assegna la parte di Lily, la compagna del protagonista. Da quel momento sarà tutto in discesa: finalmente il mondo si è accorto della sua bravura e le nomination ai Cesar, gli Oscar francesi, inizieranno a piovere.


Parteciperà a Big Fish di Tim Burton, e ad Una lunga domenica di passioni di Jean Pierre Jeunet per cui vincerà il Cesar. In seguito Mary di Abel Ferrara, al fianco di Juliette Binoche. La Cotillard è ormai molto richiesta anche ad Hollywood, così nel 2006 arriva la sua prima importante parte internazionale, nel film di Ridley Scott, Un'ottima annata con Russell Crowe...


Ed è proprio con questo film che ho scoperto Marion Cotillard, la prima volta l'ho incontrata grazie a Ridley. L'unica cosa che sapevo di questo film è che parlasse di vino e che fosse ambientato in Francia. Per me che sono astemia, il vino proprio non era un'attrattiva a spingermi verso il film, però mi ha incuriosito questo esperimento di Scott e poi alla Provenza non si può dire no. Ah, giusto: c'è Russell! Inizio a vedere il film, e compare lei...


Fanny Chenal, la vulcanica proprietaria di bistrot che non solo incanta Crowe, ma anche me e milioni di spettatori in tutto il mondo. Alla sua prima grande prova internazionale, Marion fa decisamente centro. Poco dopo, il regista Olivier Dahan le propone la parte di Edith Piah nel biopic La vie en rose. I produttori non erano d'accordo: volevano qualcuno che fosse più vendibile sul mercato internazionale. Audrey Tautou sarebbe stata perfetta ma, Dahan non molla: insiste per la Cotillard, in cui ha rivisto una giovane La môme (soprannome della Piaf). I produttori acconsentono ma, tagliano il budget. Così inizia una nuova, grande avventura per Marion. Deve impersonare l'icona francese dai diciannove ai quarantasette anni, sottoponendosi non solo ad una trasformazione fisica ma anche psicologica, avventurandosi nell'animo della Piaf: "Mi hanno rasato i capelli per alzare la fronte, ogni giorno sei ore di trucco per somigliare a Edith. La voce è stato l'ostacolo più difficile, imparare a muovere le labbra nei playback", ha raccontato l'attrice, che della Piaf dice: "Donna egoista, tirannica, ma anche estremamente generosa, un'icona della musica, sempre in bilico tra felicità e autodistruzione". 




Un'interpretazione passionale, pulsante, viscerale e vitale seppur si muova in una vita fatta quasi esclusivamente di sofferenze: la performance della Cotillard entra nella storia della recitazione e vince Oscar, Golden Globe, Cesar e Bafta.
Negli anni a seguire, Marion ha continuato a giostrarsi tra film d'autore, in cui traspare il suo grande carisma, e blockbuster. Sta per tornare al cinema con l'attesissimo Macbeth (in uscita in Italia il 5 gennaio) accanto a Michael Fassbender, e sta filmando Assassin's Creed e il nuovo di Robert Zemeckis, per la prima volta accanto a Brad Pitt
Ora mi capite perché dico che Marion è Marion?




Film recensiti su Incursioni Cinemaniache che vedono protagonista l'attrice:


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