mercoledì 6 marzo 2013

The first time I met...Filippo Timi


Filippo Timi è un uomo completo. E complicato.
Attore di teatro e cinema, regista, doppiatore, scrittore.
Timi lo potete conoscere meglio leggendo Tuttalpiù muoio, libro scritto nel 2006, un grande successo editoriale. L'attore, nel libro, racconta la storia di un ragazzo che vive in una città di provincia vicino Perugia; Filo deve lottare per vivere la sua vita, difficile e diversa. Lui è un diverso perché il mondo in generale, e la provincia in particolare ha bisogno di etichettare la gente, di stiparti in categorie predefinite per decidere se tenerti in considerazione o isolarti. Ed è la storia di Filippo quella raccontata nel libro.
E' un uomo completo perché ha la sensibilità dell'istrione, di chi ha sofferto e magari soffre ancora, di chi reagisce e di chi vive per trovare le sue verità. Complicato perché è la  conseguenza di tutte le cose appena elencate. Timi sfugge alle definizioni. Il suo essere poliedrico lo proibisce. 


Filippo Timi nasce a Perugia, nel 1974. La vita spesso lo calpesta come un panzer. Ma lui va avanti.
Si forma al Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera con Dario Marconcini e al Teatro Valdoca di Cesena con Cesare Ronconi. Interessato ad esplorare le possibilità del corpo partecipa al workshop Teatrodanza con Julie Anne Stanzak e al Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch. Timi ha lavorato anche sulla voce compiendo studi di flautofonia e canto armonico con Bruno de Franceschi. Insomma degna preparazione per un perfetto attore: vivere e imparare a gestire il proprio corpo, trasformandolo in strumento per comunicare.
All'inizio si dedica al teatro, prima con Marconcini, Corsetti, Ronconi, Delbono, poi inizia a calcare le scene con i suoi lavori: Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche, Favola, Giuliett'e Romeo (recitato nel variegato mix di dialetto perugino, umbro e napoletano), Amleto 2 e ora è in scena con la sua dissacrante versione del Don Giovanni mozartiano.
Al cinema esordisce in ruoli minori, prima con Saverio Costanzo e poi con Ferzan Ozpetek in Saturno Contro. Poi è la volta di Giuliano Montaldo con I demoni di San Pietroburgo, e arriva finalmente la sua prima parte da protagonista in Signorinaeffe di Wilma Labate. E' grazie a questo film che lo scopro.


Torino, 1980. Filippo Timi interpreta Sergio, un irruento operaio e sindacalista che lavora alla Fiat. Prima della storica marcia dei quarantamila colletti bianchi, l'uomo incontra Emma; la ragazza lavora in amministrazione, ha una vita completamente diversa rispetto a quella di Sergio. Ma iniziano a frequentarsi, e poi ad amarsi. Il classico finale "la tua vita non è con me" concluderà il film, con Sergio che continua per la sua strada ed Emma che ritorna, recalcitrante, tra le rassicuranti braccia borghesi del futuro marito, recuperando il rapporto che aveva chiuso quando si era innamorata di Sergio.
Il film non è un capolavoro, ma la coppia formata da Timi e Solarino è accattivante. E soprattutto sono bravi. Sono gli unici due buoni motivi per cui vedere il film.



Dopo Filippo è stato "conteso" dai registi italiani più validi: recita in Come dio comanda di Salvatores, Vincere di Bellocchio, Vallanzasca di Placido, Quando la notte della Comencini.
Ora Timi è a teatro con Il Don Giovanni, da Roma si è trasferito a Milano perché dice che è una città più cattiva, più reale. E Filippo sa come incassare i pugni della vita; è grazie a quelli che è diventato uno degli artisti più apprezzati in Italia.


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